La quarta edizione di Foto/Industria, Biennale di Fotografia dell’Industria e del Lavoro, promossa e organizzata da Fondazione MAST, invade il centro storico di Bologna fino al 24 novembre con ben 11 mostre allestite in 10 luoghi storici e l’undicesima nella sede del MAST con il progetto Anthropocene.

Di grande attualità il tema scelto Tecnosfera: l’uomo e il costruire che si articola attraverso ben 435 fotografie, 16 proiezioni video e un film. A coordinare questo osservatorio privilegiato sul lavoro e sull’attività dell’uomo è stato chiamato Francesco Zanot in qualità di direttore artistico che prosegue il grande lavoro svolto con successo da François Hébel a partire dal 2013. “Foto/Industria esplora questo tema secondo un criterio di campionatura”, spiega Zanot, 40 anni, milanese, curatore, saggista, docente e Direttore del Master in Fotografia di NABA, la nuova Accademia delle Belle Arti a Milano. E prosegue: “Senza alcuna pretesa di esaustività, impossibile obiettivo in un campo tanto esteso, ciascuna mostra costituisce uno specifico approfondimento di un aspetto cruciale della sconfinata materia del costruire. In sostanza qui non interessa solo prendere in analisi cosa costruiamo, ma anche come, quando e perché lo facciamo. A partire dalla tecnologia, si aprono così riflessioni che spaziano negli ambiti della filosofia, dell’antropologia, della storia, dell’economia, dell’etica e della politica”.

E i più prestigiosi palazzi di Bologna ospitano i protagonisti della storia della fotografia. Come, per esempio, Albert-Renger-Patzsch con Paesaggi della Ruhr a cura di Simone Forster alla Pinacoteca Nazionale, Luigi Ghirri con Prospettive industriali a Palazzo Bentivoglio-Sotterranei o Lisetta Carmi con Porto di Genova all’Oratorio di Santa Maria della Vita o ancora Armin Linke con il progetto concettuale e profondo Prospecting ocean alla Biblioteca Universitaria di Bologna.

Poi c’è André Kertész “che celebra la produzione di nuovi materiali tecnologicamente avanzati descrivendo con precisione assoluta ogni dettaglio della loro superficie o l’uomo al lavoro, protagonista assoluto delle fotografie di Lisetta Carmi che ne racconta, in immagini insieme cliniche e partecipate, la grande fatica”, spiega Francesco Zanot. O David Claerbout e Yosuke Bandai che guardano ai resti dell’umana febbre di costruire.

Tanti autori per altrettanti spunti di riflessione. E fino al 5 gennaio gli artisti Edward Burtynsky, Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier con immagini, video e installazioni conducono una narrazione visiva tra arte e scienza nella straordinaria mostra Anthropocene alla Fondazione MAST. “Il costruire e la tecnosfera sono fenomeni globali” precisa Zanot “e, per questo motivo, gli artisti che li rappresentano in questa edizione di Foto/Industria vengono da ogni angolo del mondo: Italia, Europa, Asia, Africa e America. L’internazionalità è un attributo imprescindibile di una simile ricerca. Le loro opere sono costruzioni. Innanzitutto da un punto di vista pratico e concreto. E in secondo luogo costituiscono delle autentiche impalcature astratte, universi alternativi perfettamente architettati”.