Valperga: o Vita e avventure di Castruccio, principe di Lucca è pubblicato nel 1823 dalla scrittrice inglese Mary Shelley (1797-1851), nata Wollstonecraft Godwin, autrice del più noto capolavoro Frankenstein o il moderno Prometeo. Secondo la Società Italiana delle letterate il suo lungo romanzo storico di ben seicento pagine, pur ispirandosi al maestro Walter Scott, sulle cui ginocchia lei, peraltro, giocava fin da piccola, propone la figura di Castruccio Castracani come emblema del potere patriarcale in una società divisa in guerre civili tra Guelfi e Ghibellini: la sua promessa sposa Eutanasia, che governa su Valperga è invece l’emblema del buon governo, basato sulla pace e la giustizia.

Un mese fa giunta al Castello di Masino, antica dimora del Canavese in provincia di Torino, ho potuto ripensare alla geniale scrittrice, mai abbastanza celebrata e ricordata, e aggirarmi proprio nei fasti dell’antica dimora millenaria dei Valperga di Masino, ceppo che germinò a fine XII secolo dall’originaria dinastia, coinvolto per la posizione strategica tra Valle d’Aosta e valichi transalpini nei conflitti per territori circostanti del Piemonte Trecentesco.

Vantando la regale discendenza da Arduino d’Ivrea, i Conti Valperga di Masino dedicarono parte degli ornamenti interni del castello di Masino alla rappresentazione encomiastica delle radici genealogiche della famiglia, facendole risalire alla figura del marchese d’Ivrea, Re d’Italia dal 1002 al 1014. Dalla seconda metà del XVI secolo il Castello venne ricostruito nelle forme attuali sulle rovine dell'antico fortilizio medioevale.

La straordinaria dimora di proprietà del Fondo per l’Ambiente Italiano dal 1988 , costituisce un caso unico per la storia del paesaggio nord occidentale della nostra penisola per la posizione predominante sullo spettacolare anfiteatro morenico d’Ivrea. Inoltre pur apparentemente austero il castello di Masino ha una vista a tutto tondo ed è circondato da un parco di circa quaranta ettari che degrada dallo sperone più alto verso la valle, con boschi secolari ricchi di specie tipiche dell’area geografica, dal clima umido continentale, ma anche termofile e tipiche dei querceti mediterranei e sub-mediterranei, formati successivamente alle fasi di espansione e ritiro del ghiacciaio della Dora Baltea. Il giardino storico è molto vario, progettato e restaurato in varie epoche; segue la conformazione orografica del territorio, dalle grandi terrazze e giardini pensili del castello, che affacciano sulla pianura con rose e parterre assolati e ridenti, il giardino dei cipressi secolari e le siepi di bossi impreziosite dai colori vivaci rosa carico dei Flox, alternati a vigorose ortensie che fanno riconoscere la mano dell’architetto paesaggista Paolo Pejrone che ne ha curato il restauro negli anni Ottanta. Di effetto lo svettante Pino domestico che fa da guardiano alla dimora, rivolto verso un grande viale di Tigli che termina nel labirinto di Carpini. Il bosco di Lecci è poderoso ma gli esemplari che hanno colpito la mia vista sono gli incredibili alberi secolari di Corbezzolo stracarichi di frutti e di fiori, splendidi con le loro cortecce rossastre che diventano apprezzabili e decorative solo dopo un secolo di vita.

La mia visita era rivolta soprattutto alla grande e storica mostra Floreale Tre giorni per il giardino che si svolge in autunno e in primavera da ormai quarant’anni all’interno del grande parco romantico all’inglese e nella enorme radura che ospita sempre un centinaio di espositori d’eccellenza. L’esposizione ha costituito, sempre con grande stile, un modello per tutta la successiva fioritura di mostre floricole che nel nostro paese hanno fortunatamente ripreso vigore dagli anni Novanta del secolo scorso, dopo il lungo periodo di stasi delle antiche mostre storiche di Orticoltura con l’arrivo della prima guerra mondiale . L’edizione autunnale invece, che festeggia il trentesimo anniversario, si è aggiunta successivamente rispetto alla storico allestimento primaverile e mi piace ricordare chi l’ha voluta fermamente: Silvina Donvito, classe 1918, una tenace donna d’altri tempi che, appena finita la guerra, “sfollata ad Ivrea, aveva partecipato alla Resistenza,[e] aveva scelto - come usava dire allora - di «impiegarsi»”. Pioniera in questo ambito, Silvina Donvito, insieme all’industriale Giuseppe Ratti , amatore di flora, inventò e organizzò le prime grandi mostre florovivaistiche italiane, da quella di Palazzo Reale a Torino, Euroflora a Genova, Flormart a Padova. Diventando la più competente del settore anche per i regolamenti e concorsi floreali, Donvito è tra le prime figure femminili del paesaggismo italiano a stimolare la progettazione delle aree verdi urbane, il restauro di parchi storici e la loro valorizzazione con mostre eventi e iniziative volte all’apprezzamento del bello e dell’amore per le piante nuove esotiche, da interni e le composizioni floreali.

Ma tornando alla mostra di questo scorso ottobre mi sono immersa tra espositori di piante da giardino, da orto e frutteto, esemplari da collezione, tutti di estrema competenza, con cui è stato stimolante scambiare idee sul tema al centro della manifestazione: Il giardino possibile. Alla luce delle emergenze climatiche, della deforestazione di molte città, del crescente inquinamento dei centri urbani e di molte aree industriali, risulta impellente la collaborazione con operatori del verde in grado di vedere il futuro, di anticipare i tempi, senza fermarsi all’aspetto commerciale o al mero profitto. Ecco, quest’anno a Masino ho avuto il piacere di incontrare chi ha una visione più alta, più innovativa, non tanto come di solito si intende tecnologica o industriale, ma filosofica e strategica per far capire, anche ai non addetti e agli appassionati del settore, che non è la stessa cosa mettere una pianta o un’altra purché abbia un pronto bell’effetto. Allora ho visto chi si spende per portare una biodiversità maggiore possibile anche nel proprio stand, come hanno fatto i bravissimi del Vivaio della Gorra, con erbacee varie e nuove, Maurizio Feletig, storico vivaista delle piante da bacca e non solo, i vivai Miretti un’eccellenza in tema di piante da giardino: dagli alberi agli arbusti e rampicanti, che premiati per il loro stand superlativo procedono con attività di divulgazione ad alto livello con l’uso di cartellini di grande pregio e relativi nomi scientifici, senza dimenticare la fantasia, il colore, il piacere di trasmettere con cose semplici e di effetto estetico l’amore per la natura! Ricordo anche gli strepitosi Vivai Pozzo con le rose e le numerose varietà di ortensie che in autunno riempiono di colore qualsiasi angolo dimenticato di giardino, dal rosso all’arancio al ruggine intenso. Ma non solo piante naturalmente, anche qualche idea nuova per i nostri apprendisti giardinieri: Ramaglie ideata da Marta Mariani e Luca Cappuzzo dell’azienda Knot Garden offre in bellissimi sacchi di juta prezioso cippato artigianale, fatto in azienda per coltivare, ammendare, alleggerire terreni pesanti con fresca sostanza organica, oppure i due prodigiosi esperti di Poggibonsi, in provincia di Siena, che propongono soluzioni organiche sperimentate per l’uso professionale e non solo nella nutrizione, nella difesa e lo sviluppo delle colture. Sono tutti prodotti di origine naturale come l’olio vegetale di senape contro insetti per il suo effetto urticante, corroboranti per le piante come l’estratto di legno di castagno (tannini liquidi), polveri micronizzate di fossili di alghe diatomee… Ultimo non ultimo il grande Renato Ronco un botanico appassionato di specie esotiche, fine conoscitore delle tecniche di riproduzione e selezione di piante, instancabile penna che iniziò con un libro affascinante nel titolo Il giardino delle regole infrante. Contromanuale del libero giardiniere. Non poteva passare a me inosservato e scopro poi che è stato premiato per la ricerca e rarità della proposta per il giardino.

Fondamentale la presenza della storica Libreria della Natura di Milano, per l’attività culturale ed editoriale di alto livello per testi di tutto il settore giardino paesaggio e botanica. Ecco un piccolo accenno alla varietà e bellezza della mostra di Masino dove si sono espressi al meglio maestri giardinieri come Giampiero Gauna, vivaio Isolalarga di Bollengo che ho ritrovato a esporre ottimi laboratori didattici per chi vuole sperimentare e coltivare con coscienza ecologica, rispetto delle stagioni e sostenibilità dei materiali. Le sue fantastiche lezioni oggi seguitissime su Instagram, Youtube e Facebook fanno incontrare appassionati del giardino da ogni dove ! Andare per mostre è anche un modo per imparare, scoprire piante, modi e tecniche per coltivare con attenzione e risparmio energetico senza mai rinunciare al bello della Natura.