Negli anni Sessanta, Londra fu il palcoscenico di un incontro destinato a lasciare un'impronta indelebile sulla scena culturale italiana. Nella capitale britannica, Massimo e Francesca Valsecchi, entrambi appassionati collezionisti d'arte, intrecciarono le loro vite, dando origine a una delle collezioni più affascinanti e influenti del nostro tempo. Massimo, erede di una famiglia di banchieri e mercanti, portava con sé una tradizione di collezionismo radicata nella storia, con antenati come Ottavio Costa, celebre per aver commissionato a Caravaggio il capolavoro Giuditta e Oloferne, oggi custodito a Palazzo Barberini. Già a 15 anni, Massimo iniziò la sua collezione privata appassionandosi alle opere di Lino Schenal. Francesca Frua De Angeli, dal canto suo, proseguiva l'eredità del nonno, Carlo Frua De Angeli, lasciandosi guidare dal gusto personale e dall'amore per l'arte nella scelta delle sue opere.

Insieme, i coniugi Valsecchi hanno trasformato la loro passione condivisa in un progetto culturale di ampio respiro. La loro collezione non solo arricchisce il panorama artistico, ma ha anche svolto un ruolo cruciale nella promozione della fruibilità della cultura in Italia. Grazie al loro impegno, hanno aperto le porte di un patrimonio artistico straordinario a un pubblico più vasto, dimostrando come la passione e il mecenatismo possano influenzare positivamente il mondo dell’arte.

Negli anni, la coppia ha vissuto tra New York, Londra e Milano, trascorrendo tre mesi in ciascuna città per immergersi nel panorama artistico mondiale. Nel 2015, maturarono la decisione di tornare in Italia, e l’anno successivo acquistarono Palazzo Butera, un imponente edificio settecentesco situato nel quartiere storico della Kalsa, a Palermo.

Palazzo Butera, un tempo dimora della nobiltà siciliana, è diventato il fulcro del loro sogno: un luogo che, dopo anni di abbandono e decadenza, è stato risvegliato dalla loro passione e dedizione, trasformandosi in un polo culturale che unisce passato e presente. Questo magnifico palazzo, che una volta custodiva la storia di Palermo, oggi si apre al mondo con una nuova energia.

I coniugi Valsecchi, nella cornice di Palazzo Butera, creano una sinergia armoniosa tra antico e contemporaneo, dando vita a un dialogo artistico che si sviluppa attraverso trenta sale espositive. A queste si aggiunge uno spazio dedicato a conferenze e attività didattiche.

Le porte del palazzo si aprono con l’installazione artistica di Anne e Patrick Poirier, i quali trasformano i frammenti ritrovati nei cortili e al piano terra durante il restauro del Palazzo, riorganizzandoli in nuove composizioni suggestive. Proseguendo il percorso, la prima sala rende omaggio all'artista inglese Tom Phillips, scomparso il 28 novembre 2022. Il resto del piano terra ospita opere di artisti come Eugenio Ferretti, David Tremlett, Elisabeth Scherffig, Claudio Costa, arricchite dalle fotografie di Thomas Joshua Cooper e Hamish Fulton, per citarne solo alcuni.

Salendo al primo piano si è accolti dagli affreschi eseguiti da Martorana e da Fumagalli, databili fra la metà del 1761 e il 1762. In questi ambienti sono custoditi capolavori come i dipinti di Annibale Carracci e Edward Burne-Jones, arredi delle Grandi Esposizioni, porcellane Ginori del XVIII secolo e raffinati vetri francesi del primo Novecento. Proseguendo lungo lo scalone monumentale, disegnato nel 1836 da Eugène Viollet-le-Duc, si accede a una maestosa Galleria. Questa, in passato, era stata parzialmente nascosta da un controsoffitto, che celava i resti di un grande affresco settecentesco, ora nuovamente visibile in tutta la sua bellezza.

Questa breve descrizione di Palazzo Butera è solo un accenno alla monumentalità della collezione Valsecchi, che si sviluppa in un dialogo armonioso tra modernità e antichità, senza trascurare oggetti decorativi e di design. Il vero merito del progetto dei coniugi Valsecchi, però, risiede nel loro approccio democratico all’arte, che rompe le barriere dell’elitismo tipico delle collezioni private. Attraverso la riapertura di un palazzo storico nella Kalsa e la fruibilità della loro vasta collezione, i Valsecchi contribuiscono all’educazione e alla formazione culturale, rendendo l’arte accessibile a tutti.

Opere di inestimabile valore storico e culturale, che altrimenti resterebbero nascoste al pubblico, vengono invece messe a disposizione di tutti, promuovendo una cultura inclusiva e aperta. Questo atto di condivisione non solo garantisce la protezione e la conservazione delle opere d'arte, ma ne valorizza l'importanza. L'esposizione pubblica, museale o attraverso mostre temporanee, accresce la consapevolezza del loro significato storico, incoraggiando una maggiore tutela a lungo termine.

Il ruolo fondamentale della fruibilità delle collezioni private e del mecenatismo culturale risiede nella capacità di preservare e promuovere l’arte. Grazie a questi gesti, il pubblico ha l'opportunità di accedere a opere straordinarie, mentre artisti e opere trovano il supporto necessario per prosperare e perpetuare il patrimonio culturale. Il mecenatismo moderno, come quello dei Valsecchi, non è semplicemente un atto di collezionismo, ma un impegno attivo e consapevole nella diffusione, protezione e conservazione della cultura per le generazioni future.