Tra i problemi di valutazione dei cambiamenti climatici c'è quello di mettere assieme fattori che possono essere molto diversi a causa di una serie di attività umane differenti che colpiscono certi ecosistemi con conseguenze che possono sembrare locali ma hanno un impatto a lungo termine che si può estendere notevolmente. I cambiamenti climatici causano roghi peggiori, siccità e proliferazione di insetti nelle foreste temperate, come riportato in un articolo pubblicato sulla rivista Nature Communications.

Problemi sono emersi anche nella foresta amazzonica a causa dei cambiamenti climatici sono descritti in un articolo pubblicato sulla rivista Global Change Biology. Alcune aree sono anche colpite direttamente da attività umane: ad esempio, un'analisi condotta da scienziati del Centro de Innovación Científica Amazónica (CINCIA) della Wake Forest University ha esaminato la distruzione di parti della foresta amazzonica peruviana a causa di attività minerarie.

Un team di ricercatori ha condotto la ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications esaminando 50 aree protette come i parchi nazionali americani e le aree circostanti per valutare i problemi emersi tra il 2001 e il 2014. Il confronto tra aree protette e aree circostanti ha permesso di valutare l'impatto delle attività umane. Le aree con problemi limitati sono risultate associate con forti venti in condizioni più fresche e piovose mentre le aree con problemi più vasti sono risultate associate con incendi, crescita nelle popolazioni di certe specie di insetti in condizioni più calde e secche. Nelle aree protette i problemi tendono a essere più limitati e più complessi rispetto alle aree circostanti, dove c'è un'influenza di attività umane. Ad esempio, attività umane come l'abbattimento di alberi per il legname è meno complessa rispetto a un incendio o a una tempesta.

Il problema è creato da condizioni più calde, che sono associate a problemi maggiori per il territorio. Se le aree protette si scaldano, i problemi cominciano ad aumentare e con problemi che interessano un territorio più ampio ci sono maggiori similitudini tra quelli presenti in foreste temperate e nelle aree circostanti. Il riscaldamento non è un problema solo per le foreste temperate. Un team composto da oltre cento scienziati di oltre trenta istituzioni mondiali ha condotto la ricerca pubblicata sulla rivista Global Change Biology come parte del Amazon Forest Inventory Network (RAINFOR). Si tratta di una collaborazione internazionale a lungo termine che ha lo scopo di capire le dinamiche degli ecosistemi della foresta amazzonica.

I ricercatori hanno valutato l'impatto del riscaldamento globale di migliaia di specie di alberi nella foresta amazzonica per capire quali conseguenze abbia avuto su di esse. L'analisi ha riguardato cambiamenti come quelli dell'umidità e dei livelli di anidride carbonica per capire quali specie siano state danneggiate e quali invece abbiano prosperato. Il risultato è che i cambiamenti stanno portando a una predominanza di grandi alberi, quelli che formano la cosiddetta volta della foresta, il suo strato superiore formato dalle chiome degli alberi. Essi hanno i maggiori benefici dall'aumento di anidride carbonica, che permette loro di crescere più rapidamente. Anche gli alberi che crescono più rapidamente in aree lasciate vuote dalla morte di alberi vecchi stanno avendo benefici. Il problema è che specie di tipi diversi rischiano di soccombere con problemi per la biodiversità e quindi per la stabilità degli ecosistemi.

Un'indagine più mirata che riguarda l'impatto delle attività umane è stata condotta dal CINCIA, il principale istituto di ricerca per la ricerca ambientale e lo sviluppo dell'innovazione tecnologica per la conservazione biologica e il ripristino ambientale nella regione amazzonica peruviana. Si concentra sullo sviluppo di soluzioni su come riforestare e ripristinare aree degradate in quella regione, dove c'è una delle maggiori biodiversità della Terra. Purtroppo, nella foresta amazzonica peruviana ci sono anche risorse minerarie con una conseguente attività di scavo che porta a disboscamento e inquinamento. In molti casi si tratta di piccole attività che nella recente ricerca del CINCIA viene definita artigianale, tuttavia l'accumulo degli effetti di quelle attività contribuisce a danneggiare quella regione. Piccoli gruppi di persone si limitano a cercare pagliuzze d'oro nella foresta pluviale e sono difficili da individuare ma ogni gruppo abbatte alberi, aspira i sedimenti fluviali e lascia materiali inquinanti come il mercurio nell'area.

I progressi scientifici e tecnologici possono dare una mano nella conservazione. Nel caso della foresta amazzonica peruviana, nuovi strumenti possono aiutare a identificare le aree colpite dalle attività minerarie artigianali e studi scientifici possono mostrare quali specie native possono essere utilizzate per rigenerare quelle aree.

Queste sono solo alcune recenti ricerche riguardanti le foreste che mostrano vari problemi che stanno avendo come conseguenza diretta o indiretta delle attività umane. La deforestazione ha effetti rapidi sulla biodiversità con un declino che può essere irreversibile portando al collasso di un ecosistema. Ci sono conseguenze sul ciclo dell'acqua e sul terreno dato che gli alberi estraggono l'acqua dal terreno e la rilasciano nell'atmosfera con il risultato di avere un clima più secco e un terreno più debole suscettibile all'erosione fino ad alluvioni di fango in caso di forti piogge in aree collinari. Gli alberi assorbono anidride carbonica e rilasciano ossigeno perciò la deforestazione ha effetti anche sull'atmosfera e sul clima. Gli effetti possono andare ben oltre i territori disboscati e se le tendenze attuali continueranno le conseguenze saranno sempre più pesanti a livello globale.