A Martina Franca dal 19 luglio al 6 agosto 2022 è andata in scena la 48° edizione del Festival Valle d'Itria, la prima con il nuovo direttore artistico, Sebastian F. Schwarz: quattro i titoli d'opera proposti dal cartellone, in un percorso che andava dal Seicento alla contemporaneità.

Ad inaugurare la serie è stato Le Joueur di Sergej Prokofiev, nella versione in francese del libretto del 1929; sono poi seguite Beatrice di Tenda (1833) di Bellini, in forma di concerto, Il Xerse di Francesco Cavalli (1655) e per chiudere, Opera italiana di Nicola Campogrande del 2010.

Le Joueur ha sostituito Delitto e castigo di Arrigo Pedrollo, che era stato annunciato in un primo momento. Sul podio il direttore britannico Jan Latham Koenig ha diretto l’Orchestra e il Coro del Teatro Petruzzelli di Bari, mentre la messa in scena è affidata a David Pountney, uno dei maggiori registi del panorama internazionale.

Suggestivo l’allestimento di Pountney che, con l’aiuto delle allucinatorie scene e dei costumi di Leila Fteita, ha esasperato i tic da dipendenza da gioco dei protagonisti, inserendoli in una scenografia che rappresentava una immensa roulette messa di sbieco, sotto uno specchio altrettanto grande che duplicava le nevrosi dei giocatori.

Lo spettacolo è stato il più riuscito dei quattro anche per la qualità degli interpreti: Andrew Greenan, Maritina Tampakopoulos, Sergej Radchenko. Il personaggio attorno a cui ruota la storia, la Grand-Mère è stato reso da Silvia Beltrami con una interpretazione di grande valore. Altri protagonisti sono stati Paul Curievici Alexander Ilvakhin Ksenia Chubunova Sandro Rossi Strahinja Djokic Gonzalo Godoy Sepulveda.

La seconda opera in cartellone era un’altra rarità, Beatrice di Tenda di Vincenzo Bellini, proposta in forma di concerto nel cortile del Palazzo Ducale di Martina Franca. Beatrice di Tenda è una delle opere meno eseguite del compositore catanese: il Festival, che ha sempre dedicato grande attenzione alla programmazione belcantistica, ha attinto anche stavolta al catalogo belliniano.

Ultimo frutto del sodalizio tra Bellini e il librettista Felice Romani, Beatrice di Tenda debuttò al Teatro La Fenice il 16 marzo 1833, con il celebre soprano Giuditta Pasta. Protagonista dell'opera è Beatrice, che spesso viene paragonata alle regine donizettiane, anche se in realtà se ne discosta molto: è una figura femminile angelica, pura, ma calunniata e soggetta fatalmente ad un destino crudele, per la quale Bellini compose alcune delle sue melodie più ispirate.

Sul podio, in sostituzione dell’indisposto Fabio Luisi, c’era Michele Spotti, che ha diretto l’Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari con grande attenzione ai dettagli. Beatrice è stata resa con una interpretazione straordinaria da Giuliana Gianfaldoni; Filippo Visconti è stato cantato autorevolmente da Biagio Pizzuti; Theresa Kronthaler era una Agnese abbastanza di routine, mentre l’atteso Celso Albelo ha interpretato un Orombello poco convincente. Infine, buona la prova di Joan Folqué nel doppio ruolo di Anichino e Rizzardo del Maino.

Non poteva mancare una chicca dell'opera barocca, una felice tradizione del festival, con la prima rappresentazione in epoca moderna de Il Xerse di Francesco Cavalli, che ha anche inaugurato la riapertura del Teatro Verdi di Martina Franca, dopo alcuni anni di chiusura.

Il Xerse più celebre è quello composta da Händel nel 1738; pochi sanno che nel 1655 Francesco Cavalli fece eseguire a Venezia il suo Il Xerse, divenuto popolare al punto che al compositore fu chiesto di eseguirlo cinque anni dopo a Parigi, al matrimonio di Luigi XIV e Maria Teresa di Spagna. Per il gusto moderno, tuttavia, l'opera è povera di melodie; il tutto, quindi, suonava quindi come un gigantesco recitativo a più voci, intervallato da poche arie.

Per questa produzione (la prima in epoca moderna, basata sull'edizione critica curata da Sara Elisa Stangalino e Hendrick Schultze), il regista Leo Muscato ha deciso, in maniera del tutto incongrua, di trasformare le vicende amorose e la lotta per il potere raccontate nella trama, in una farsa. Volutamente grotteschi erano la scenografia di Andrea Belli e soprattutto i costumi di Giovanna Fiorentini, così come clownesca era la recitazione imposta ai cantanti. Per colmo di stravaganza, il regista ha imposto agli interpreti di battere le mani come il ciak di un film per sospendere l'azione quando c’era una battuta “a parte”, il che, alla lunga si è rivelato più che stucchevole.

Il direttore Federico Maria Sardelli, specialista del repertorio barocco, ha guidato intelligentemente l'Orchestra Barocca Modo Antiquo, con tempi molto serrati. Quanto ai cantanti, una parola di elogio va al Xerse di Carlo Vistoli, che ha mostrato un bel timbro e un fraseggio molto intelligente. Anche Gaia Petrone nei panni di Arsamene ha convinto per la sua musicalità e la recitazione sciolta; buone la Romilda cantata da Caterina Lippo, la Amastre di Ekaterina Protsenko e l'Adelanta di Dioklea Hoxha, mentre Carlo Allemano era Ariodate; Aco Bišcevic ha interpretato Elviro.

Infine, l'ultimo titolo operistico è stato Opera italiana di Nicola Campogrande, su testo di Elio e di Piero Brodato rappresentata in prima assoluta, sebbene scritta tra il 2008 e il 2010, commissionata per le celebrazioni per l'unità d’Italia, con l'obiettivo di dare vita ad un melodramma ambientato negli ultimi cinquant'anni di storia nazionale. In buca l’Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari era diretta da Alessandro Cadario, con la regia di Tommaso Franchin. Le scene erano di Fabio Carpene, i costumi di Giada Masi e luci di Alessandro Carletti. Nel cast Cristin Arsenova, Candida Guida, Yuri Guerra, Raffaele Abete, Gurgen Baveyan, e il pianista Claudio Bonfiglio.