Concreto, pratico e realista, Martino Midali è ad oggi uno degli stilisti di punta della moda italiana con l’omonimo fashion brand. Considerato il precursore dell’elastico in vita nei pantaloni e nelle gonne e definito più volte come il mago della T-shirt, nel giro di pochi anni Martino è riuscito a conquistare le migliori boutique italiane, dando vita ad una vera e propria azienda, la Midali S.r.l. che, dall’originaria dimensione artigianale, oggi conta cinquantadue stores con circa duecento dipendenti, commercializza più di trecento mila capi l’anno, per un consumo totale di ventimila kg di filato. Affascinati dal binomio arte e moda che caratterizza il concept di tutti i suoi stores, recentemente rinnovati per offrire alle donne una innovativa esperienza di acquisto in un’atmosfera unica, dove cuori oro su pareti materiche si integrano con le geometrie in ferro dell’esposizioni a parete, abbiamo deciso di approfondire la conoscenza di Martino e del suo brand.

Tre aggettivi per descrivere il tuo brand.

Creativo, funzionale e originale. In aggiunta vi direi che, in una recente conversazione, un direttore di giornale mi ha fatto un bellissimo complimento che mi ha riempito il cuore: “Una donna in cerca di qualcosa se entra in uno dei tuoi store, sicuramente la trova”.

Lusso per te è?

Il vero lusso è quando l’abito riesce ad esaltare la personalità di chi lo indossa, e soprattutto quando l’abito permette di diventare un tutt’uno con la personalità e il corpo di una donna.

Se ti dico sostenibilità?

Ho sempre creduto in questo sostantivo, ma deve essere considerato anche con un significato più ampio, le mie collezioni che nascono oggi, così come quelle del passato, sono caratterizzate da un contenuto importante che deve perdurare nel tempo, anche se la moda e le sue tendenze cambiano di stagione in stagione.

Come è iniziata la tua carriera nel mondo della moda? Passione o casualità?

Sicuramente passione, per me la Moda è toccare un tessuto, un abito. Ho avuto questa sensibilità sin da quando ero giovanissimo. Ero solo un ragazzino quando andavo dagli straccivendoli a Livorno, parlo degli anni Settanta, amavo aprire le balle di vestiti che arrivavano dall’America e con la mia fantasia, rielaboravo capi che avevano una storia a modo mio. Sceglievo tra queste, le camicie da notte con pizzi e merletti e li tingevo in casa e mi divertivo a vestire le mie amiche. Per me era un gioco.

Che tipo di donna veste Midali?

La mia donna ha uno stile di vita acquisito, non solo nel vestire, è precisa e sa esattamente quello che vuole, predilige la concretezza, desiderosa di mettere in risalto la sua personalità, non il suo corpo.

Arte e moda: connubio possibile? Che tipo di arte ispira la tua collezione?

L’arte e la moda sono connessi da sempre, un creativo ha bisogno di ispirazione e nell’arte trova sempre nuovi stimoli, nuove storie. I tessuti stessi che seleziono per creare le mie collezioni respirano di arte, ti portano da un’altra parte.

I vostri stand con le rifiniture in ferro battuto, forme organiche e colori neutri ricordano un po' i mobiles dello scultore cinetico Calder.

Sono sculture plasmabili, proprio come è in realtà il corpo della donna, sono vive e fluttuano come la mia moda. Le strutture e le imposizioni fisse non fanno per me… poi il ferro è un materiale che adoro da sempre, ha sempre rappresentato il cambiamento, come del resto anche il cemento.

Quali tessuti avete prediletto per la nuova collezione?

I tessuti elasticizzati che segnano la contemporaneità del momento che viviamo. Tessuti che accompagnano le donne in base alle sue esigenze di praticità, libertà di movimento. I nostri jersey riescono a soddisfare queste esigenze. Colorati e stampati per un total look ready to wear modernissimo. La maglieria è un altro mio grande amore, mi hanno più volte definito “il Mago della T-shirt, il Re della Maglia”.

Vieni definito il precursore dell’elastico in vita: come nasce l’idea?

Volevo rendere libera la donna da costrizioni. Creavo t-shirt su t-shirt con materiali elasticizzati, ero diventato famoso per questo, ma la mia idea di stile e libertà doveva andare oltre, il jersey era perfetto anche per i pantaloni e allora li realizzai con l’elastico in vita, la stampa nazionale capì da subito questa mia idea, i buyer iniziarono a ordinarmeli e nel giro di tre quattro anni me li copiarono tutti. Oggi la mia donna non potrebbe esistere senza l’elastico in vita!

Cosa significa “fare moda anticonformista”?

La moda deve interpretare il momento storico che viviamo, deve andare di pari passo alla società e al costume, deve agevolare non essere di rottura.

Differenze tra il mercato italiano ed estero? L’America è stata per te fonte di ispirazione?

Conosco molto bene il mercato americano, ho un personale rapporto con l’America, ho avuto due stores a New York, città difficile ma che mi ha dato tantissime soddisfazioni. Gli americani stessi hanno reso Milano capitale della moda, una grande metropoli, mi ricordo quando tra gli anni Settanta e Ottanta modelli e compratori, venendo a Milano l’hanno trasformata nella Milano internazionale di oggi.

Usate il digitale nella vostra produzione, dove?

Oramai ogni reparto aziendale è digitalizzato, non si può fare a meno, è come se fosse il prolungamento della nostra testa, delle nostre dita, oramai fa parte di noi stessi.

Come avete affrontato la pandemia? Nuove strategie, shopping experience, difficoltà?

La pandemia mi è servita molto per rimettere a posto alcune situazioni un po’ in sospeso nella mia azienda. Non sono assolutamente felice di vivere questo momento ma ho comunque cercato un nuovo equilibrio, e questo in tutti settori dell’azienda. Ho cercato soluzioni rispettando sempre il valore degli esseri umani che mi hanno aiutato a costruire l’azienda, compresi i fornitori. Abbiamo usato l’esperienza di tutti noi per uscirne. Da più di sei mesi facciamo tutti i giorni dirette quotidiane sui social per coinvolgere le nostre clienti e presentargli la collezione tema per tema, parlando di progetti, facendo interviste, creando un nuovo modo per comunicare con loro. Sullo shop online abbiamo reso le spedizioni gratuite e abbreviato le tempistiche di consegna. Abbiamo ideato delle capsule ad hoc nate proprio dall’esigenza del momento, tipo la capsule Twelve Months, dieci pezzi con cui ogni donna può comporre il proprio stile quotidiano.

Concordi con l’idea di vedere la moda come una sorta di missione dal punto di vista etico.

Quando la moda è troppo creativa non è moda, è teatro. Stimo molti designer di oggi, li valuto degli eccellenti creativi, ma a volte con quello che disegnano non rappresentano la società che stiamo vivendo. La moda è etica se offre un servizio alle donne, se concretizza delle soluzioni, se rispetta la personalità.

La vostra mission?

Io amo quello che faccio, non è una vera mission. Suggerisco un gusto, una filosofia, senza imporre dei canoni: una moda per tutte le donne, per tutte le età, tutte le taglie. Una moda democratica.

La caratteristica che non deve mai mancare per far parte del vostro team?

La voglia di collaborare, prendere la storia di un’azienda per portarla avanti anche con idee nuove, interpretare questo mondo e partecipare alla sua evoluzione.

Quale caratteristica della tua personalità hai trasmesso al brand?

La determinazione. So chi sono e cosa voglio. Non mi sono mai omologato agli altri, non ho mai cercato soluzioni facili per raggiungere risultati immediati ma ho sempre avuto in mente la mia strada.