Non ci sono periodi storici senza ribellioni e rivolte. Pensarlo è un abbaglio; farlo pensare è una panzana.

La differenza tra un periodo storico e l'altro la fa l'oggetto di tale ribellione, le motivazioni e le modalità. La differenza tra un periodo storico e l'altro è tutta qui.

Tutto dipende dal motivo, dalle modalità e dalle finalità con cui sono spese queste nostre "energie di ribellione".

Il nostro è un periodo storico in cui queste "energie di ribellione" sono usate malissimo, sia per motivazioni che per modalità che per finalità. Quando succede questo, nella storia, ci si involve. Quando succede questo, l'evoluzione non solo si ferma ma subisce una tale controforza di reazione da diventare una vera e propria involuzione.

Ci si mette decenni, a volte secoli per tornare sulla linea dell'evoluzione. E, a volte, certi treni sono persi per sempre.

La lancetta evolutiva tra scimmie e umanità negli ultimi tempi tende verso la scimmia. Una scimmia tecnologica è pur sempre una scimmia, anzi è peggio: una scimmia tecnologica può fare molti più danni di una scimmia che pensa alla caccia, alla riproduzione e alla sopravvivenza. La prima, infatti, ha in mano il telecomando dell'autodistruzione e della distruzione altrui.

L'energia di ribellione è quindi una delle chiavi che determinano l'evoluzione o l'involuzione.

La differenza tra l'inquisizione e il rinascimento è qui: in entrambe si è usata una grande "energia di ribellione" ma in occasione della prima tale forza era diretta al soffocamento della libertà, allo spargimento della paura, al controllo della conoscenza; con la seconda è stata invece diretta alla speranza, al senso di libertà e autocoscienza, alla diffusione della conoscenza, alla fiducia nel genere umano.

L'energia di ribellione è uno strumento e come tale si trasforma e può essere usato bene o male, come una leva che alza pesi impensabili o come un’arma che può ferire e uccidere.

Tale energia di ribellione, sempre presente in ogni epoca storica perché connaturata all’uomo stesso, si estrinseca e trova forma grazie alla conoscenza diffusa nel periodo e al senso di umanità che lo contraddistingue: il cervello e il cuore sono entrambi protagonisti del processo.

Sta a noi accorgercene: le pecore ci sono state, ci sono e ci saranno sempre, inutile accusare gli uni o gli altri di esserlo. Il senso della leadership non è infuso in egual modo in tutti, l’importante è la preparazione e il senso di umanità di chi la detiene. Essere il gregge di Gesù Cristo non è certo la stessa cosa che essere il gregge di Adolf Hitler: la motivazione, le modalità e le finalità del pastore di turno sono fondamentali per estrinsecare e intensificare il senso di ribellione nelle masse.

La questione fondamentale è quindi che il cuore e il cervello di chi detiene il senso della leadership siano ben collegati e ben funzionanti, indi per cui la motivazione, le modalità e le finalità da raggiungere siano sia umane che intelligenti. Basta che uno degli elementi fondamentali (motivazione, modalità e finalità) sia guastato da un mancato collegamento tra cuore e cervello ed ecco che l’intero sistema, anche nel giro di poco tempo, crollerà inevitabilmente.

Attivare e indirizzare in modo sano e corretto il senso di ribellione negli individui richiede quindi un enorme senso di responsabilità: anche un’ottima motivazione ed una sana finalità, se non sono supportate da una corretta modalità, possono crollare in poco tempo come un castello di carta. Nel frattempo decine, centinaia, migliaia di individui che hanno attivato il proprio senso di ribellione seguendo le orme di chi detiene la leadership (così come le decine, centinaia o migliaia di individui che si sono attivati per contrastarle chi più, chi meno istintivamente) subiranno le conseguenze negative del processo che è stato avviato: il senso di libertà inizialmente ispirato (pur sano e in sé evolutivo) si trasformerà per alcuni e in breve tempo in una serie di illogici e disumani atti violenti dovuti alla mancanza, per esempio, di canali realmente funzionanti in cui poter agire.

La realtà è sempre un compromesso tra cuore e cervello, tra ideali e meccanismi, tra sentimento e razionalità.