Durante la Seconda guerra mondiale, tra il 13 gennaio e il 28 febbraio 1942, a pochi giorni dall’ingresso in guerra degli Stati Uniti, si scontrarono nell’ambito della Battaglia dell’Atlantico le forze di Regno Unito, Canada e Stati Uniti contro la Germania, con la vittoria di quest’ultima per la brillante operazione di utilizzo degli U-Boot che, al comando di Karl Dönitz, riuscirono ad affondare 57 mercantili lungo le coste statunitensi, del Canada del Nord e nel Mare delle Antille.

Dönitz, comandante della flotta sottomarina tedesca, e il collega Erich Raeder, comandante della Kriegsmarine, avevano insistito presso Hitler per intervenire sulla scorta statunitense delle navi che, in base all’accordo “Lend-Lease”, portavano dall’America del Nord aiuti all’Inghilterra e all’Unione Sovietica, secondo il patto firmato da Roosevelt nel 1941. Era chiaro che le attività statunitensi servivano soltanto a garantire le proprie forniture, proteggendo le navi, ma secondo i tedeschi del Terzo Reich si trattava di una specie di guerra non dichiarata. Hitler non concordava circa la necessità di agire direttamente in territorio americano, per non stuzzicare proprio gli Stati Uniti che, in quel momento, non era opportuno entrassero nel conflitto. Tuttavia, l’attacco giapponese a Pearl Harbor aveva risolto il problema, portando gli Stati Uniti a dichiarare guerra al Giappone l’8 dicembre 1941 e la Germania a dichiarare guerra agli U.S.A. l’11 dicembre successivo.

Essendo in guerra, non v’era ragione di non utilizzare gli U-Boot contro il nemico, come Dönitz già stava architettando con l’Operazione Paukenschlag: U-Boot di tipo IX, dai serbatoi più grandi di sommergibili di altre categorie, che avrebbero attraversato l’Oceano Atlantico in modo di giungere non solo alle basi della costa francese, ma anche agli obiettivi statunitensi più distanti. Cinque unità di quei sottomarini, tra il 18 e il 28 dicembre 1941, attraversarono l’Atlantico separatamente, con l’ordine di non attaccare navi più piccole degli incrociatori, o navi mercantili più piccole delle diecimila tonnellate.

Una volta giunti in America, gli U-Boot avrebbero dovuto pattugliare la zona di Halifax, della Nuova Scozia alla foce del fiume San Lorenzo, il porto di New York e Capo Hatteras, all’estremo capo della Carolina del Nord. I sommergibili avrebbero dovuto restare sul fondale di giorno e attaccare in superficie di notte, con la massima libertà, sfruttando lo scarso apparato difensivo statunitense, ancora impreparato in quel momento.

L’attacco vero e proprio sarebbe dovuto iniziare il 13 gennaio 1942, approfittando della mancanza di coprifuoco e di oscuramento delle luci, sia delle imbarcazioni che delle città, visto che nessuno si sarebbe mai aspettato un attacco su suolo americano e che le trasmissioni radio potevano liberamente essere ascoltate dai tedeschi. Il primo vero attacco avvenne in anticipo rispetto alle disposizioni, l’11 gennaio, mentre il 14 venne affondata una petroliera panamense. Fino al 27 gennaio vennero affondate circa 160mila tonnellate di imbarcazioni, per un totale di 26 navi.

Dönitz ottenne di spedire nelle Azzorre altri cinque sommergibili, in modo da poter attaccare Trinidad ed Aruba, per esempio, soprattutto le petroliere che provenivano dal Venezuela. Sempre con libertà di manovra, nelle Azzorre gli U-Boot affondarono la prima petroliera il 14 febbraio 1942. Complessivamente in quel settore vennero affondare 17 navi. L’Operazione Paukenschlag non era la prima lungo le coste americane, ma fu quella più efficace e che mise più fretta alla Marina statunitense, sollecitata da quegli affondamenti a prendere rapidi provvedimenti; inoltre, i membri degli equipaggi delle navi si rifiutavano di prendere il largo senza un’adeguata protezione antisommergibili, tanto che furono necessarie sette cacciatorpediniere per pattugliare un comunque molto ampio tratto di costa. Le notizie, anche con il riserbo militare, cominciavano a circolare, animando anche l’opinione pubblica, sempre più spaventata all’idea di avere la guerra in casa.