La NASA ha annunciato l'intenzione di concludere l'esperienza con la Stazione Spaziale Internazionale nel 2031, dopo trent'anni di utilizzo, facendola deorbitare e precipitare nell'Oceano Pacifico.

Realizzata dalla NASA, dalla russa Roscosmos, dall'Agenzia Spaziale Europea e con il contributo di altre quindici nazioni, tra cui l'Agenzia Spaziale giapponese e quella canadese, la Stazione Spaziale Internazionale-ISS è in orbita dal 1998, e dal 2000 ospita regolarmente un equipaggio internazionale di 7 persone, anche se può capitare, durante i cambi equipaggio, che ne accolga molte di più, come è successo nel 2009, quando 13 astronauti si ritrovarono tutti insieme nel laboratorio.

Ma tutto ciò che sale prima o poi deve scendere, inclusa, purtroppo, anche la Stazione Spaziale Internazionale, che alla quota media di 400 chilometri nella quale orbita alla velocità di 27.400 km/h, risente delle estreme propaggini dell'atmosfera terrestre, che ne rallentano la velocità e ne fanno decadere l'orbita. Per restare in sicurezza, quindi, ha bisogno di essere regolarmente riportata alla giusta altezza, sotto il controllo del suo sistema di guida e utilizzando la spinta di un veicolo spaziale in visita.

Ma anche così, non potrà rimanere in orbita a tempo indefinito. Infatti, come tutti noi, anche la ISS sta invecchiando, e i gestori della stazione, consapevoli che la sua permanenza in orbita non potrà protrarsi all'infinito, dovranno decidere in che modo smantellarla, senza creare pericoli per chi se ne occuperà nello spazio, ed evitando la pericolosa caduta di macro-pezzi sul nostro pianeta.

La Stazione Spaziale Internazionale è composta da diversi moduli, nonché tralicci esterni che forniscono supporto strutturale, e pannelli solari che forniscono energia, che sono stati portati nello spazio pezzo per pezzo, con 44 lanci, e poi gradualmente assemblati in orbita utilizzando astronauti e mezzi robotici. La maggior parte delle missioni ha utilizzato lo Space Shuttle della NASA per trasportare i pezzi più pesanti, sebbene alcuni singoli moduli siano stati lanciati su razzi monouso. Con i suoi grandi pannelli solari, la ISS si estende su un'area pari a quella di un campo da calcio, con una larghezza di 73 metri e una lunghezza di 109 metri, e possiede una massa di 444,615 kg, esclusi i veicoli in visita. Il complesso ora ha la vivibilità di una convenzionale casa con 6 camere da letto, dispone di 2 bagni, 1 palestra e 1 cupola con finestrini disposti a 360°, costruita in Italia da Alenia Spazio, che è stata aggiunta alla stazione nel 2010, e dalla quale gli astronauti godono di una emozionante vista della Terra.

Recentemente, i governi dei partner internazionali hanno confermato lo stato operativo della stazione fino a dicembre 2024, anche se le analisi strutturali non hanno evidenziato problemi tecnici che ne possano impedire l'estensione fino alla fine del 2028; e se necessario, come hanno confermato alcuni funzionari della NASA, anche oltre questa data. Per ora, quindi, i voli sono programmati fino alla fine del 2024, ma la natura internazionale della collaborazione potrebbe creare problemi. Infatti, la decisione di ritirarla più che ingegneristica è politica, e il recente intervento militare russo in Ucraina, può compromettere questa collaborazione, con complicazioni imprevedibili, e potenzialmente pericolose per la sopravvivenza della stazione. Il 24 febbraio 2022, commentando le sanzioni imposte al suo Paese, per la condanna alla invasione russa dell'Ucraina, il capo dell'agenzia spaziale russa, Dimitry Rogozin, ha dichiarato, che le sanzioni potrebbero avere conseguenze disastrose per il programma della Stazione Spaziale Internazionale, smentendo la NASA, che solo il giorno prima aveva dichiarato che la cooperazione nello spazio tra Stati Uniti e Russia non è in discussione, e continuerà in particolar modo per quanto riguarda la ISS, anche se la situazione appare molto complicata.

Analisi e crisi geopolitiche a parte, che non riguardano l'oggetto di questo editoriale, è palese che un giorno arriverà il momento di abbandonare la stazione, e se non lo faranno gli umani, alla fine lo faranno i pericoli dello spazio. Infatti, oltre all'invecchiamento, la struttura è a costante rischio di essere colpita da micro-meteoriti o da impatti di detriti spaziali che, ironia della sorte, sono evitabili solo grazie al controllo che i russi fanno dal Russian Orbital Segment (ROS), l’insieme dei moduli costruiti in Russia, e utilizzati da Roscosmos per gestire la guida, la navigazione e il controllo assetto dell'intera Stazione.

Lo studio per il decommissioning della ISS è iniziato da parte della NASA e di Roscosmos nel 2017, agendo sotto la supervisione dell'Aerospace Safety Panel, un gruppo di studio dell'Agenzia spaziale statunitense, creato per valutare le misure di sicurezza da adottare nel volo spaziale che, nel caso specifico, verificherà la strategia di deorbitazione, e le contromisure preventivate per risolvere le emergenze che dovessero insorgere durante l'attività di smobilitazione. Ma sebbene il futuro della Stazione Spaziale Internazionale sia stato deciso, apparentemente, il suo destino non pare una preoccupazione per l'agenzia spaziale statunitense e quella russa; che continuano ad ampliarla come non avesse un fine vita, se si pensa che l'ultimo modulo russo Nauka è arrivato solo nel 2021.

Che lo smantellamento sia un problema difficile da risolvere, lo si comprende meglio pensando alle difficoltà incontrate per la sua realizzazione agli inizi degli anni Ottanta del XX secolo. Quando i progettisti iniziarono la sua pianificazione, si trovarono a fronteggiare una sfida senza precedenti, perché nessuno aveva idea di come trasportare e costruire qualcosa di così grande nello spazio. Lo stesso principio vale per il suo smantellamento, nonostante oggi la presenza di un grande laboratorio nello spazio ci appaia come una consuetudine. In quegli anni, comunque, il destino finale della stazione non era stato completamente ignorato durante la progettazione. Complice quanto era accaduto solo pochi anni prima, nel 1979, quando la stazione Skylab della NASA deorbitò in modo incontrollato.

Dopo l'abbandono dell'astronave Apollo, la NASA non aveva più alcun mezzo in grado di raggiungere e spingere Skylab su una orbita stabile, o verso un rientro controllato, per questa opzione l'agenzia aveva pianificato di guidare il laboratorio verso una distruzione controllata nell'atmosfera terrestre, utilizzando uno dei primi voli della navetta spaziale. Ma il ritardo nella realizzazione dello spazioplano lasciò le 80 tonnellate dello Skylab al suo destino, fino a quando una attività solare più forte del solito, agì sulla struttura della stazione spingendola fuori rotta. Skylab precipitò fuori controllo, spezzandosi nell'atmosfera e disseminando pezzi su tutta l'Australia, il più grande dei quali fu un enorme serbatoio di ossigeno quasi intatto. Questo incidente fece comprendere ai progettisti quanto pericoloso fosse lasciare che una struttura di grandi dimensioni rientrasse senza controllo, perché più grande è un oggetto, meno è probabile che l'atmosfera sia in grado di bruciarlo completamente, e il rischio che la ISS possa cadere sulla Terra da sola è significativo, considerando che pesa circa 400 tonnellate,

Uno studio che valuta alcune opzioni di smaltimento della ISS è stato presentato da un gruppo indipendente di ingegneri della NASA e della Roscosmos, al Congresso Internazionale Astronautico del 2017. Il lavoro si basa sulle procedure di deorbitazione condotte sulla stazione spaziale russa Mir nel 2001. L'articolo spiega il metodo utilizzato per mantenere una stazione spaziale nell'orbita di parcheggio durante le sue normali operazioni. Stazionando nell'orbita bassa, ossia attorno alla Terra a un'altitudine compresa fra i 300 e i 900 km, una astronave compie una rivoluzione in circa 90 minuti, viaggiando a circa 27.400 km/h, ma risente comunque della rarefatta presenza dell'atmosfera, che producendo attrito la rallentano fino a farla precipitare sulla Terra. Per evitare la degradazione dell'orbita, è quindi necessario, al momento opportuno, spingere più in alto l'astronave. Nel caso di una stazione spaziale, lo si fa utilizzando i motori del modulo di servizio, o ancor meglio utilizzando la spinta dei motori delle navi traghetto Progress, che periodicamente visitano la stazione. In una deorbitazione controllata, i Progress farebbero la stessa cosa ma nella direzione opposta, abbassando l'altitudine gradatamente con accensioni motore accuratamente programmate, verso un preciso punto della sua orbita, rendendo il rientro più prevedibile e consentendo ai controllori di indirizzare i detriti sopra il vasto e scarsamente popolato Oceano Pacifico meridionale. Il resto dipende dal potere distruttivo dell'atmosfera terrestre e questo lascia aperti molti rischi. Oltre a delineare le opzioni per una deorbitazione programmata, il documento del 2017 pone l'accento anche alla necessità di avere un piano operativo in risposta a una potenziale catastrofe. Infatti, se qualcosa dovesse improvvisamente causare un danno irreparabile nel laboratorio orbitante, i suoi occupanti, e il centro di controllo, avrebbero solo due settimane per decidere come procedere, prima di una deorbitazione incontrollata.

Il futuro della Stazione Spaziale Internazionale però, potrebbe avere un destino migliore anche se pur sempre catastrofico, tenendo a battesimo la nascita di nuove stazioni spaziali. Ci riferiamo al progetto presentato dalla Axiom Space, un'azienda aerospaziale statunitense fondata nel 2016, con sede a Houston in Texas, che ha intenzione di creare una propria stazione spaziale commerciale. Il progetto di Axiom consiste nel realizzare, a partire dal 2024, un Segmento Orbitale, composto da tre moduli pressurizzati e un'ampia finestra di osservazione, simile alla Cupola, inizialmente unito alla ISS. Il Segmento costituirà la base per una futura stazione commerciale, che si svilupperà a partire da questi tre moduli, quando si staccheranno dalla ISS, al momento del suo smantellamento. Un piano molto simile alla proposta stazione spaziale russa OPSEK (Orbital Piloted Assembly and Experiment Complex), che allo stesso modo riutilizzerebbe il segmento orbitale russo come base per la stazione. Imparando dalla ISS, i moduli della Axiom saranno tutti indipendenti, con un proprio sistema di navigazione e controllo, che permetterà singolarmente la loro deorbitazione in sicurezza ogni qualvolta dovesse essere necessario.

In attesa di conoscere il destino della Stazione Spaziale Internazionale, non ci resta che sperare che i fuochi di guerra che incendiano l'Europa Orientale, possano spegnersi tornando a una più saggia e ragionata convivenza, nel rispetto della libertà dei singoli paesi sovrani, e delle diversità di veduta e opinione di tutti.