Ipazia, donna di pensiero e di cultura, modello e riferimento per la società del suo tempo, maestra di sapere così tanto stimata, così come tanto combattuta da chi la temeva come forza di una politica illuminata e generosa, fu la figura della storia più ferocemente colpita dall'ostracismo. Per lei fu talmente feroce il giudizio, che si perpetrò direttamente sul suo corpo, infierendo sulle sue carni, tagliate da quei cocci (ostrakon) che venivano usati per scrivere il nome della persona da ostracizzare, per poi farla scomparire completamente dando alle fiamme i brandelli di quell’emblema di donna che fu. La forma più cattiva e atroce che il dissenso ebbe modo di esprimere, con un ostracismo di fatto materiale oltreché giuridico, fattosi arma nella mano degli uomini.

Che le parole siano esse stesse armi è un dato di fatto e che la pena per ostracismo che scrive parole, anzi nomi sui cocci, distrugga, è altrettanto vero. Quelle parole che il tiranno di turno non vuole che siano dette e che costano la pena al dissenziente, sono pesanti come quelle parole accusatorie che costruiscono e guidano la macchina di persone-automi che obbedendo per salvarsi esse stesse, scrivono il nome di colui che deve essere punito per la difformità del suo pensiero a quello imposto.

Il sistema dell’ostracismo, nato per impedire la tirannide, divenne in realtà un formidabile strumento di lotta politica, ampiamente utilizzato per disfarsi dei rivali, e fu istituito da Clistene nel 510 a.C. nobile e politico ateniese al quale si deve l’origine della democrazia che, secondo Aristotele, consegnò la politica al popolo. Con questo metodo di giudizio, il condannato veniva allontanato dalla vita politica ed esiliato per 10 anni ma conservava i suoi diritti civili. Ma esiste ancora una forma di ostracismo oggi?

Direi di sì e per molti ambiti il popolo muove il giudizio contro la persona che il sistema del potere ha additato per differenza di idee da quelle delineate o per la pericolosità che le sue idee rappresentano. Come si attua?

Sicuramente il mezzo per eccellenza è il social (Facebook, Instagram, Twitter, i più diffusi), con l’informazione digitale, il popolo dei social con i like o con i commenti avvia una valanga mediatica che travolge il personaggio selezionato dal sistema e lo ostracizza senza pietà. Accade in ambiti aziendali, tra ragazzi come forma di bullismo e nell’ambito politico. I maghi della comunicazione politica utilizzano l’ostracismo digitale per allontanare e silenziare i loro portavoce popolari che si disallineano dal contratto.

E siccome la storia si ripete, una forma di giudizio popolare mai stata libera, ma indirizzata da chi definisce la corrente politica, da strumento democratico si trasformò in mezzo di selezione e isolamento del “dissidente”, e anche oggi è ricaduta nella stessa sorte di quando deviò dalla sua originaria funzione. Osserviamo cosa accade ad esempio nel nostro parlamento, e cerchiamo di capire quale sia la funzione del parlamentare. Rifacendosi all’art.67 della nostra meravigliosa costituzione si legge: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”, questa frase stabilisce che gli eletti non sono obbligati a votare come indicato dal loro partito di appartenenza, ma sono liberi di scegliere di volta in volta. Un’indicazione simile è contenuta anche nei regolamenti della Camera (articolo 83, comma 1) e del Senato (articolo 84, comma 1), dove si spiega che un singolo parlamentare può esporre le proprie posizioni a titolo personale, anche se in disaccordo con quelle del gruppo parlamentare a cui è iscritto.

Leggendo poi l’articolo 155 della Costituzione portoghese che fa da riferimento all’introduzione del vincolo di mandato istituito da una parte del nostro governo attuale per i suoi portavoce, questa recita: “i Deputati esercitano liberamente il proprio mandato“, questa costituzione presa a modello è essenzialmente differente da ciò che è stato ratificato in Italia, (la Costituzione del Portogallo consente infatti ai parlamentari di votare contro il proprio Partito o uscire dalla maggioranza, esattamente come da nostra costituzione) non si capisce quindi come possa essere stata interpretata diversamente.

Facendo una svelta riflessione ci rendiamo conto infatti che non è così. Chi svolge il suo mandato parlamentare, in accordo con la costituzionalità del suo ruolo, ed esercitando il suo diritto a intervenire anche contro un provvedimento per il bene del popolo che lui ha il compito di rappresentare, se non è conforme alle direttive, viene ostracizzato. Difficile da comprendere soprattutto perché il guru di una parte politica del governo affermò nel 2010: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione, ed esercita la sua funzione senza vincolo di mandato...”. “Chi è eletto risponde ai cittadini non al suo partito”. Parole importanti e vere queste che purtroppo sono state abiurate da esigenze interne successive. Cosa accade in sostanza?

Il contrasto che viene a crearsi nel caso specifico della trattazione di un decreto legge, di un articolo o di un emendamento si trasforma in un tribunale accusatorio nei confronti del disallineato, del ribelle al vincolo di mandato, colui quindi che è difforme, viene ostracizzato, trattato da traditore, allontanato e infamato sui social da squadre di fomentati votanti che anziché usare i cocci usano piattaforme social. Cocci di quella morale che è andata in frantumi nel nome del potere, cocci di quella ideologia che si era contraddistinta in nome della difesa dei cittadini, per il loro stato sociale, per la tutela della salute e in nome della abolizione delle ingiustizie, degli abusi, insomma in nome di una utopia che come si è visto, nella pratica, s’incrina lasciando cocci di una ortodossia che non è neanche più lecito e consentito difendere.

Come diceva Aldo Moro, la democrazia è imperfetta, esiste quella sostanziale e quella formale, basta guardarsi intorno per capire che quella sostanziale, diversa da quella formale è volta a ridursi a una corsa per la conquista del potere.