Mary Cassatt era nata a Pittsburg nel 1844 da un'agiata famiglia di banchieri, viveva in un ambiente cosmopolita insieme ai fratelli e ai genitori e durante l'infanzia, viaggiò molto in Europa con la famiglia. Giunta all'età di sedici anni decise di iscriversi alla Pennsylvania Academy of the Fine Arts di Filadelfia, prestigiosa Accademia, attratta dal mondo dell'arte. La frequentò per quattro anni, ma subito si rese conto che privilegiava i compagni maschi, ostacolando le ragazze, a causa dei pregiudizi del tempo. Convinse quindi la madre ad accompagnarla a Parigi, desiderosa di perfezionare la propria preparazione avvalendosi delle lezioni di famosi artisti come Gerôme, Chaplin e Couture, consapevole che Parigi era la capitale dell'arte.

Vi giunse nel 1866 e già nel 1868 esponeva al famoso Salon, luogo di esposizione ufficiale degli artisti legati all'accademismo: espose, come prima opera, un ritratto, che venne giudicato positivamente. Intanto frequentava assiduamente il Louvre come copista, ruolo che a quei tempi era il solo a cui poteva aspirare una donna che dipingeva, ove ebbe modo di conoscere parecchie artiste tra cui Berthe Morisot, copista come lei al Louvre. Espose anche negli anni successivi, all'inizio col nome di Mary Stevenson, poiché il padre non accettava che la figlia si esponesse in pubblico, dal momento che apparteneva ad una famiglia molto in vista nel bel mondo internazionale.

Nel 1870, a causa della guerra Franco-Prussiana Mary, con la madre e le sorelle, fu costretta a tornare negli Stati Uniti e lì entrò in conflitto col padre, il quale non accettava che la figlia potesse intraprendere la carriera professionistica, anzi dichiarò che l'avrebbe mantenuta agiatamente solo se continuava a non lavorare: Mary non accettò e se ne andò a New York in cerca di commissioni, ma non ebbe successo. Era ormai sconsolata e priva di mezzi quando, nel 1871, l'arcivescovo di Pittsburg la incaricò di dipingere due copie del Correggio, dietro un buon compenso. Felice dell'incarico, la giovane pittrice partì per l'Italia, si recò a Parma dove si trovavano le opere che doveva dipingere. Terminato il lavoro e con un buon gruzzoletto, si recò a Parigi, decisa ad intraprendere la carriera d'artista sostentandosi coi suoi mezzi. Sue opere furono accolte nuovamente al Salon nel 1872 e successivamente nel 1873 e 1874.

Ma Mary non era soddisfatta: intanto cominciava a conoscere i giovani artisti del tempo, divenne amica di Degas e conobbe gli altri impressionisti: fu molto attratta dalla nuova pittura che andava affermandosi, tra grandi difficoltà e, spinta dalla loro influenza, cominciò a schiarire la sua pittura per adeguarsi alla novità, trovando una risposta alla sua insoddisfazione nei confronti dell'arte accademica, che abbandonò sotto l'influsso dei nuovi amici. Avvicinandosi a loro non solo schiarì la pennellata rendendola più chiara e trasparente, ma abbandonò i temi aulici per quelli realistici, più vicini al suo sentire e alla sua realtà, in nome di una pittura che esprimeva le sensazioni, come mai fino ad allora.

Fu naturale quindi esporre dal 1879 al 1886 con gli impressionisti, che organizzavano mostre indipendenti, ove erano abolite giurie e selezioni, all'inizio questo gruppo di artisti non fu capito e fu molto dileggiato, anche sui giornali e nelle critiche e fu costretto ad organizzarsi da solo. L'occhio del pubblico però era abituato alla precisa e metodica pittura accademica, basata su un disegno ben strutturato con canoni che dovevano sempre essere rispettati. A quei tempi si doveva far parte degli accademici per essere considerati e non veniva compresa una pittura, al tempo in cui si scoprivano e andavano delineandosi i gusti personali come una conquista irrinunciabile, che alcuni artisti avevano adottato, in conformità con la nuova libertà di espressione che l'uomo si stava conquistando a fatica. C'è da tener conto che, con lo sviluppo di nuove tecnologie, tra cui i tubetti di colore facilmente trasportabili vi era la possibilità di dipingere en plein air e non più costretti all'interno degli atelier: la pittura stava cambiando!

Dopo il 1886, quando gli impressionisti scelsero strade diverse, Mary modificò e semplificò la sua pittura, curando maggiormente il disegno, nelle sue opere c'era meno luce e colore, soprattutto scelse di ritrarre i bambini con le loro mamme in teneri atteggiamenti, esprimendo un'arte intimista e addentrandosi nel mondo dei sentimenti privati per raccontarci il profondo legame tra la madre e i figli.

Dal 1890 scelse questi ultimi temi ritraendo le madri coi loro bambini, avendo cura di rispettare le singole individualità, con infinita dolcezza, senza mai scivolare nel sentimentalismo. Soprattutto riconobbe il valore della figura materna per la conquista della propria soggettività, perchè comprese che alla base della creatività e personalità era fondamentale il rapporto con la madre, come era successo a lei, poiché la mamma le aveva permesso di realizzarsi anche in modo non convenzionale, nonostante la presenza di un padre autoritario.

Mary divenne una persona al di fuori dei vecchi pregiudizi, che volle dipingere una realtà senza filtri ideologici, consapevole della propria femminilità: e così nelle sue opere si può notare una sottile critica sociale, l'analisi accurata dei costumi della gente, l'osservazione delle situazioni emotive contingenti. Nella sua riflessione sociale e con la nuova mentalità che andava maturando, si ritagliò una vita al di fuori degli schemi consueti, ma si rese anche conto di essere prigioniera di un nuovo modo di intendere la femminilità. La sua stessa storia metteva in rilievo come lei stessa, all'Accademia di Pennsylvania e a Parigi, avesse dovuto subire le limitazioni di quei tempi alla libertà femminile come molti limiti allo sviluppo della sua carriera di artista.

La sua indagine sulla differenza di genere si realizzò in anni in cui l'idea dell'emancipazione femminile era ancora molto lontana e giunse a questa autocoscienza attraverso l'arte e per essa scelse di non essere né moglie né madre, preferì il ruolo di donna intellettuale: fu naturale per lei, ai primi del Novecento, tornata in patria, appoggiare le suffragette che chiedevano per la donna il diritto di voto, di un'istruzione, di una parità di retribuzione e del rispetto dell'identità. A questo fine utilizzò la sua pittura come mezzo al servizio della causa con una grande pittura murale, la Modern Woman per il padiglione “Woman's Building” dell'Esposizione Universale di Chicago del 1893, una sorta di manifesto ideologico che mostrava donne che raccoglievano i frutti dell'albero della conoscenza.

Decisa anche a svecchiare il suo continente da un'arte troppo provinciale, memore delle Avanguardie parigine, si adoperò per dotare i musei e le grandi collezioni di opere di Avanguardia europee, aiutando anche gli amici parigini acquistandone personalmente le opere. Coniugò le due istanze, dello sprovincializzare l'arte americana e contribuire all'emancipazione delle donne organizzando, nel 1915 a New York una mostra dei propri lavori con opere di Degas, di altri impressionisti e di una selezione di opere di grandi maestri antichi: lo scopo era raccogliere fondi a sostegno del movimento per il diritto di voto alle donne. In Francia aveva acquistato un castello, non lontano da Parigi, lo Château Beaufresne di Menil-Theribus, che aveva fatto restaurare e che amava particolarmente: divenne un ponte culturale tra la Francia e gli Stati Uniti. E fu lì, nel luogo tanto amato che la colse la morte nel 1926.

Grazie al suo apporto l'Impressionismo fu una presenza significativa in mostre ed esposizioni d'oltreoceano e gli americani si innamorarono degli impressionisti, i mecenati ne divennero collezionisti affamati: è questo anche il motivo per cui tante opere di questi artisti si trovano nei musei e nelle collezioni private statunitensi. Mary si adoperò molto affinché le loro opere finissero in America, lei stessa ne acquistò molte, lasciandole poi in eredità allo Stato.

Le sue opere vengono esposte in tutto il mondo nelle mostre internazionali che si tengono periodicamente nei più famosi palazzi di esposizione. In esse vi si può leggere la sua storia di donna che ha creduto nella propria arte, che ha lottato a favore della divulgazione delle opere d'arte e per i diritti di genere. Attraverso di esse descrive spesso il rapporto con la madre, che fin dall'inizio comprese il suo temperamento artistico, lo incoraggiò e lo appoggiò.

L'opera del 1878, Roading Figaro artists mother svela quanto sia stata importante la figura materna per la sua emancipazione, la madre già a quei tempi, fatto inusuale, leggeva abitualmente il giornale: Mary la descrive mirabilmente col suo pennello, seduta comodamente su una poltrona, in atteggiamento rilassato e attento, ed è quasi palpabile l'affetto e la riconoscenza con cui la circonda la figlia. Anche in Madre e figlia del 1889, si può vedere con quanta tenerezza una bimba carezzi la mamma che la tiene sulle ginocchia abbracciandola, in un atteggiamento intimo e dolce, che rivela il grande amore con cui la pittrice è stata circondata nell'infanzia. Anche nella Toilette del 1891 Mary dipinge una mamma intenta a lavare la propria bambina con grande cura ed attenzione, come in Mom kiss, dove è la mamma che stringe e bacia teneramente la sua piccola dai riccioli biondi, il colore azzurro del vestito della mamma è intenso e brillante e crea un'atmosfera di rarefatta felicità, quasi fosse una Madonna col Bambino. L'immagine più tenera, più intima, la troviamo però in Colazione a letto del 1897, in cui la pittrice dipinge una giovane, bellissima mammina che è appena sveglia, nel lettone, e stringe affettuosamente al seno una bimba deliziosa che sta sgranocchiando un biscotto, mentre la tazza del latte attende, calda e rassicurante sul comodino... Un'atmosfera di tranquilla vita domestica, resa più efficace dall'uso del bianco in tutte le sue sfumature e variazioni.

A corner of de Loge appartiene al periodo parigino, è infatti del 1878, e rappresenta due bellissime giovani donne a teatro: esse scrutano il pubblico, guardandolo col binocolo in un atteggiamento critico, a riprova dell'attenzione con cui fin dai primi tempi, la giovane pittrice osservasse i comportamenti sociali delle donne, i costumi e le abitudini.

Bambine sulla spiaggia è un'opera che ho potuto ammirare a Palazzo Reale in una mostra di alcuni anni fa: rimasi incantata ad osservare con quanta cura Mary descriveva i giochi nella sabbia delle due stupende bimbe, le loro guance arrossate dal sole, come le braccia e le tenere pieghe delle manine grassocce. In lontananza si vede il mare azzurro con le barche dalle vele spiegate al vento. La bimba in primo piano tiene in mano una paletta e sta riempiendo di sabbia il secchiello, esattamente come fanno ancora i bimbi oggi. La seconda bambina sta giocando anche lei con l’intramontabile secchiello e il suo viso è celato da un cappellino di paglia col fiocco rosso. Un quadro assolutamente delizioso: solo Renoir ha saputo regalarci immagini di quella bravura!

Mary Cassat non ha avuto bimbi, ma li ha amati intensamente per saperli dipingere con tanta maestria... tutti i bimbi che ritraeva erano i suoi bambini perchè l'arte era stato l'unico grande amore totalizzante e, in nome del quale, aveva vissuto una vita interamente dedicata alla sua grande passione!