Ho visitato, prima e durante la guerra, più volte la terra Dogon in Mali. La falesia abitata da questo popolo è uno dei posti più suggestivi al mondo. Un salto di 500 metri per centinaia di chilometri. Ma un salto anche nel passato di 500 anni. In un'Africa che non c'è più!

In terra Dogon, a Yassing, avevamo costruito una decina d'anni fa una scuola elementare che istruiva i bimbi al mattino e gli adulti al pomeriggio. La scuola è servita da magazzino derrate donate dalla Provincia di Trento ed Ipsia (Istituto Pace Innovazione Acli) in due emergenze dettate dalla guerra.

Poi i Dogon in Mali ci avevano chiesto di ristrutturare l'“Hotel de la Paix” a Sevarè al fine di ospitare una cinquantina di studentesse impossibilitate, sempre causa guerra, di studiare “a casa loro”. Purtroppo la guerra arrivò fino a Sevarè che dista pochi chilometri da Mopti da dove salpano le piroghe per la mitica Timbuctu.

I Dogon1 sono una popolazione africana del Mali. Questa popolazione, di circa 240.000 individui, occupa la regione della falesia di Bandiagara a Sud del fiume Niger, e alcuni gruppi sono stanziati nei territori attigui al Burkina Faso. Sono prevalentemente coltivatori di miglio, cipolle e tabacco e sono particolarmente abili come fabbri e scultori tant'è che nella capitale del Mali – Bamakò – v'è un quartiere di soli fabbri che ripetono un rito antico quanto il popolo.

Lingua

La lingua Dogon presenta caratteristiche particolari, con molte varianti e molti dialetti. Ogni membro di questa popolazione ha quattro nomi: un nome proibito e segreto, un altro che è "corrente", uno che si riferisce alla madre e uno è il nome della classe di età. Per evitare problemi con le altre parole di uso comune, questi nomi sono presi dai dialetti di altre tribù Dogon. Ogni nome ha un significato linguistico. Si narra che per decidere un matrimonio il consiglio degli anziani parli una lingua non comprensibile alle donne del villaggio e si narra altresì che le donne facciano finta di non comprenderla.

Arte

I Dogon hanno realizzato statue solenni raffiguranti gli antenati, talvolta rappresentate con le braccia alzate (come segno d'invocazione della pioggia). Tra le statue più caratteristiche vi sono quelle gemelle e a due teste, riferite al mito dei gemelli divini, oppure quelle raffiguranti guerrieri a cavallo o donne con un bambino al braccio. Molto diffuse e variegate sono le maschere, tra le quali spicca quella monumentale che rappresenta il serpente iminama, che raggiunge anche i dieci metri di altezza. Caratteristiche anche le "porte da granaio", arricchite da rilievi collegati alla cosmogonia.

Religione

Tradizionalmente, praticano una religione animistica, e nonostante i contatti con l'Islam nero e con altre religioni monoteistiche, essi mantengono un legame molto forte con le loro tradizioni religiose. La religione dei Dogon presenta un unico Dio creatore, Amma, che ha generato i suoi figli con la Terra, sua sposa: Yurugu e che moltiplicò il genere umano tramite il sacrificio di Lebe.
Il Nommo è un essere quadruplo, in quanto formato da due gemelli, ciascuno sia maschio che femmina; è il maestro della parola e la insegna ai primi otto esseri umani Dogon: i primi quattro, maschi e le ultime quattro, femmine, ma in possesso anche dell'anima del sesso opposto, cioè ermafroditi. Nati dalla prima coppia umana plasmata nell'argilla da Amma, genereranno ciascuno una famiglia di antenati Dogon prima di rientrare nella Terra e diventare essi stessi Nommo.

Cerimonie

Una volta ogni sessant'anni viene celebrato il Sigui, cerimonia itinerante di villaggio in villaggio, che rappresenta la perdita dell'immortalità da parte dell'uomo, attraverso la rievocazione della morte del primo antenato Dyongu Seru, rappresentato dalla iminana una grande maschera che viene intagliata a forma di serpente ed è alta circa 10 metri. Questa straordinaria maschera viene poi conservata in una grotta segreta. Il villaggio è costruito seguendo le forme umane: la testa è costituita dal toguna, la casa della parola, una bassa tettoia dove l'hogon e gli anziani si ritrovano per discutere le questioni importanti del villaggio; il tronco e gli arti sono occupati dalle case di fango con i relativi granai dal caratteristico tetto di paglia di forma conica.

Astronomia

Gli antropologi Griaule e Dieterlen che, tra il 1931 e il 1956, hanno vissuto tra i Dogon, hanno riferito che essi sembravano possedere conoscenze astronomiche molto avanzate, sull'origine delle quali si sono sviluppate numerose controversie. In particolare nel 1933 Griaule trascorse un lungo periodo in compagnia dello sciamano dogon Ogotemmêli, che si può considerare la fonte primaria delle notizie relative alla cosmogonia dei Dogon. Stando a quanto riportato da Griaule, da oltre 400 anni questo popolo sarebbe stato al corrente dell'esistenza della stella Sirio B. Sempre gli stessi autori riferirono di avere riscontrato conoscenze relative agli anelli di Saturno e alle lune di Giove.

1 Una grande mostra è in corso a Trento presso il Centro per la Cooperazione Internazionale: Dogon, cooperare in Mali con il popolo della falesia (1° ottobre – 8 novembre). 200 pezzi unici e originali, reperti di inestimabile valore, qualcosa di unico nel panorama: un’occasione per conoscere l'attività dell'atelier etico ed etnico e i progetti che IPSIA (Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli) ha in Mali.