Lo studio è in larga parte una questione di organizzazione e di tempo dedicato all’apprendimento. Le due cose sono connesse e, tra le due, l’organizzazione (compresa l’organizzazione del tempo disponibile allo studio) è la più importante. Diciamo subito che anche uno studente che “studia” senza aver nessun particolare metodo di studio, in realtà ne ha sempre uno, soltanto che non lo sa. Per far sì che ci sia un metodo di studio è già sufficiente il semplice fatto che una persona prenda un libro e inizi a leggere per dover poi sostenere un esame. Anche se parte dall’inizio del libro e va avanti leggendo una volta soltanto, sta seguendo un ordine (quello della successione delle pagine) e un metodo di studio (quello dell’organizzazione dei contenuti che l’autore ha dato al libro). Quindi un’organizzazione e un metodo ce lo diamo sempre. La differenza la fa la qualità di tale metodo e di detta organizzazione. In questo articolo voglio affrontare due questioni all’apparenza semplici ma a cui in realtà pochi si attengono: organizzazione del tempo da dedicare allo studio e organizzazione metodologica della lettura.

Il tempo da dedicare allo studio

È ormai arcinoto che è meglio studiare un po’ tutti i giorni invece che tanto “tutto insieme” in un breve lasso di tempo. Eppure, in pochi riescono veramente a studiare continuativamente e con costanza, perché? Essenzialmente per una questione di organizzazione del proprio tempo. Molti non sanno organizzare la propria giornata. Come si può ovviare a questo problema? Ci sono vari modi, uno di questi è farsi una check-list, cioè una scaletta delle cose da fare durante la giornata e cercare di riorganizzarle in maniera tale che resti una parte del giorno “disponibile sempre per lo studio”.

Generalmente chi lavora si ritaglia il tempo la mattina presto oppure la sera tardi, ma ci sono persone che a causa di una pausa al lavoro sul mezzo del giorno anche molto lunga dedicano parte di essa allo studio. Facendosi una scaletta, meglio per settimana, si può facilmente posticipare o anticipare attività da svolgere in maniera tale da lasciare sempre un lasso di tempo giornaliero adeguato allo studio. In estrema sintesi, è meglio organizzarci per avere un’ora tutti i giorni da dedicare allo studio, invece che sette ore alla settimana concentrate però tutte il sabato e la domenica. Soprattutto se si devono affrontare materie in cui è richiesto uno studio simile (in parte) all’allenamento sportivo, come può essere l’apprendimento delle lingue, studiare tutti i giorni (anche se soltanto per 30 minuti o un’ora) è fondamentale. Infine, organizzarsi con una lista delle cose da fare a volte ci rende consapevoli che si vogliono fare troppe cose e che il tempo non è sufficiente per tutto. In quel caso siamo messi davanti all’evidenza che si devono fare delle scelte ed eliminare qualche attività, concentrandosi su ciò che si vuol veramente fare.

Dare una gerarchia ai contenuti

Il secondo elemento fondamentale è organizzare la propria lettura. Sia dal libro cartaceo che dall’e-book, il primo contatto con una nuova materia da imparare è sempre la lettura. Ragion per cui imparare a organizzarla è fondamentale. L'argomento lettura è complesso, rimando alla pagina Mappe e schemi mentali in cui potete trovare molti post in cui si danno utilissimi consigli anche sulla lettura. Diciamo, in prima approssimazione, che si devono fare vari tipi di lettura, cominciando dall’indice, sfogliando il libro e soffermandoci sugli elementi che ci colpiscono sul momento o che sono significativi per alcune nozioni che noi già possediamo sull’argomento, ecc. Poi si passa alla lettura vera e propria, cioè quella analitica e “complessiva”. A questo punto la maggior parte delle persone commettono un grave errore: adottano la modalità di lettura e di concentrazione tipica del romanzo.

Quando si legge per studiare non si legge per svago, né come se si stesse affrontando un testo di narrativa. Anche se il testo che abbiamo davanti non è composto da termini tecnici o redatto in forma molto “scientifica”, formale, non significa che lo si debba leggere come fosse un romanzo. Neppure se dobbiamo leggere un romanzo per un esame o interrogazione in italiano, dobbiamo leggerlo con la stessa modalità con cui leggiamo un romanzo per nostro esclusivo piacere o arricchimento personale. Lo si deve affrontare “analiticamente”, come oggetto di studio; quindi, si deve partire cercando di dare una “gerarchia” alle informazioni che dalla lettura si apprendono.

Il miglior modo per imparare a gerarchizzare le informazioni che si apprendono leggendo libri è quello della sottolineatura, dei segni a margine e dei post-it. Il metodo che io consiglio di seguire è questo: usare gli strumenti di cui ora dirò in “combinazione” tra loro, e mirare sempre a una gerarchia di riferimenti. Si usano generalmente tre tipi di riferimenti: sottolineatura, segni a margine e post-it.

La sottolineatura è di due tipi: sottolineatura lineare orizzontale in cui si sottolinea sempre e soltanto frasi; cerchiatura in cui si evidenziano sempre e soltanto parole chiave.

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Segni a margine:

  • una barra laterale in corrispondenza del periodo o paragrafo già sottolineato a cui si intende dare maggior risalto;
  • due barre laterali a margine, per indicare concetti gerarchicamente superiori a quelli con una sola barra o con nessuna barra laterale;
  • asterisco da apporre soltanto accanto ai periodi sottolineati e con due barre laterali, questo metodo serve per indicare i concetti apicali, quelli più importanti di tutti;
  • la sigla “es.” da apporre accanto alla barra laterale per indicare un esempio.

Post-it. Si dividono in due categorie, quelli più grandi da apporre a fianco della pagina in cui scriveremo un nostro commento o riformuleremo con parole nostre un concetto o una nozione importante. E quelli più piccoli da apporre sulla parte in alto della pagina ed hanno mere funzioni di rimando all’argomento, al fine di ritrovarlo più facilmente o per avere un “gancio mnemonico” quando si deve ripetere a libro chiuso.

  • Usare sempre i segni in modo gerarchico. Quindi si parte col segno meno importante (sottolineatura semplice) e si procede sempre verso quella più importante (post-it a margine laterale della pagina), non fare, ad esempio, barre a margine di testo non sottolineato;
  • Evitare di evidenziare tutto. Se si evidenzia più di un terzo del testo di una pagina, significa che non stiamo facendo un buon lavoro di selezione e gerarchizzazione. Ovvero non stiamo realmente comprendendo ciò che stiamo analizzando.

Ci sarebbero molti altri consigli ancora da poter dare, ma già se riusciamo ad attenerci a quanto su riportato, la qualità del nostro studio aumenterà notevolmente.