"We are not special, we are just recent" afferma il regista Joacquim Pinto nel suo documentario E Agora? Lembra-me, presentato nella categoria Concorso Internazionale alla 66esima edizione del Festival del film di Locarno, quest'anno diretta da Carlo Chatrian. Rassegna imperdibile di opere cinematografiche internazionali che, se non tutte speciali, costituiscono uno degli scenari più importanti per poter godere delle nuove scoperte del cinema contemporaneo indipendente, il must see per critici e filmmakers. Nel variegatissimo ventaglio di opere proposte, alcune, quelle più incisive, quelle speciali, si lasceranno ricordare e nella speranza che possano trovare un degno seguito nel circuito delle sale è doveroso presentarle.

Historia de la meva mort di Albert Serra, Spagna
Opera Vincitrice del Pardo d'Oro
Sesta opera del regista catalano, uno dei più importanti autori spagnoli contemporanei. Incontro visionario tra il celebre personaggio del Casanova, erede di un razionalismo ottocentesco e Dracula, figura emblematica dell'oscurità romantica del secolo successivo. La celebre figura libertina, dedita alla cultura e al piacere, nei suoi ultimi giorni di vita decide di partire alla scoperta dell'Europa Settentrionale, dove avrà luogo l’atipico incontro con il celebre vampiro. Film notturno, la cui atmosfera richiama i dipinti tardo settecenteschi di Johann Heinrich Füssli o di Francisco Goya; opera sublime, iconografica, avviluppata in una sontuosità romantica, illuminata dalla flebile luce delle candele.
Trailer @ http://www.movietele.it/video/4326-trailer-historia-de-la-meva-mort

E Agora? Lembra-me di Joaquim Pinto, Portogallo
Premio speciale della Giuria
Documentario poetico sulla vita del regista sieropositivo e affetto da Epatite C che nell’arco temporale di un anno ci mostra la sua quotidiana sofferenza, fisica e psicologica, causata dalle cure devastanti, dalla malattia che consuma. Ma in questo lungo e lento rivelarsi c’è anche l’amore per il suo compagno Nuno e per i loro cani; e poi i frequenti viaggi attraverso il Portogallo e la Spagna, i paesaggi, il tutto immerso in un sincero flusso di coscienza, nelle riflessioni intime più varie sulla società contemporanea: il regista, in un totale abbandono alla camera, si confessa intimamente ma senza nessuna ostentazione della propria sofferenza, nella naturalezza di una vita che continua nonostante tutto.
Trailer @ http://youtu.be/iTJ9-uywrSE

Pays Barbare di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Francia
Dopo quarant'anni di attività la coppia Ricci Lucchi - Gianikian sorprende ancora una volta con un'opera terribilmente attuale. La colonizzazione dell'Abissinia negli anni '30, trasposta da filmati d'archivio sopravvissuti ai sequestri e accompagnate da didascalie lette e cantante da una voce fuori campo, parla di oggi, delle barbarie di una società che affondano le radici nel fervore progressista del super uomo Occidentale. Gli interventi sulle vecchie pellicole che i registi operano traducono materialmente la violenza che le immagini stesse mostrano: la celluloide è consumata, lisa; i tempi dilatati per poter permettere di scrutare attentamente ogni singolo sguardo degli spettatori presenti in Piazzale Loreto il 29 Aprile del 1945. Brandelli di pellicole e brandelli di memoria, di testimonianze scritte esorcizzate da litanie ripetute, vengono traslate potentemente nel presente; il tempo del film procede all'inverso, ripercorrendo a ritroso la colonizzazione fascista dei Paesi Barbari, ciò che rimane delle testimonianze occultate.

Il premio per la miglior Regia viene assegnato al film sud-coreano U Ri Sunhi (Our Sunhi) di Hong Sangsoo, opera quasi teatrale, equilibrata, posata ed elegante nelle sue inquadrature antropocentriche e nei piani sequenza che seguono attentamente l’entrata e l’uscita di scena dei personaggi; film dalla trama apparentemente semplice e lineare che mette tuttavia in scena la complessità dei rapporti interpersonali, in questo caso tra una giovane studentessa -Sunhi- e tre differenti uomini innamorati di lei.

Nella sezione Cineasti del presente, dedicata a giovani cineasti esordienti, vincono rispettivamente il Pardo d’Oro e il Premio per il Migliore Regista emergente Manakamana di Stephanie Spray e Pacho Velez (Nepal/Stati Uniti) e Costa da Morte di Lois Patiño (Spagna). Manakamana è un film estremo, girato con macchina da presa fissa in una cabinovia nepalese diretta verso un tempio, che riprende i singoli passeggeri nel corso di quattro salite e quattro discese, in un continuum spazio temporale che tende alla narrazione. Costa da Morte è invece l’opera prima del giovane regista galiziano, che attraverso campi lunghissimi e i racconti delegati alle voci (apparentemente fuori campo) degli abitanti immersi nella sconfinatezza del paesaggio, cerca di indagare e restituire l'essenza di una terra impervia, debitrice del suo nome nefasto ai numerosi naufragi verificatisi negli anni lungo le coste rocciose, celate da una fitta nebbia.
Trailer @ http://www.rsi.ch/pardo/schedafilm.cfm?scheda=5647

Privi di riconoscimenti ufficiali ma decisamente annoverabili tra le opere più significative di questa 66esima edizione del Festival possiamo citare Gare du Nord (Concorso Internazionale) di Claire Simon, ambientato nel microcosmo della celebre stazione parigina e che attraverso una regia coinvolgente, capace di scivolare sinuosamente tra la folla al fianco dei suoi personaggi, manifesta una volontà d'indagine sulla liquidità della società contemporanea; The Dirties (per la sezione Cineasti del Presente), interessante opera canadese-americana sul bullismo, realizzata dal giovane regista Matt Johnson che narra della realizzazione stessa di un film – sul bullismo - da parte di Matt e un compagno di classe, in un abile e continuo passaggio metacinematografico tra documentario e fiction, tra realtà e finzione.

La seconda opera di Eric Baudelaire dal titolo The ugly one (Francia) e iscritta nella la sezione Cineasti del Presente è anch'essa costituita da un abile intreccio che trascende la finzione per avvicinarsi a una dimensione documentaristica cara al regista.

La Beirut dei conflitti per la liberazione della Palestina viene contemporaneamente narrata da un combattente nipponico, Madao Adachi (persona reale, nonché sceneggiatore del film) e da due personaggi che prendono vita dai suoi racconti. Nel corso del film sembrano delinearsi tre storie parallele e comuni: la condizione socio-politca del Libano, il vissuto del combattente giapponese e quello dei suoi personaggi, Michel e Lili, forse anch'essi realmente esistiti.

Il Festival del Film di Locarno si conferma dunque uno schermo importante, ricco di stimoli, che persiste nell'obiettivo di proporre opere speciali, che rimarranno impresse. Tante, le altre, che sebbene “not special” possono considerarsi quantomeno “recent”, capaci - nei modi più disparati - di ritrarre, come da sempre il cinema sa fare, una parte di mondo, di umanità, attraverso uno sguardo, più o meno consapevole, sul presente.