Un trio di amici, ancora più che rispettati professionisti, ha realizzato lo scorso anno fra una battuta e uno spartito da riguardare con cura un album piacevolissimo, che è diventato subito un riferimento per la qualità della musica in esso contenuta. Loro sono Alfredo Golino, Massimo Moriconi e Danilo Rea (in rigoroso ordine alfabetico), ed il disco si chiama Tre per Una (Warner Music), ogni riferimento è volutamente indirizzato a Mina, la cantante assoluta, quella per cui di solito si è a corto di superlativi più che di aggettivi. In concerto l'esecuzione è ancora più vivida e gratificante; la prossima tappa è prevista Milano in doppio set, viste le ristrettezze imposte dal Covid e le richieste subito pervenute, il 22 ottobre (Triennale Teatro), nell'ambito di JAZZMI, il festival diretto per il quinto anno consecutivo da Titti Santini e Luciano Linzi. A questa consolidata ritmica si unirà sul palco anche Massimiliano Pani, testimone prezioso con il suo “inevitabile” per quanto stimolante bagaglio di ricordi e aneddoti utili a questo racconto sospeso fra parole e musica.

Un concerto che nasce dal rapporto indissolubile che lega i protagonisti in scena, basato su quell'umanità necessaria nel suo fluire in note ed emozioni, che diversamente non porterebbe a nulla: “L'idea di entrare in studio - ribadisce Moriconi - è stata proprio di Massimiliano, subito dopo una celebrazione nei confronti di Mina che si tenne a Cremona un paio d'anni fa. Dopo quel concerto, accolto con molto calore, fu quasi inevitabile pensare di farci anche un disco. La registrazione è stata fulminea, esattamente come succede quando ci ritroviamo con lei: saranno rimasti fuori un paio di brani rispetto a ciò che abbiamo fissato su disco. Ma in ogni caso, visto il successo raccolto, stiamo già pensando di realizzare un capitolo successivo.

Con tutte le opzioni possibili venire a capo della tracklist non sarà stato certamente facile, come avete fatto?

Rea: Ad occhio e croce negli anni abbiamo affrontato almeno 3/400 pezzi con lei, li abbiamo messi tutti da parte scegliendo la direzione opposta, ovvero brani mai suonati da noi ma invece associati a Mina per antonomasia, quei classici che fecero la fortuna di Canzonissima o Studio 1, in cui una parte fondamentale fu svolta da questi straordinari compositori e direttori d'orchestra che c'erano allora in Rai. Nomi del calibro di Gianni Ferrio e Bruno Canfora, che dirigevano ensemble in cui tutto filava liscio alla perfezione, grazie a solisti straordinari come Dino Piana e Oscar Valdambrini. Tempi irripetibili con questa gente capace di arrangiare, come Nelson Riddle o Quincy Jones, ovvero i grandi nomi americani al servizio di Frank Sinatra o Sarah Vaughan...

Da personaggio di culto a figura dai contorni misteriosi ed inaccessibili al pubblico, almeno dopo la sua volontà di ritiro dalle scene pubbliche... voi siete dei privilegiati perché vi ritrovate periodicamente a registrare con lei, che esperienza è?

Golino: Mina è una persona speciale, umile, dotata di un grande senso di humour, che quando è in studio è la prima a seguirti nelle gag estemporanee che sorgono spontanee, inutile sottolineare le sue doti artistiche, la capacità definitiva di caratterizzare i brani , una che si ricorda ogni cosa, che ti gratifica lasciandoti molto spazio e che ancora adesso è mossa dalla curiosità per la musica perché ascolta veramente di tutto, scegliendo poi secondo il suo gusto e misura, una persona libera in tutti i sensi, che fa solo ciò in cui crede realmente. Insomma, siamo nei quartieri alti, dalle parti di una Ella Fitzgerald o Barbra Streisand, ovvero di artiste che riconosci alla prima sillaba.

Mi raccontate invece il vostro primissimo incontro con lei?

Moriconi: Mi ci portarono praticamente assieme Renato Sellani e Vittorio Bacchetta nel 1983. Io lavoravo nell'orchestra Rai come aggiunto. Il primo era uno che faceva sospirare il piano, fra gli incontri, non solo artistici ma soprattutto umani, più importanti della mia vita; il secondo invece era un Maestro arrangiatore. Successe questo: lui dirigeva in tv ed io lavoravo nell'orchestra Rai come orchestrale aggiunto. Poco più che ventenne feci un disco con Bruno Biriaco ed Enrico Pieranunzi e quindi lo regalai a Bacchetta, che qualche mese dopo doveva lavorare per Mina. A lui piacque e così, semplicemente, perché in fondo la musica soprattutto allora è fatta di merito ed occasioni, chiamò me che ero giusto un nome promettente sebbene non ancora affermato. L'inizio è stato questo, per arrivare al traguardo di 45 dischi condivisi. Fra l'altro ho avuto il grande onore nel 2001 di farle interpretare Così un mio brano, per un altro mio progetto pieno di ospiti che ho registrato nei suoi studi messi a mia disposizione. È stato l'unico che le ho presentato in tutti questi anni, perché bisogna avere anche molto rispetto per le amicizie sincere, rispettandone gli equilibri. Poi ogni tanto a sorpresa mi chiama per dirmi semplicemente che mi vuole bene, proprio come fanno gli amici veri.

Rea: Doveva essere il 1985 ed io giovanissimo avevo appena terminato un tour con i New Perigeo del Maestro Giovanni Tommaso, in cui oltre ai nostri pezzi accompagnavamo Rino Gaetano e Riccardo Cocciante. Un bell'inizio non c'è che dire, Poi lui si dovette occupare di un disco di Mina dal titolo curioso Finalmente ho conosciuto il Conte Dracula e mi chiamò: sostituivo Riccardo Biseo, impossibilitato in quell'occasione. E da lì praticamente questo rapporto non si è mai interrotto. Lei ha tutto: tecnica, estensione, senso del ritmo, carisma. Ci sono state nel tempo delle cantanti capaci di avvicinarsi a questa vertigine totale rappresentata dal suo straordinario talento, ma nessuna è capace di raccogliere tutte le sue doti. che emozionano nella capacità di coinvolgere chi l'ascolta nel più profondo. Semplicemente una fuoriclasse.

Golino: Anche per me è stato alla metà degli anni '80. All'inizio ho fatto semplicemente il turnista per i vari dischi che faceva con le orchestre, un incontro non propriamente facile, perché lei è una che pretende molto ma è anche una capace di metterti a proprio agio. Da quell'esordio in seguito ho anche curato arrangiamenti e produzione per qualche suo altro lavoro, con un rapporto che è cresciuto in maniera progressiva sia umanamente che artisticamente, una straordinaria esperienza che mi ha spinto verso un costante miglioramento.

Volete suggerire un brano, non necessariamente conosciutissimo, che i nostri lettori dovrebbero (ri) scoprire?

Moriconi: La prima che mi viene in mente è La donna riccia (da Sconcerto, del 2001), un brano di Domenico Modugno che molti conoscono anche nella versione di Renato Carosone, perché lì abbiamo fatto un arrangiamento che nessuno si sarebbe mai sognato di realizzare in ambito pop, oppure Come together, il capolavoro dei Beatles che ha una coda strumentale di un minuto e mezzo. Mina rispetta molto il lavoro dei musicisti, rimanendo molto lontana da scelte ruffiane o commerciali.

Rea: Per me è Fortissimo (Da Ti conosco mascherina del 1990), una ballad alla maniera di Chet Baker come ama sottolineare anche lei, con il testo di una ispiratissima Lina Wertmuller e la musica di Bruno Canfora, che è davvero una carezza al cuore nella sua interpretazione magistrale.

Golino: Molto difficile scegliere per me. Ritorno indietro nel suo repertorio storico e scelgo Vorrei che fosse amore, (Da Canzonissima '68), un brano meraviglioso con le parole di Antonio Amurri e ancora con la firma musicale del Maestro Canfora, dove Mina esprime classe, grazia ed eleganza senza pari a poco più di ventott'anni.