Nella storia della musica, per Scuola veneziana si intendono i compositori che lavorarono a Venezia dal 1550 al 1610 circa. Fino al 1520 era stata Roma il centro dell'innovazione nella composizione musicale in Italia. Con la morte di Papa Leone X nel 1521 e il sacco di Roma nel 1527, l’ambiente musicale di Roma si disperse e molti musicisti fuggirono dalla città e si trasferirono a Venezia. Anche musicisti provenienti da altre parti d'Europa vi si stabilirono.

Venezia, che era una città-Stato indipendente, geograficamente protetta e isolata dalla laguna, divenne così il centro musicale più importante della penisola italiana. Anche l'invenzione della stampa diede un impulso alla fama della città. All'inizio del 1500, Venezia divenne la capitale dell’editoria musicale, ed i compositori vi giungevano da tutta Europa per servirsi delle nuove tecnologie della stampa. Grazie alla creazione della prima casa editrice musicale di Ottaviano Petrucci nel 1501, le opere veneziane si diffusero in tutta Europa.

Il centro musicale di Venezia era la basilica di San Marco; il clero e i musicisti che vi operavano dipendevano direttamente dal Doge e da nessun'altra autorità. La musica in città era concepita come una manifestazione del prestigio sia dello Stato che della chiesa, ed era eseguita in occasione di frequenti solennità e feste.

La Cappella musicale interna a San Marco nacque all’inizio del 1300. Un secolo dopo, nel 1403, fu fondata la famosa scuola del coro, destinata a diventare il cuore della futura, prestigiosa scuola musicale.

Decisiva per lo sviluppo del carattere peculiare della Scuola fu la particolare conformazione della Basilica di San Marco di Venezia, con i suoi interni con cantorie contrapposte. A causa della spaziosa architettura della basilica, e della distanza tra le due cantorie, si rese necessario sviluppare uno stile musicale che sfruttasse il ritardo del suono come un vantaggio piuttosto che contrastarlo.

I compositori misero quindi a punto un peculiare stile antifonale con i cantori e gli strumenti che suonavano a volte in opposizione e talvolta insieme, collegati dal suono dell’organo.

Uno dei tratti più caratteristici dello stile veneziano è proprio il canto antifonale, in cui si possono vedere i riflessi non solo della tradizione della musica sacra europea, sia protestante che cattolica, ma anche dell'eredità musicale che arrivava dalla chiesa bizantina.

Questo stile policorale veneziano, detto a cori battenti o cori spezzati, alla fine del XVI secolo produsse alcune tra le opere musicali più famose in Europa e la sua influenza sulla pratica musicale in altri paesi fu enorme.

Il fiammingo Adrian Willaert fu il primo compositore a usare con consapevolezza e maestria l’effetto della particolare acustica della basilica. L'influenza di Willaert fu profonda non solo nella composizione ma anche nell’insegnamento, poiché la maggior parte dei musicisti veneziani studiò con lui; anche compositori di tutta Europa vennero a Venezia per imparare da Willaert, a cui succederà poi un altro fiammingo, Cipriano De Rore.

I rappresentanti più importanti della Scuola veneziana furono teorici importanti come Gioseffo Zarlino, compositori, interpreti e insegnanti che sperimentarono sofisticate tecniche compositive, trasformando Venezia in un vivace laboratorio di innovazione musicale. Il vertice della scuola si ebbe negli anni ‘80 del XVI secolo, quando Andrea e Giovanni Gabrieli composero grandi opere per più cori, gruppi di ottoni e strumenti a corda e l'organo.

La ricercata polifonia fiamminga introdotta da Willaert si fa in Giovanni Gabrieli più espressiva, proprio grazie all’uso dei cori battenti. Con le sue raccolte Gabrieli favorì anche lo sviluppo della musica strumentale, che rappresenterà il vertice massimo della scuola veneziana.

I capolavori della scuola musicale veneziana portano a perfezione i tre principali generi musicali europei dell'epoca: musica sacra, musica da camera e musica polifonica profana (quest’ultima in particolare per il Carnevale veneziano).

I compositori veneziani diedero anche un notevole contributo all'evoluzione del madrigale, e anche il mottetto, specie con Giovanni Gabrieli, raggiunse dimensioni fino ad allora impensate, impiegando da 2 a 5 cori.

Le innovazioni introdotte dalla scuola veneziana, insieme al contemporaneo sviluppo della monodia e alla nascita dell'opera a Firenze, rappresentano la fine del Rinascimento musicale e l'inizio del Barocco musicale, che in Claudio Monteverdi (che operò a lungo a Venezia) troverà la prima, meravigliosa sintesi.