In questo periodo di agosto, l’atmosfera di Roma si trasforma piano piano, dal caos ossessivo al silenzio irreale di giornate senza turisti e senza abitanti e con un senso di sospensione nel vuoto che ci porta in una dimensione nuova.

Così, all’improvviso mi sono ritrovato immerso in una bolla gigantesca che come un’astronave gira nel vuoto del cielo azzurro di questo mese caldissimo e scende su Roma e così come aspettando di assaporare quello che c’è sempre stato, ma che era nascosto dal rumore.. ecco, proprio in una giornata del genere ho approfittato per fare una passeggiata.

Proprio come si fa quando si scrive di notte, ho isolato le mie orecchie e nonostante la città fosse perlopiù silenziosa appunto, ho inserito mentalmente anche un effetto dolby provando il gusto di esser sordo per un giorno.

In quel pomeriggio di sole morbido e caldo ho trovato e visitato tre posti magici a Roma, ma non nel senso esoterico del termine, ma nel senso della bellezza e del mistero.

Meraviglia delle meraviglie questi posti rappresentano nella mia mente un triangolo equilatero di incanto, stupore e benessere interiore. Poi ne spiegherò il perché.

Il primo posto che voglio raccontare è la Biblioteca Vallicelliana, che si trova all’interno del complesso di edifici a loro volta facenti parte de La Chiesa Nuova, in Via della Chiesa Nuova, 18, alle spalle della più famosa Piazza Navona.

Entrando dalla porta laterale alla chiesa, mi sembra di essere un personaggio che si intrufola furtivo per poi scomparire all’interno di questo edificio del XVI secolo ( fu ultimata e celebrata nel 1577; ndr); si, proprio come un monaco che sfuggendo al mondo circostante sgattaiolava dentro la chiesa scomparendo per sempre alla vista dei passanti e poi su per le scale di marmo, forse solo per andare a pregare, per andare a meditare, o più sicuramente per andare a leggere di nascosto.

Qui su, avvolto da tutta questa storia passata che nella mia testa ed immaginazione si srotola piano piano come un film degli anni 30, qui all’interno di questo possente e silenzioso edificio ho trovato un mondo a parte…

Una stanza enorme, che forse dietro ne contiene altre e poi altre ancora come in un gigantesco giuoco di scatole cinesi, e qui, trasformatomi in un uomo matrioska, in un esploratore del secolo scorso, mi imbatto in una stanza la cui bellezza fa mancare il fiato.

Scale, scale e ancora scale piene di libri!!!

Cito direttamente da Wikipedia: La prima traccia documentale della biblioteca risale al 1581 anno in cui Achille Stazio, tramite lascito testamentario a favore di Filippo Neri e della Congregazione dell'Oratorio, lasciò un patrimonio di 1700 volumi a stampa e circa 300 manoscritti.

Il materiale conservato, il cui primo nucleo risale alle opere possedute da Neri, è costituito principalmente da volumi sulla storia della Chiesa nel XVI secolo, nel periodo della Riforma e Controriforma. La biblioteca gestisce, inoltre, il patrimonio bibliografico della Società romana di storia patria.

Patrimonio

La collezione della Vallicelliana è costituita da circa 130 000 volumi, di cui 3 000 manoscritti e alcuni incunaboli. Sono presenti, inoltre, raccolte di incisioni e di antiche fotografie.

Quello che non dice la descrizione dell’Enciclopedia online però io ritengo sia ancora più importante!

L’impatto delle scale!

Scale che si arrampicano su nell’ala Est come nel castello del film La Bella e La Bestia e che arrivano in cielo. Mi domando perché tutte queste scale? Poi ho scoperto che quasi tutte le biblioteche antiche ricalcano questo schema e allora provo a dare la mia interpretazione per cercare di capire il motivo di tutti questi scalini e tutti questi libri.

La scala: si sale e si scende ovviamente. Si sale quindi per elevare la nostra conoscenza ed ottenere più sapienza. Si scende per dimostrare umiltà. Allo stesso modo anche la nostra testa ed i nostri occhi fanno movimenti in su e in giù… Si abbassa lo sguardo dentro il libro per avere intendimento Si guarda in alto per meditare. Si guarda lontano per immaginare i mondi descritti così bene e racchiusi prigionieri nel libro. Si chiudono gli occhi dopo aver letto per ricordare ed assimilare immagini che non vogliamo e non possiamo più dimenticare. Si chiude il libro sul nostro tavolo e si dà un 'ultimo sguardo per ricordare che domani sarà un altro giorno per apprezzare ancora. Inoltre, tutte queste scale e gli scaffali di libri che vanno verso l’alto ci ricordano quanto sia grande la frustrazione che spinge ognuno di noi a fare queste domande: non vorrei averli scritti tutti io? non vorrei averli letti tutti? Sorrido, ma protendersi verso l’impossibile cioè, credere di poter legger tutti i libri del mondo, affinché la nostra curiosità non si sazi mai, rimane presupposto vano ma allo stesso modo necessario così che siamo sempre spinti a leggerne e a scriverne altri… si deve rimanere così; il dono dell’ubiquità non esiste e non deve esistere mai.

Altro posto magico ed altro stupore: Bookshop Fahrenheit 451 a Piazza Campo de ‘Fiori 44. Prima però una digressione su questo dato.

Fahrenheit 451 è la temperatura a cui brucia il materiale cartaceo e da questo dato tecnico proviene il nome di questa libreria che – a sua volta- riprende il nome da un famosissimo romanzo di Ray Bradbury, poi diventato film del 1966 nella trasposizione fatta da quel genio del Cinema, ovvero il regista Francois Truffaut. Perché Fahrenheit 451 è un romanzo/film che vuole distruggere i libri? Perché si vuole distruggere il pensare! La beffa più Grande e Geniale; così è stato costruito e pensato il film di Truffaut, basando su due tronconi di racconto ben contrapposti:

Il primo: Le cose brutte

I pompieri che invece di salvare dal fuoco cose e vite, bruciano i libri che rappresentano tutte le cose preziose che le persone hanno scritto nelle loro pagine interiori. Nel film c’è una scena chiave; questa scena dimostra quanto facciano il loro lavoro di distruzione con orgoglio e sadico fanatismo.

Vedo gli occhi dei pompieri brillare di libidine ossessiva quando trovano cataste di libri da bruciare...il puzzo di carta che va in fiamme travalica lo schermo stesso, lo sento da qui, da dove sono seduto. Gli occhi dell’attore principale, Oscar Werner, trasmettono bene questo senso di potere sulle cose, sulla carta inanimata (che cosi sembrerebbe…) l’odore del fuoco esce dalla pellicola e raggiunge le mie narici facendomi quasi soffocare.

Ma... siamo sicuri che gli occhi del protagonista trasmettano solo un senso di compiacimento? Io intravedo anche un senso sotterraneo di pietà e dispiacere, come mai? Non sta forse facendo ciò che è giusto ...ehm ...ritenuto giusto? Non lo sta facendo con tutto il suo cuore, cioè il sacro dovere di debellare? I suoi occhi ma soprattutto il suo sguardo apparentemente glaciale e distaccato mi portano fuori strada…c’è qualcosa di più.

Vediamo poi un’altra cosa orribile: verso la scena finale i poveri essere umani sono talmente maltrattati e schiavizzati da un sistema tipo Grande Fratello, ma ora fanno squadra- a imitazione ed opposizione -di quella dei pompieri purificatori....

Le cose belle

Gli uomini si affidano alla cosa più importante; alla memoria dell’uomo capace di ricordare non solo cose spiacevoli ma di ricordare anche cose belle. Nel film ogni uomo sceglie un libro e sceglie un compagno, una moglie, un figlio a cui tramandarlo facendolo imparare a memoria.

Nessuno dimenticherà più, perché queste pagine saranno costruite non su carta deperibile ma scolpite dentro pagine di uomini e donne pensanti.

Oggi quindi a Campo de’ Fiori, nel mio pellegrinaggio assaporo tutta l'atmosfera del pomeriggio assolato e pigro di Roma e trovo finalmente la relazione con queste cose descritte, ma così per puro caso: E’ solo l’inizio di questo triangolo immaginario.

Più tardi saprò’ perché questa figura geometrica rappresenta degnamente questa giornata e queste scoperte meravigliose... Da qui prosegue imprescindibilmente la sintonia col film.

[Fine della digressione]

Dicevo che esiste un secondo luogo…Esiste una libreria fantastica! Una libreria- o se preferite- un bookshop come si direbbe oggi- po' antica, un po' moderna, un ‘overdose di cultura e immagini retrò su copertine di libri, alcuni consumati dal tempo ma proprio per questo più affascinanti.

Il sapore ed il profumo che hanno questi libri è come il sapore di un piatto antico che cucinava la mamma, come un odore di erba bagnata sulle verdi colline della Toscana o ancora di più come il sapore del pane appena sfornato che ti arriva dal negozio “der fornaro” giù dal pianoterra fino su al terzo piano di casa dei nonni, tirato su con cestino e cordicella.

Un luogo magico dove magico è anche il nome: Fahrenheit appunto come l'omonimo film che in questo caso è sfidato a singolar tenzone in un eterno desiderio di prevalere. Lo sento: sento la proprietaria della libreria, Catia, dire a voce sommessa ma non per questo meno dura: " Vieni avanti, fatti sotto mostro disumano e tremendo; il tuo nome di distruttore di libri l'ho dato alla mia casa, al mio rifugio, al sostegno della mia vita...ai miei libri e a questa casa fatta di carta, che non brucia se non di emozioni purissime ed incendia sì ma solo le persone che lo sapranno cogliere...

Vieni avanti mostro rugoso e nauseabondo, fatti sotto, Ti distruggeremo io e i miei figli, i miei libri! Con un universo di parole, parole che bruciano il fuoco che dalla tua bocca tornerà indietro distruggendo nient'altro che te stesso!"

Un solo film ed una sola teoria non potranno bruciare i libri, perché i libri siamo noi stessi e noi vogliamo ardere solo di bellezza e conoscenza.

La rivincita è che i libri sopravvivono sempre! E rivivono in qualsiasi forma gli vogliamo dare. Infatti io penso che-anche se oggi prospera la forma digitale, nessuna opera dell’uomo supera il fascino di un libro arrampicato su scaffali immensi insieme ad altri amici libri, lassù fino alla porta del cielo.

Ogni uomo è un libro perchè al suo interno ci sono molte pagine; sta ad ognuno di noi sapervi attingere...

Ho chiesto a Catia, la proprietaria del negozio e ad Angelo, suo prezioso collaboratore di mettermi da parte due libri che ritengo fondamentali e che -chiedo perdono al cielo- non ho letto ancora, accontentandomi ancora una volta delle solite rappresentazioni filmiche riduttive comunque per quanto belle esse possano essere state.

I libri in questione sono proprio Fahrenheit 451 di Ray Bradbury e 1984 di George Orwell, i quali, anticipando di decenni il nostro futuro, descrivevano in maniera drastica e assolutamente fuori dalla comprensione umana proprio perché così in anticipo sui tempi, quella ossessione di essere spiati e catalogati e tracciati (che parola orribile), illustrando tutto questo con autentico terrore mixato con un senso di oppressione claustrofobica che oggi facciamo fatica a capire.

Poi mi sono chiesto: erano dei visionari loro? O siamo degli uomini miopi noi? Credo che il motivo di mancanza di attenzione sul fatto che siamo tracciati derivi proprio dal fatto che- come ci si abitua al rumore ed anche ad odori sgradevoli- allo steso modo anche noi ci stiamo abituando ad essere ossessionati da cose che ci propongono benignamente dei suggerimenti, ma che in effetti tracciano il “ profile” di cosa siamo noi.

Basta dire una parola su un argomento e nel nostro telefono compare subito la pubblicità. 200 anni fa l’avremmo chiamata “magia stregoneria” oggi la chiamiamo marketing, profile consumer strategy, cookies eccetera eccetera ma di fatto questa invasione della libertà personale non mi piace affatto. Posso scegliere ancora dove comprare una camicia, un orologio, senza che io sia spiato all’interno del mio telefono?

Posso passeggiare per una strada piena di negozi ed essere attirato solo dalla qualità che vedo in vetrina? Posso o non posso? Credo che, come la cultura trasuda dai libri e riempie l’aria, così anche la libertà di poter scegliere senza essere influenzati, dovrebbe essere più profondamente presente oggi nella società moderna, che tanto moderna poi non mi sembra se ci condiziona tanto.

Terzo posto incredibile: la libreria del Cinema chiamata Hollywood tutto sul Cinema. In questo posto singolare e affascinante per noi cinefili ho praticamente passato la mia adolescenza e ho comprato di tutto: poster dei film a grandezza d’uomo, giornali specializzati sul cinema, libri sul cinema e ovviamente film, film e ancora film in VHS ( sigh!).

Il dualismo che da quando sono nato mi attanaglia, mi impediva allora- di fare una scelta definitiva tra i libri che io venero e i film che io adoro allo stesso modo. La mia sregolatezza- oggi si chiamerebbe dualismo- mi permetteva allora di passare indifferentemente dalla lettura di fumetti come Topolino, ai libri di critica cinematografica come i Cahiers du cinema e Prima visione Cinematografica.

Ad un grado superiore della cosa mi sono lasciato convincere che il dualismo non fosse abbastanza e così arrivai a varie forme schizzo freniche che chiamerei il Trialismo (ma esiste queta parola? Mah!) nel senso di poter coniugare altre forme, tipo leggere i fumetti dell’uomo Ragno e contemporaneamente il libro sul cinema italiano di Carlo Lizzani, mentre sorseggiavo una Fanta.

I miei compagni di scuola, che benedico, non mi hanno mai trattato da strano, per fortuna. Ebbene, devo dire che a distanza di anni non sono cambiato, anzi sono peggiorato e questa libreria/bookshop/ questo vero e proprio tabernacolo del Cinema e di libri sul Cinema rappresenta l’epitome ed il giusto compromesso tra tutto queto pantheon di interessi; interessi che parlando con Marco Castrichella, il proprietario del negozio, non fanno altro che peggiorare, in senso buono.

Si, passare da uno spunto all’altro permette a Marco e a tutti noi, viandanti assetati di cultura di rimanere in suo ostaggio per delle ore, parlando di Cinema, di libri, di Mostre del Cinema e di quale sia il romanzo che ha determinato il film più straordinario o la scena più iconica del mondo della celluloide tutto. Così, in un vortice di citazioni e suggerimenti che se la giornata avesse mille ore, mille ore saremmo lì a parlare e a confrontarci da vecchi amici.

Tornare in questo terzo posto fantastico oltre a farmi tornare indietro nel tempo rimanda immutate le sensazioni degli anni 80 ma con una forza doppia, perché adesso so di non potermi saziare mai e per questo poter tornare lì all’infinito, in un continuo desiderio di imparare leggendo e guardando film.

Ma questo è solo la punta dell’iceberg; ripeto il fascino del libro forse sarà superiore nella mente di alcuni e di libri oggi volevo parlare, ma pensare che un padre possa amare più la propria moglie o i propri figli è follia solo dirlo; la madre sarà il libro e i film tutti i figli dai quali libri tutti provengono; questo è il giusto paragone È solo amore con un sentimento diverso, ma profondissimo in ogni caso.

Cosa sceglierò mai? Ora vado di la e… Non lo so e non lo saprò mai…