Quando vivevo a Milano soffrendo del mal di campagna e di natura, mi consolavo guardando in alto tutti i terrazzi e terrazzini, attici e balconi più belli della città che solleticavano la mia fantasia e la mia immaginazione. Da lì prendevo spunti quando il mio lavoro di compositrice di giardini era appena cominciato e frequentavo con grande entusiasmo il Centro Botanico in Via dell’Orso il corso di Franco Giorgetta, paesaggista che ha recentemente realizzato il Parco di Porta Nuova a Milano, proprio su questi argomenti.

Naturalmente per me era un vero diletto, quando uscivo dalle strutture razionaliste e grigie del Politecnico, e avevo modo di calarmi nelle più belle avventure botaniche al Centro botanico per me rifugio e sollievo assoluto. Dopo anni di corsi, frequentazioni di giardini, giardinieri, vivai e parchi questo desiderio di natura si è accresciuto ma con piacere mi accorgo che è diffuso ormai tra molti, quindi è un'impellenza spesso condivisa quindi ancor più sentita e motivata.

In effetti la vita lavorativa ci costringe in luoghi chiusi e questo in molti ingenera una sorta di frustrazione non sempre manifesta. Spesso il vivere all’aperto rimane un desiderio, un’aspirazione da rimandare alle vacanze, posticipare nei momenti di libertà strappati all’impegno quotidiano. Però chi non riesce a rinunciare alla vita all’aria aperta, quando decide di trasferirsi, pur non potendo disporre di un giardino tutto per sé, trova soluzioni abitative che possano almeno soddisfare questo desiderio nel maggior numero di momenti della giornata e dell’anno.

L’esempio che voglio raccontarvi è quello di una famiglia che avendo trovato un domicilio dotato di spazio all’esterno, un terrazzo articolato in due vani in prosecuzione con il soggiorno, ha deciso di creare meno barriere visive possibili e di realizzare un soggiorno interno-esterno, separati da vetri nel periodo dei rigori invernali e apribili con la bella stagione.

Chiamata ancora a comporre una serie di piccoli spazi da destinare a verde mi sono calata nel contesto, la valle Umbra e la città di Foligno, terza città della regione di origini preromane poi presa da Roma con la costruzione della Via Flaminia attraverso la quale arrivò il popolo conquistatore. Questa città dalle origini molto antiche probabilmente così chiamata per la venerazione di una divinità femminile, Fulginia, è all’incrocio di due fiumi e gode di un clima abbastanza mite, quasi sublitoraneo, benché spesso umido per la sua posizione bassa a livello altimetrico.

I proprietari avendo un bellissimo terrazzo a forma di “L” che guarda tutta la vallata, desideravano poter essere protetti dai venti nella parte nord ma non volevano perdere la vista sul paesaggio nelle altre direzioni. Ho creato così un vero angolo verde con un movimentato bordo a cassettoni in acciaio corten, lungo il perimetro, per non togliere spazio al soggiorno estivo. Qui infatti abbiamo allestito un salotto esterno, una cucina in acciaio per pranzare all’aperto e poi una vasca per bagnarsi durante le giornate più calde. Una grande vetrata consente di chiudere una parte del terrazzo in inverno così che il salotto e la cucina possano rimanere protetti. Avendo avuto una estrema libertà nella scelta delle piante ho voluto inserire tante specie tra le mie predilette dell’areale mediterraneo, osando con varietà insolite, avendo a disposizione vivaisti molto capaci e forniti. Mi sono così potuta inventare associazioni di colori, forme e tessiture che dessero un tono fluttuante e morbido a chi si avvicinasse ai contenitori e provocasse l’istinto a toccare le foglie per il colore, il profumo e il portamento.

Nella parte da proteggere, il lato corto verso nord, ho creato quattro capienti cassettoni con Phyllostachis nigra affinché quando le foglie fossero meno presenti in autunno spiccassero invece i fusti scuri e lucidi. Nel lato più lungo non avrei potuto esagerare con le altezze delle piante quindi ho inserito degli arbusti, delle erbacee perenni e una graminacea, la Stipa tenuissima. Ho ovviato quindi alzando e abbassando in modo sfalsato le altezze dei cassettoni tra 60 e 90 cm, diversificando anche la loro profondità per non creare un monotono effetto barriera. In questo lato più lungo, di otto cassettoni tutti diversi ho piantato molte specie diverse: il mirto profumatissimo dalle foglie lucide con fiori bianco crema e bacche blu, nella varietà bassa (Myrthus communis pumila), un gruppo di Sedum in diverse varietà (Sedum album coral carpet, palmieri e cauticola) insieme a Semprevivi di colori diversi (Sempervivum tectorum e Othello), il Convolvolus cneorum, una specie nordafricana che vive bene anche in Italia dalle foglie argento e i fiori bianco puro a campanella. E ancora un’altra graminacea molto vaporosa e bella anche in inverno con i suoi leggeri pennacchi Pennisetum alopecuroides Hameln, alternata a pittospori nani dalla foglia coriacea, sempreverde lucido brillante.

Non mancano in altri cassettoni le specie profumate e belle per natura: l’elicriso dalle foglie grigie al sapore del curry e i fiori gialli che produce in abbondanti cascate tutta l’estate, il rosmarino varietà “Boule” dal portamento ricadente-prostrato, le Salvia canariensis albiflora con portamento arbustivo vigoroso, foglie grandi sagittate profumate e fiori bianchi con grandi e vistose brattee. Non poteva mancare nel catalogo mediterraneo una specie poco usata nei giardini, invece molto generosa nelle fioriture primissime dell’anno ancora in inverno, l’Erica multiflora, un arbusto sempreverde che si può incontrare nei boschi misti mediterranei con piccolissime fioriture rosa che ricordano dei micro campanellini di un profumo delicatissimo e dolce. Ancora meno conosciuta una specie tutta mediterranea Blupeurum spinosus che solo pochi amanti di questa flora conoscono, che popola i costoni rocciosi del bacino del mediterraneo e fa fioriture verde acido molto evidenti. Le sue foglie brillanti se le stropicciate emanano un profumo molto intenso di resina.

Mi rifaccio solitamente a specie profumate, con fioriture scalari ma soprattutto l’uso delle mediterranee è legato al fatto che spesso sono specie a bassa manutenzione sia in termini di potature, concimazioni e trattamenti sia a ridotta esigenza idrica e sono tutte arbustive o erbacee perenni adatte ad aree mediterranee-fredde. I contenitori li ho progettati su misura e contengono terriccio con pomice non ricco, senza apporto di torba, su uno strato drenante di 20 cm alla base che porta dei fori per il deflusso dell’acqua, naturalmente li ho foderati internamente di tessuto non tessuto per evitare percolamenti di terriccio durante le annaffiature che avvengono con un piccolo impianto di irrigazione a goccia.

Ha proprio ragione il maestro francese di arte del giardino Olivier Filippi, e bellissimo il suo libro Per un giardino mediterraneo. Il verde senza irrigazione, uscito per Jaca Book nel 2008, il giardino senz’acqua è una bella sfida e l’uso delle specie mediterranee lo consente ma solo in piena terra, anche se posso dire che queste specie avrebbero potuto sopravvivere anche con rare irrigazioni di soccorso, certo l’effetto non sarebbe stato quello che vedete…