Oggi vi vorrei parlare delle nuove sale del museo degli Uffizi, che sono state inaugurate lo scorso maggio. In tutto sono 14 con 129 opere e la loro introduzione prosegue il percorso di ampliamento voluto dal direttore Heike Schmidt. Un processo iniziato alcuni anni fa con le sale rosse dedicate al naturalismo di Caravaggio e proseguito con l’aggiunta delle sale verdi dei pittori veneti e del Nord Italia.
Come risultato Il museo presenta oggi quasi 2000 opere esposte, rendendolo per qualità e quantità il numero uno al mondo.
Queste nuove sale riguardano le opere realizzate nella prima metà del Cinquecento, un periodo che possiamo definire l’era del nuovo inizio, in quanto come ci dice il Vasari nella sua opera maestra Le Vite1, con Michelangelo, Leonardo e Raffaello l’Arte aveva raggiunto la vetta e gli artisti futuri non potevano far altro che ispirarsi a questi tre giganti e aggiungere una licenza personale alle loro opere.
Quindi che cosa succede nella prima metà del Cinquecento in Italia?
I pittori si dividono in due grandi correnti, una ispirata dal Tondo Doni di Michelangelo e che sarà chiamata Manierismo e l'altra ispirata dal classicismo e dalla monumentalità di Raffaello e Leonardo e che possiamo definire Classicismo Rinascimentale.
A Firenze i padri del Manierismo sono due artisti che si sono formati nella bottega di Andrea del Sarto, vale a dire Rosso Fiorentino e Pontormo. Nella sala a loro dedicata possiamo ammirare del primo, la Pala dello Spedalingo e soprattutto un San Giovannino, che era l'ultima opera di questo artista in mano ad un privato, il professor Carlo Bravo, il cui lascito di 455 opere, è arrivato agli Uffizi grazie alla generosità del suo allievo ed erede universale Lorenzo Gnocchi.
Mentre tra le varie opere del Pontormo, figurano la Cena di Emmaus, ed una bellissima pala con la Vergine, Giovannino e il Bambino Gesù.
Quello che colpisce di questi dipinti manieristi, oltre ai colori cangianti e alle torsioni dei corpi, che si ispirano al Tondo Doni di Michelangelo, sono i volti dei vari personaggi che non cercano mai lo sguardo dello spettatore anzi lo rifuggono; sono soprattutto queste le caratteristiche che rendono questo stile tanto diverso dal Rinascimento dove le proporzioni erano perfette, i colori quasi sempre primari e i volti indagati e comunque propensi a cercare un dialogo con l'osservatore.
Tra le opere più belle della corrente manierista toscana, figurano anche quelle di Daniele da Volterra, detto il Braghettone, grande amico di Michelangelo e presente al suo capezzale nel giorno della morte. La Galleria ha acquisito la bellissima tela Elia nel Deserto, in cui è prorompente l'influenza del grande maestro fiorentino, soprattutto nella plasticità del corpo del profeta e nei colori cangianti.
Per quanto riguarda il Classicismo Rinascimentale due tra gli esponenti fiorentini più importanti presenti in queste sale sono sicuramente Andrea del Sarto e Mariotto Albertinelli. Del primo possiamo ammirare la fantastica Madonna delle Arpiee del secondo la Visitazione. Nella Visitazione si coglie la monumentalità di Raffaello mentre in Andrea del Sarto la forte espressività dei personaggi rimanda a Leonardo.
Le altre due scuole dove queste due correnti vengono messe a confronti sono quella veneta, dove al classicismo pacato della Morte di Adone di Sebastiano del Piombo, fa da contraltare la Battaglia di Montemurlo di Battista Franco. Nell’opera di quest’ultimo, come in quella di Daniele da Volterra, i riferimenti alla pittura di Michelangelo sono tantissimi, in questo caso però la fonte è la Cappella Sistina.
E per chiudere, la scuola emiliana che vede come protagonisti due giganti della pittura, da una parte il Parmigianino, che con la sua Vergine dal collo lungo ci mostra un manifesto vero e proprio del Manierismo. In quest’opera le proporzioni sono l’ultimo dei pensieri dell’artista, la Vergine ci appare come una principessa dal collo lunghissimo e l’atmosfera sembra quasi onirica.
Dall’altra parte, invece, abbiamo il Correggio che si ispira al classicismo pacato del grande Raffaello, utilizzando soprattutto colori primari e mostrando un disegno quasi pari a quello del grande urbinate e le opere della scuola di Ferrara.