Che cosa è una abrasione? Il Vocabolario della Lingua Italiana Treccani dichiara:

Cancellatura fatta raschiando (...). Asportazione superficiale di materiale provocata da ripetuta azione di attrito, sia per logorio, che causa quindi un deterioramento della superficie, sia come operazione compiuta con l'impiego di sostanze adatte dette abrasivi.

Se parliamo di asportazione o cancellazione, parliamo di modificazione formale. Tale modificazione è attiva nel pensiero umano come nei fatti concreti della natura. Ogni aspetto della forma muta costantemente e tale mutazione è frutto di una naturale, o controversa, deviazione che si esprime con la disintegrazione dei volumi dati e della loro percezione ottica ed atmosferica legata a cromia, materia, dimensionalità.

Al valore oggettivo di questo fenomeno si può addizionare il valore ideale che nel pensiero agisce. Ogni aspetto qualitativo dell'esistenza, in accezione positiva o negativa, ha subito un'abrasione o meglio ancora la subisce o la subirà e da essa è comunque derivato.

L'atto stesso del nascere comporta un delta, una separazione, una deformazione temporanea della dimensione originaria che ragiona per scissione/lacerazione e che equivale a quanto intendiamo per abrasione, con quello che comporta in termini di difficoltà, suo superamento, e riqualificazione.

Parlando di stile, dall'universo dell'arte, ci arrivano esempi lampanti di abrasione dei costrutti culturali, formalmente acquisiti, che hanno del rivoluzionario.

Ad esempio, nel '600, la figura della Vergine Maria viene stravolta dalla verità caravaggesca in quanto ritratta, dal Merisi, con i piedi sporchi, nell'opera: La Madonna dei Pellegrini. La dimensione ideale della iconografia della madre di Cristo decade per favorirne la visione terrena. Questa è una traccia eclatante di abrasione iconografica da cui nasce una corrente di pensiero legata al vero nella rappresentazione vocazionale.

Si può oggettivamente dire che l'abrasione interviene in maniera chirurgica, in tutti i settori, a favorire i processi rigenerativi e conoscitivi dell'esperienza.

Nella moda, che è per DNA connessa all'aspetto, e dunque alla superficie, l'abrasione si personifica nella motorietà legata alla distinzione. In tale processo gli aspetti definitori di uno stile, all'atto del suo formarsi e definirsi, aumentano la distanza dai temi formali acquisiti per disegnarsi nel carisma intrinseco al bisogno sociale di alterità dalla massa, ma anche di conseguente emulazione per riconoscibilità qualitativa legata al ruolo.

Questa distanza è una vera abrasione culturale che si processa esattamente come si processa la musica jazz rispetto alla musica classica. Le note sono sempre quelle ma il suono è differente e il rumore percepito possiede un umore distintivo totalmente unico e, per tanto, non sovrapponibile, ma perseguibile, emulabile perchè carismaticamente corrispondente ad un bisogno che in origine si rintraccia con contrarietà e diffidenza. Con più il riflesso di quanto produciamo è compreso con più l'abrasione viene cicatrizzata e le parti, una volta disgiunte, divengono congiunte e levigate al nuovo pensiero formale.

Ogni momento apicale di interesse verso la forma, o il suo modo di manifestarsi, ha subito, nel tempo, una variazione rispetto allo status quo e dunque una difformità rispetto a quanto di esso acquisito nei processi di coscienza. Questo fenomeno è azione abrasiva del valore culturale e politico e al contempo intercetta un modus operandi nel manifestarsi alla vita.

Non c'è un tempo più veloce di quello odierno e le abrasioni sono sempre più pilotate a favorire il consumo più che la coscienza. La velocità è una qualità espressiva del processo formale di oggi.

Il tempo di concezione di una forma, la sua nascita, e la sua permanenza, è superato solo dal tempo di obsolescenza di quanto abbandonato all'oblio del passato. Il valore del “più” è divenuto un'addizione con il “diviso” inteso come porzione e quantità.

L'atto unico ed irripetibile è sempre più raro nell'epoca della totale riproducibilità. L'abrasione che nasce per bisogno espressivo, per emergenza conoscitiva, è stata sostituita dal progetto del “nuovo” che sembra, per definizione, “altro”, “diverso”, “pionieristico”, ma è tale solo in nome del consumo.

Nulla è addizionabile all'“iconico” se non la sua formidabile storia. Ciò che è iconico ha saputo generare autentico stupore e meraviglia per la difformità rispetto all'atmosfera e all'ossigeno presente nel pensiero da cui è emerso: figlio, senza bandiera o partito, di una ricchezza emozionale e vitale donata all'esperienza umana.

Quando il 2 maggio 2022, al Metropolitan Museum di New York, per il tradizionale Gala del Costume Institute, si è manifestata l'essenza di una delle storie più tracciate e sognate di sempre qualcosa è cambiato in termini di chimica delle emozioni.

Attraverso l'iconica figura di Marilyn Monroe in veste di Kim Kardashian (o viceversa) il mondo ha vissuto, in un abito l'abrasione emotiva rispetto a tutto quanto, in quel momento, aveva conosciuto in termini di glamour. Nulla ha potuto superare l'incanto di quella reincarnazione perpetuata all'occhio e al cuore attraverso l'intelligenza di chi ne è oggi possessore e portatore.

Quel momento augurale, del 1962, al Madison Square Garden di New York, per il compleanno di JFK, si è cristallizzato oltre il tempo nella luminescenza del corpo vestimentario della Monroe come dea universale della società contemporanea Pop e legato al sogno della bellezza senza tempo.

Sopraffazione prepotente di ogni volontà creatrice e provocatrice, ha lasciato al palo la mistica sull'influenza educata alla vendita per verticalizzarsi nella personalità di chi l'influenza l'ha nella coscienza e ne fa il sudario mistico del corpo sacrificale della celebrità.

Nulla più di quei trasparenti volumi erotici, del verbo di Marilyn, ha raggiunto le vette del potere seduttivo. La loro reificazione, sulla scalinata più ambita dello stile, ha sbaragliato ogni afflato o acuto del glamour di sempre, perchè la pagina narrata era più avvincente di ogni idea di forma. Non una figura ma tre giganti sono entrati in gioco in un istante: Kennedy, Jackie, Monroe... assecondati dal potere di chi l'oggetto oggi lo possiede. Questo colpo di scena, della Storia con la maiuscola, attraversa le brillanti trame della nuda pelle di quel vestito che diviene sindone della fama che oggi ci soggioga sottoforma di nutrimento dell'anima.

Kim Kardashian si erge a gran sacerdotessa della celebrità, oltre ogni ragionevole dubbio, e ci ricorda che ciò che possediamo, quando è tramato dalla storia, è patrimonio di tutti e coscienza collettiva.

L'abrasione, che da questo deriva, è la distanza tra l'immagine e l'idea dell'immagine stessa che trascende ogni possibile controllo perchè scardina il canone in quanto emblema “ideale”, sempre attuale, che dal tempo deriva, come solo chi incarna il carisma divino della storia possiede.