Soggetto: visione di un atteggiamento sociale cogitato oggi per un tempo differito nella primavera-estate del 2019...
Trama: una donna e un uomo che proiettano nel quotidiano la parte ludica e notturna del loro essere.
Genere: Noir, con visioni oniriche metropolitane dal gusto optical e metallescente figlie di una luce lunare argentea che cangia di emozioni accessoriate di cuoio nero, borchiato, sulle tracce di profili che si illuminano delle luci di Parigi, con una pennellata di passione sanguigna e di verde speranza verso il finale e bagliori aurei di verità che tutto illuminano.

Ritmo della narrazione: lunghi passi per una sintassi dalle gambe chilometriche, quanto parentesi graffe, con quell'accenno country di chi “monta a cavallo dei ponti della Senna” con la gamba tesa verso la libertà di espressione, senza preconcetto, ma con la forza che dalla notte deriva come amica e luogo della conoscenza di mondi possibili fuori dagli schemi.

Il corpo del testo è accorciato e strizzato ai minimi termini dal taglio del lessico dell'autore: asciutto e conciso. Il suo fraseggio utilizza abbreviazioni dal tratto napoleonico alzando il punto vita sino a creare ragazze la cui esperienza espressiva si compie attorno al busto da poco sotto il seno sino al primo fianco. Qui si accede alla gamba e alle curve che la modellano in una nuova formula sintattica dove le linee accennano ad aperture di paragrafi sull'inedita esperienza nel mondo adulto della libertà dopo il dovere che si assapora nella prima giovinezza.

La struttura della storia è dark con quel pallore che tinteggia i volti di chi è protagonista di un’esistenza notturna con veletta o lente scura: fedele a quella vita in blazer che nelle più buie ore del giorno diviene disinvolta. Ragazze e ragazzi, protagonisti del racconto, filtrano il mondo attraverso una rete di sguardi che si captano attraverso la notte.

Il black power emerge a rivestire i corpi dei protagonisti di nappa impalpabile. Fianchi, vita e spalle sbuffano e si dilatano verso il mondo della couture geometrica e nella forma dandy rock, da Bowie a Paul Weller, mescolando generi e categorie. La mano di chi ha raccolto l'esperienza della “Rive Gauche” parigina si lascia andare a quel racconto di sensualità ed eros che hanno fatto scuola dagli anni sessanta in avanti e orchestra la giusta causa di un incontro che ha lasciato il segno del genio in chiunque abbia attinto a quel certo “Yves...” anche quando ne ha sottratto il nome rinnovandone il DNA.

Hedi intesse una trama la cui protagonista Celine è affiancata ad un uomo: l'uomo di Celine. Su 96 “pagine” (uscite di sfilata) circa la metà sono su di lui. Quest'uomo si struttura con spalle tese e giacche dalla forma conica e piatta su gambe a stelo dalle curve inedite. Tutto è spigolo per un corpo vinilico.

Per questi ragazzi della notte parigina i corpi celesti irradiano dei laminati e dei metalli accostati al sottile bianco e nero di cravatte, camicie e completi che sono base lirica di graffiti su pareti da tracciare di passioni spensierate per una vita in musica sulle orme artistiche di Christian Marclay.

Tutto ciò che serve nel tempo delle tenebre è comprendere che lo spazio di quella vita è totale e lo si deve vivere accompagnati da accessori che dell'utile abbiano la funzione ma non l'abito e che per proporzioni e atteggiamento rispecchino l'animo black e rock di chi se li porta nelle strade della capitale francese come nel mondo.

Sul testo di Celine: Paris la Nuit la grammatica di Slimane parte privativa di quell'accento di chi prima di lui l'aveva resa celebre. Chi lo ha voluto come autore (Bernard Arnault), voleva Slimane con tutto il suo DNA e il risultato ne rende atto alla lettera, sino all'ultima virgola...e ribadisco...virgola.