Entrando nel convento di San Marco ci troviamo nel chiostro di Sant’Antonino e percorrendolo si ha l’opportunità di ammirare i fantastici affreschi dipinti sulle pareti che riguardano la sua vita, realizzati nei primi anni del Seicento.
Si entra poi nella sala capitolare, dove nella parete di fronte all’entrata possiamo ammirare la bellissima Crocifissione dipinta a fresco dal Beato Angelico. Ci colpiscono soprattutto le espressioni di Sant’Antonino con in testa la mitria e dei due ladroni crocifissi con Gesù, quello alla sua destra, che rifiuta di pentirsi, mostra un volto pieno di rabbia, quello a sinistra dopo il pentimento ci appare in tutta la sua serena espressività.
Questo è il Rinascimento! Le figure ci parlano, stabiliscono un colloquio con lo spettatore.
All’interno della sala si trova anche la bellissima campana realizzata per il campanile della chiesa di San Marco grazie ai finanziamenti di Cosimo il Vecchio dei Medici. Essa fu definita "la piagnona" in quanto suonò la notte dell'8 aprile 1498, quando il frate Savonarola fu catturato dalle milizie della signoria, su ordine del Papa Alessandro VI Borgia, che aveva osato criticare.
Savonarola era diventato il signore della città dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, avvenuta nel 1492, ed aveva trasformato la città in una sorta di nuova Gerusalemme, dove le preghiere ed il pentimento erano promosse tra la povera gente, i cosiddetti "piagnoni". Dopo la sua cattura e la successiva condanna a morte, la campana "piagnona" venne portata in corteo dai rivali di Savonarola, per essere infamata e riempita di sputi.
Lasciando la sala capitolare e andando a sinistra si entra nel refettorio grande. Tale spazio è diviso in tre sale. Quella piccola a sinistra dell'entrata ospita le opere di Fra Bartolomeo. Un pittore che come il Beato Angelico, era un frate domenicano, che dipingeva quindi le sue opere in chiave devozionale. Al contrario del suo predecessore, egli conferiva ai suoi personaggi una maggiore monumentalità ed un aspetto più reale, come possiamo vedere nei ritratti delle figure religiose, e nella pala del Gran Consiglio che si trovano nella sala.
L’enorme pala, databile al 1510 e realizzata per il gonfaloniere Soderini, non fu terminata, manca la stesura dei colori, e questo ci permette di ammirare il gran disegno proprio della tradizione fiorentina.
Lasciandoci la pala alle spalle e dopo aver attraversato la sala del lavabo, entriamo nel refettorio grande. Si tratta di una vera e propria pinacoteca dove sono esposte le opere risalenti alla prima metà del Cinquecento e dipinte dai frati domenicani.
Degna di nota è soprattutto il grande dipinto del Sogliani del 1536 e collocato nella parete di fondo. Invece di realizzare la tipica Ultima Cena, che vedremo nel refettorio piccolo, dipinge un pranzo dei fratelli domenicani sovrastato da una crocifissione. Nella pacatezza dei gesti e nella descrizione dei personaggi notiamo un riferimento al tardo classicismo rinascimentale. Adesso saliamo al primo piano dove ammireremo le celle dove i francescani dormivano e la prima biblioteca civica aperta al pubblico e realizzata da Michelozzo introno al 1440. Le 43 celle presenti furono tutte affrescate da Beato Angelico e aiuti verso il 1437, con temi inerenti alla Passione. Salite le due rampe di scale che portano al primo piano ci troviamo di fronte ad una delle opere maestre del Beato, l’Annunciazione. In questo affresco si nota tutta la capacità del pittore di dare ai volti dei due protagonisti un’espressività serena ed una pacatezza dei gesti, che rende le due figure eterne… L’evento è ambientato all’interno di un piccolo chiostro che ricorda quello della spesa situato all’ interno del convento.
Raggiunta la sommità delle scale, andando a destra ci troviamo nel primo dei tre corridoi a metà del quale è situata la biblioteca di Michelozzo, realizzata verso il 1440. È una delle prime biblioteche pubbliche della storia ed è sicuramente la prima realizzata in uno stile rinascimentale. Essa è divisa infatti in tre navate da colonne collegate tramite archi a tutto sesto. Al suo interno sono esposti alcuni corali trecenteschi e quattrocenteschi.
Alla fine del corridoio sulla parte destra troviamo la cella di Cosimo il Vecchio, in cui egli soleva ritirarsi per pregare e per mostrare la sua forte religiosità. Cosimo volle come tema dell’affresco l’adorazione dei magi, lo stesso soggetto che scelse poi per decorare la cappella di famiglia all’interno di Palazzo Medici.
Le altre celle più importanti sono sicuramente quelle dedicate a Savonarola, situate in fondo al corridoio opposto. Nelle prime due sono visibili lo stendardo da lui usato durante le processioni e la sua tipica mantella nera con cappuccio. Nell’ultima, quella in cui lui viveva, possiamo ammirare il suo studio e gli strumenti di autoflagellazione.
Savonarola, che oggi viene considerato dalla Chiesa, servo di Dio, fu accusato di eresia dal papa Alessandro VI Borgia e nella notte dell’8 aprile del 1498 venne arrestato e condotto nella prigione di Palazzo Vecchio, insieme ad altri due fratelli. Il 23 maggio venne impiccato ed arso. Si chiudeva così una delle pagine più brutte della storia di Firenze.