Delusione, inadeguatezza e imperfezione non sono solo parte della formazione di ogni individuo ma possono avere anche un’autonoma ragion d’essere come manifestazioni formali. L’artista iraniana Nairy Baghramian riflette sull’esperienza estetica di questi stati d’animo attraverso la realizzazione di una serie di sculture, presentate per la prima volta in un’istituzione italiana, la GAM di Milano, grazie al nuovo progetto espositivo del ciclo Furla Series, il programma di mostre promosso da Fondazione Furla e realizzato con i più importanti musei italiani.

La personale, intitolata Misfits, nasce infatti proprio dallo specifico contesto urbano in cui si trova la GAM, un giardino all’inglese che ha la particolarità di essere accessibile agli adulti solo se accompagnati da bambini e riassume alcuni degli elementi costitutivi del lavoro dell’artista: l’analisi del rapporto che lega l’oggetto estetico alla sua cornice istituzionale ospitante e l’interesse ad attraversare e ripensare il confine tra interno ed esterno. Il percorso espositivo articolato in cinque ambienti, ciascuno dei quali ospita un elemento scultoreo, è a cura di Bruna Roccasalva, Direttore artistico della Fondazione Furla: “Questa mostra offre un’esperienza estetica che contempla la possibilità del disappunto e dell’errore e ce ne mostra la bellezza, invitandoci così a scardinare un modello di pensiero fondato su opinioni precostituite e generalizzate. Credo che un invito del genere porti con se’ una dose di libertà e apertura di cui abbiamo molto bisogno in un momento come questo che ha stravolto ogni singolo aspetto della nostra vita, costringendoci a rimettere in discussione certezze e abitudini”. Una mostra ambivalente, semplice e complessa che, attraverso gli elementi scomposti delle sculture, non perfettamente incastrabili, ci invita a scoprire la bellezza nell’accostamento imperfetto e a riflettere sull’esperienza dell’errore come l’unica possibile.

Ognuna delle opere in mostra è costituita di due metà, realizzate con materiali differenti – fusioni in alluminio dipinto e legno per gli elementi che si trovano all’interno, marmo per quelli in esterno – e installate come fossero parti disgiunte di un possibile intero. L’approccio classico e tradizionale alla scultura si fonda per Nairy su un contatto diretto e una conoscenza profonda dei materiali: “Invitarla a fare una mostra in Italia ci è sembrata un’occasione perfetta per offrirle la possibilità di accostarsi a un materiale che appartiene al nostro patrimonio culturale e con cui lei non aveva familiarità, il marmo. Questo è stato possibile grazie alla collaborazione con Fondazione Henraux che promuove e sostiene la sperimentazione e la valorizzazione del patrimonio storico e produttivo del marmo. Visitare le cave del Monte Altissimo, i cui marmi sono celebri in tutto il mondo, e venire a contatto con le maestranze del posto depositarie di una esperienza plurisecolare sul processo di estrazione e lavorazione di questo materiale, è stata per l’artista un’esperienza unica e fonte di grande ispirazione”.

Abbiamo chiesto a Bruna come è nata la collaborazione con l’artista: “La collaborazione con Nairy è nata da una combinazione di fattori. In primis, il mio interesse nei confronti del suo lavoro che rappresenta uno dei contributi più importanti alle sperimentazioni contemporanee sul linguaggio della scultura, poi la natura storica di un museo come la GAM di Milano e la volontà di concepire un progetto espositivo che vi si relazionasse. I progetti Furla Series di Fondazione Furla possono avere formati diversi, sviluppare un tema come è stato per il ciclo di performance della prima edizione o approfondire il percorso di un singolo artista come nel caso della mostra di Haegue Yang in Triennale o di questa dedicata a Nairy Baghramian. Qualsiasi sia il formato, un presupposto per noi fondamentale è che il progetto dialoghi con il contesto istituzionale che la ospita. Come la partnership con il Museo del Novecento aveva generato una ricerca sulle pratiche performative contemporanee partendo da una riflessione sul gesto di Fontana, la collezione del XVIII e XIX secolo della GAM che comprende anche opere scultoree di artisti straordinari come Medardo Rosso e Antonio Canova, è stato il punto di partenza per coinvolgere un’artista come Nairy che da oltre vent’anni si interroga sulla definizione stessa di scultura e lo fa a partire da una pratica profondamente radicata nella tradizione scultorea”.

Tutti i progetti promossi dalla Fondazione Furla nascono infatti con l’obiettivo di offrire al pubblico un’occasione di avvicinamento all’arte contemporanea e consapevole della non facile accessibilità, lo fanno attraverso una serie di attività educative e didattiche che hanno il fine di creare un contatto più diretto tra i contenuti dei progetti e il pubblico eterogeneo a cui si rivolge. Un altro degli aspetti fondamentali del programma della Fondazione è quello di lavorare sempre in collaborazione con le altre istituzioni, sperimentando un modello operativo basato sulle sinergie istituzionali: “Crediamo molto nelle potenzialità delle collaborazioni istituzionali, e la nostra sfida è quella di dimostrare che non solo sono possibili, ma necessarie. Il momento di grande crisi che il mondo della cultura sta vivendo dall’inizio della pandemia conferma in pieno questa necessità. Da questo punto di vista la mostra di Nairy Baghramian è un’esperimento esemplare, perchè vede il coinvolgimento non solo di GAM ma anche di Fondazione Henraux diventando così il risultato della collaborazione di tre diverse realtà istituzionali”.

In merito alle collaborazioni, abbiamo anche chiesto a Bruna come si collabora tra istituzioni pubbliche e private: “Trattandosi di istituzioni molto differenti dal punto di vista amministrativo qualche complessità è inevitabile, soprattutto di ordine pratico e burocratico ma talvolta non solo. Ad esempio, nel caso della partnership di Fondazione Furla con una realtà museale come la GAM, dedicata alla conservazione dell’arte del XVIII e XIX secolo, alle complessità del rapporto tra pubblico e privato si aggiungono quelle legate alla diversa natura delle due istituzioni, votate una al contemporaneo e l’altra all’arte del passato, che vuol dire esigenze, scopi, e un pubblico diversi. Ma le esperienze fatte ci hanno dimostrato che queste complessità possono essere superate e che le differenze possono anche diventare un punto di forza se affrontate nel modo giusto. La nostra sfida è trovare obiettivi condivisi e sperimentare una pratica di collaborazione che vada aldilà della semplice sponsorizzazione del privato verso il pubblico, sviluppandosi invece come una vera e propria forma di progettualità condivisa. Le collaborazioni fatte ad oggi sono riuscite in questa sfida e hanno avuto risvolti estremamente positivi”.

Sicuramente il sostegno ad oggi più importante per promuovere la creatività del futuro e celebrare l’arte è dato dalla Presidente di Furla, Giovanna Furlanetto che ha fondato la Fondazione Furla nel 2008 con l’obiettivo di incoraggiare e promuovere la cultura contemporanea in Italia, supportando la creatività dei giovani talenti e costruendo uno spazio di confronto sulla contemporaneità.

Determinata, ottimista, coraggiosa, così la definisce Bruna, abbiamo intervistato Ms Furlanetto, partendo appunto dal rapporto che intercorre tra l’arte e il fashion.

Quando nasce la sua passione per l’arte e perché ha deciso di aprire la Fondazione Furla? Pensa che l’arte e la moda possano lavorare insieme?

La moda si nutre di bellezza, ricerca e innovazione. L'arte è il più alto riflesso di questi tre elementi. Arte e moda sono sia espressioni del presente che del futuro della nostra cultura e della nostra società. Furla e l'arte sono sempre state collegate. Il mio amore per l'arte mi è stato trasmesso da mio padre, che mi portava alle mostre e ai musei fin da piccola. Fondazione Furla nasce a Bologna nel 2008 per consolidare il rapporto culturale di lunga data tra Furla e l’arte contemporanea e garantire continuità ai progetti culturali che Furla aveva lanciato e per consentire una visione ancora più internazionale. Anni fa un grande gallerista ha detto che il Premio Furla ha aumentato l’interesse del Paese per l’arte contemporanea e sono molto orgogliosa di questo. Numerosi premi sono stati assegnati seguendo il nostro che è diventato un supporto culturale importante per il nostro Paese. Abbiamo sempre concentrato la nostra attenzione sulla comprensione di ciò che era necessario, creando opportunità, e lo stiamo facendo ancora oggi. Il nostro impegno inizialmente mirava a sostenere giovani artisti italiani – ora è focalizzato sul far avanzare la scena dell’arte contemporanea in Italia, sia sviluppando progetti tematici che producendo mostre personali di artisti internazionali”.

E’ una collezionista d’arte? Quali sono le caratteristiche che un artista deve avere per poter collaborare con la Fondazione Furla?

Amo l’arte e ci investo. Sono una grande ammiratrice delle arti che abbracciano diversi secoli, stile, tecniche e media. Non sarei in grado di nominare un artista come il mio preferito. Mi sono sempre interessata molto alle artiste donne, a volte storicamente sottorappresentate. Spontaneamente mi viene in mente una brillante Vanessa Beecroft, così come l'unica Frida Kahlo, le sculture colorate di Niki de Saint Phalle o la potente opera di Marina Abramovic nell'arte contemporanea , ma ci sono infiniti altri esempi. La prossima mostra di Fondazione Furla e GAM con protagonista la giovane, ma acclamata artista di fama internazionale Nairy Baghramian è un altro esempio di straordinaria artista femminile che sono felice di poter promuovere. Generalmente le nostre collaborazioni sono il risultato di una lunga ricerca, non c’è una caratteristica specifica di un artista, mi deve giusto colpire il suo lavoro.

Per le collezioni del brand vi ispirate ad una città o ad un artista in generale? Quanto conta per Lei la creatività e il viaggio?

Il nostro team di design non si è ispirato a nessun artista o città specifico per questa collezione. Ma quando si elabora una collezione, è come se, tutto il loro "bagaglio creativo" acquisito nel corso degli anni, si materializzasse e prendesse forma nella collezione. Mio padre, il fondatore di Furla, Aldo Furlanetto, diceva: "siamo come vasi - dobbiamo aggiungere contenuti". Ho sempre creduto che osservando le cose, allargando il nostro orizzonte e viaggiando in luoghi diversi, riusciamo a sviluppare, ad allenare i nostri gusti e a stimolare la nostra immaginazione. Tutto ciò che aggiungiamo al "nostro vaso" alla fine si sviluppa dall'interno ed emerge con le nostre azioni. Creatività per me significa visione, pensare fuori dagli schemi e abbracciare l'innovazione. Amo viaggiare, ci apre davvero interi nuovi mondi. Nel 1990, per espandere il business, ho deciso per la prima volta di andare a Tokyo da sola e senza conoscere il giapponese, un’esperienza meravigliosa che ricorderò per sempre.

A Milano è stato inaugurato il nuovo store realizzato dall’architetto David Chipperfield: come mai avete scelto David?

Durante la Milano Fashion Week dello scorso settembre, abbiamo presentato il nostro flagship store recentemente ristrutturato e ampliato a Milano Duomo, che ora occupa una superficie di circa 265 metri quadrati, composto da due piani collegati da una scala scultorea e caratterizzati da un concetto altamente sofisticato e innovativo. Siamo orgogliosi di aver inaugurato questo nuovo entusiasmante progetto in un momento così complesso. Abbiamo voluto comunicare un messaggio di ottimismo poiché pensiamo che, nonostante le attuali difficoltà, il mondo del retail fisico continuerà ad essere molto rilevante per un marchio come Furla. Abbiamo scelto l'eccezionale architetto David Chipperfield e il suo Studio per questo progetto perché sapevamo che avrebbero interpretato perfettamente l'eleganza con semplicità e il fascino pratico che da sempre hanno caratterizzato il marchio Furla. L'uso ricorrente dell'arco all'interno del negozio celebra l’eredità di Furla, che è stata fondata a Bologna, famosa nel mondo per i suoi notevoli portici. Le pareti del negozio sono rivestite con terra cruda ottenuta mescolando diverse argille naturali. Questo intonaco grezzo crea un affascinante contrasto con la superficie liscia e continua del pavimento rivestita con la tradizionale finitura italiana. Inoltre, ho deciso di appendere un'opera d'arte significativa su una parete del negozio: "Talentum Tolerare" è un neon realizzato nel 2000 dall'artista americano Joseph Kosuth per il Furla Art Award, considerato il premio più prestigioso d'Italia per i giovani artisti.

Il segreto di una Compagnia fondata nel 1927? Quanto deve Furla alla personalità di suo padre e cosa ha aggiunto Lei come figlia? Ha ricevuto la Mela d’Oro della XXVII edizione del Premio Marisa Belisario “Donne ad alta Quota” per la sua lungimiranza, dinamismo e determinazione: quali difficoltà ha dovuto affrontare visto il suo ruolo, ha qualche rimpianto?

Una delle sfide più importanti per un brand di moda storico come Furla con oltre 90 anni di storia è guardare sempre al futuro, all'innovazione e al cambiamento pur rimanendo fedele alla sua identità. Mio padre era un uomo straordinario, lo descriverei come un visionario. Aveva la capacità di concepire un'azienda diversa, un'azienda che abbracciava i valori della bellezza, del rigore, della gentilezza e della semplicità. Questi principi mi stanno molto a cuore e Furla li rappresenta ancora oggi. Appartengo alla seconda generazione di questa azienda di famiglia, che negli ultimi anni è cresciuta notevolmente sotto la mia gestione, eppure non dimentico mai che è stata fondata da mio padre e la pressione della responsabilità di coloro che sono ancora qui è sempre presente. Quando i miei fratelli Carlo e Paolo sono scomparsi, molto tempo fa, sono rimasto responsabile della storia e dei valori di Furla, che mi sono stati elargiti dal destino. Non ho rimpianti e prendo decisioni con determinazione, forse perché mi concentro sempre sul futuro, tenendo ovviamente conto delle lezioni del passato.

La vostra mission come azienda? Quali sono le soft skills necessarie per essere parte del vostro team?

Con un sorriso sul viso dico sempre che la mia filosofia è "avanti". Il mio obiettivo è sempre stato quello di portare il sogno di mio padre nel futuro, 'avanti' al meglio delle mie capacità. Devi amare quello che fai per fare un ottimo lavoro e farlo con grande entusiasmo e convinzione – questa è una caratteristica che ammiro di più nelle persone che lavorano con me.