Georgia O'Keeffe, pittrice statunitense di straordinaria originalità, è considerata una delle figure più emblematiche dell'arte moderna americana. La sua produzione artistica, caratterizzata da una sensibilità unica e da una visione audace, ha sfidato le convenzioni e aperto nuove strade all'espressione creativa.
Celebrata come la "Madre del modernismo americano", Georgia O'Keeffe ha conquistato fama mondiale grazie alle sue opere caratterizzate da una precisione quasi scientifica, in cui forme naturali come fiori e paesaggi desertici vengono trasfigurate in composizioni suggestive e cariche di simbolismo. I suoi dipinti, spesso di grande formato, catturano l'essenza intima della natura, svelandone la bellezza nascosta e la sensualità intrinseca.
Profondamente legata ai luoghi in cui ha vissuto, in particolare il New Mexico, O'Keeffe ha tratto ispirazione dai paesaggi aridi e dalla flora rigogliosa del deserto, trasformandoli in un linguaggio visivo potente e personale. La sua arte, intrisa di una femminilità audace e indipendente, ha contribuito a ridefinire il ruolo della donna nel mondo dell'arte, aprendo la strada a generazioni di artiste.
Il rapporto con il fotografo Alfred Stieglitz
Nata nel 1887 nel Wisconsin, Georgia O'Keeffe dimostrò fin da giovane un talento precoce per il disegno. Dopo aver studiato arte a Chicago e New York, iniziò a sviluppare uno stile personale, caratterizzato da forme organiche e colori vibranti. La sua relazione con il fotografo Alfred Stieglitz, che divenne suo marito e promotore della sua arte, fu fondamentale per la sua carriera. Stieglitz espose le opere di O'Keeffe nella sua galleria, contribuendo a farla conoscere al grande pubblico. Negli anni Venti, O'Keeffe iniziò a trascorrere lunghi periodi nel New Mexico, affascinata dalla bellezza selvaggia del deserto.
I paesaggi aridi, le ossa sbiancate dal sole, i fiori giganti divennero i soggetti prediletti della sua pittura, che si arricchì di una nuova dimensione simbolica e spirituale. O'Keeffe dipingeva ciò che vedeva, ma anche ciò che sentiva, traducendo le sue emozioni e la sua esperienza del mondo in forme e colori intensi. La sua visione artistica, spesso interpretata in chiave femminista, sfida le letture convenzionali e le categorie rigide.
Nel discutere i quadri che rappresentavano fiori, sua cifra stilistica, O'Keeffe respingeva l’interpretazione di questi ultimi come simboli della sessualità femminile affermando invece di voler semplicemente mostrare la bellezza della natura nella sua pienezza. La sua arte, libera da vincoli e pregiudizi, invita lo spettatore a un'esperienza estetica profonda e personale, aprendo la mente a nuove possibilità di interpretazione e di connessione con il mondo.
I progetti fotografici, musa e non artista
Nel suo saggio Le Muse Obiettrici, Ugo Fracassa prende proprio l’esempio di Georgia O’Keeffe per esemplificare il cambiamento di rotta del suo sguardo durante la sua relazione con il fotografo Stieglitz, di cui era stata a lungo musa. Una delle modalità più conosciute di rappresentazione del femminile è infatti la parcellizzazione della sua figura, occhi, ombra, labbra, capelli, slegati dal corpo di appartenenza. Così sceglie di rappresentarla Stieglitz, come un enorme mosaico in cui la musa non ha apparente soggettività perché privata delle proprie caratteristiche individuali. Spersonalizzandola la rende universale per il suo occhio e quindi per l’occhio dell’osservatore, tanto che O’Keeffe, nel guardare poi proprio quelle stesse foto affermerà:
When I look over the photographs Stieglitz took of me, I wonder who the person is.
[Quando guardo le foto che Stieglitz mi ha scattato, mi chiedo chi sia questa persona.]
In questo senso si comprende come l’artista in realtà, nel rappresentare la musa, non rappresenta altro che il suo sguardo e si ritrae in lei, senza ritrarre effettivamente colei che dovrebbe essere il soggetto del quadro.
La relazione tra Georgia O'Keeffe e Alfred Stieglitz ha suscitato un acceso dibattito riguardo alle dinamiche di potere insite nel loro sodalizio artistico. Se da un lato il ruolo di Stieglitz come mentore è stato spesso enfatizzato, alcuni critici, in particolare quelli di orientamento femminista, hanno sottolineato la partecipazione attiva di O'Keeffe al progetto fotografico, riconoscendo il valore artistico delle immagini anche al di là dell'intenzione del fotografo. Tuttavia, è innegabile che un certo squilibrio di potere abbia caratterizzato i primi anni della loro relazione, come dimostra la stessa O'Keeffe, che in una lettera del 1916 all'amica Anita Pollitzer ammetteva di preferire le fotografie di Stieglitz ai suoi stessi disegni.
L’emancipazione artistica e stilistica
Georgia O'Keeffe, pur avendo pagato un prezzo presso quella critica incline a leggere l'arte femminile attraverso la lente del genere, ha sempre rifiutato, insieme alle interpretazioni freudiane che vedevano allegorie genitali nei suoi numerosi dipinti floreali, l'etichetta stessa di "artista-donna". Questa rivendicazione di autonomia artistica si è accompagnata a un progressivo allontanamento dalla tutela del compagno Alfred Stieglitz, sia a livello artistico, con l'abbandono dell'acquerello in favore dell'olio su tela, sia a livello geografico, con il trasferimento a Taos, nel New Mexico, dopo la separazione.
Nonostante la separazione, il legame tra i due rimase forte fino alla morte di Stieglitz, come testimoniano le ultime fotografie che egli scattò all'ex compagna nei primi anni Trenta. In questi ritratti, lo sguardo di O'Keeffe, diretto o obliquo, esprime una gamma di emozioni complesse: fierezza, amarezza, rassegnazione, forse anche un sottile sarcasmo. Tra lei e l'obiettivo, O'Keeffe interpone spesso un teschio animale, emblema ricorrente nella sua produzione matura e simbolo della sua raggiunta indipendenza artistica. Questa fase segna una svolta cruciale nella carriera di O'Keeffe: l'artista, liberatasi dall'ombra ingombrante di Stieglitz, afferma la propria voce e la propria visione, esplorando temi come la morte, la solitudine e la forza vitale della natura con uno stile unico e inconfondibile.
In conclusione, il percorso di Georgia O'Keeffe, attraverso la sua arte e la sua vita, testimonia la possibilità di trascendere le categorie imposte dal canone e dal male gaze. La sua rivendicazione di autonomia artistica e il rifiuto di essere etichettata come "artista-donna" rappresentano un atto di sfida nei confronti di una cultura che ha a lungo relegato le donne a ruoli subordinati e stereotipati.
L'opera di O'Keeffe, con la sua rappresentazione audace e sensuale della natura, incarna un nuovo sguardo, libero da costrizioni di genere e aperto a molteplici interpretazioni. I suoi fiori, i suoi paesaggi desertici, i suoi teschi animali, parlano un linguaggio universale che trascende le categorie binarie di maschile e femminile, invitando lo spettatore a un'esperienza estetica profonda e personale. In questo senso, il riconoscimento del proprio sguardo, della propria voce e della propria soggettività rappresenta la chiave per aprire la strada ad una rappresentazione più autentica e inclusiva del femminile nell'arte e nella cultura.
L'eredità di Georgia O'Keeffe, dunque, non si limita alla sua straordinaria produzione artistica, ma si estende alla sua capacità di ispirare generazioni di donne a rivendicare il proprio spazio creativo e a sfidare le convenzioni, aprendo la strada a un futuro in cui l'arte possa essere veramente libera e plurale.