Lo studio di Simon Laureyns è all’aperto sotto un grande portico a Ghent in Belgio. La pratica artistica nasce direttamente dall’ambiente e dalla natura in cui vive permettendogli uno sguardo attivo verso quanto lo circonda.

Il suo lavoro nasce da una duplice attività, la preparazione del pensiero che precede il gesto in studio; le due attività possono definirsi una di tipologia intellettuale identificabile come interna, l’altra, quella tesa a recuperare materiali, esterna in quanto presuppone una volontà di ricerca all’interno del paesaggio urbano.

Simon Laureyns setaccia attentamente il territorio, individuando e recuperando materiali rappresentativi della memoria del nostro ambiente contemporaneo.

Come per la serie Memory Lane, dove era lampante che Laureyns davanti all’oggetto d’uso urbano non più utilizzabile – e pronto per essere rimosso come per esempio un porta-bicilette incidentato o una panchina – compiva un’azione di prelievo dal luogo d’origine e di ricollocazione all’interno di un nuovo contesto, rivalutando e studiando con attenzione artistica la sua trasformazione; così anche per la serie Shelter painting realizza un’azione simile, questa volta scegliendo l’ultimo elemento nomade della civiltà contemporanea urbanizzata: la tenda da campeggio usata, che l’artista intelaia. La serie Shelter painting, esposta per la prima volta a #fuocoapaesaggio, vuole evidenziare l’importanza dell’organizzazione sociale, dettata da regole ora stereotipate che nel corso dei secoli sono andate a circoscrivere la libertà individuale ed intrinseca dell’essere umano.

La tenda, l’elemento identificato, è l’abitazione mobile per eccellenza, nasce dalla necessità di spostamento delle comunità nomadi. Tipica delle popolazioni non stanziali che dovevano spostarsi da un luogo all’altro in cerca di cibo seguendo la stagionalità, quest’abitazione è stata poi sostituita da nuclei urbani in evoluzione, quando l’uomo ha deciso di sostare per un lungo periodo in una zona creando nuove regole sociali e civiche.

Con Shelter painting, l’artista individua la contrapposizione che l’uomo istintivamente possiede con le leggi sociali da lui stesso create, che l’hanno reso sedentario, verso il bisogno e il desiderio di riconquista di una libertà che lui stesso si è negato.

Il termine painting presente nel titolo della serie, indica la volontà da parte del belga di identificarsi pittore. I painting di Laureyns nascono dalla sua predisposizione all’osservazione, all’analisi e alla raccolta di oggetti del mondo che lo circondano e che si auto-sostengono ed una volta intelaiati possono convertirsi in quadri.

È all’interno dei titoli che il concetto di artista - pittore viene ribadito, a partire da Based painting, realizzata dopo il lungo periodo di residenza in Cile, dove Laureyns agiva in maniera diretta sul supporto della tela dopo averla preparata, una serie di passaggio dove c’è ancora il gesto classico del pittore e la pennellata è ancora evidente anche se leggera ed evanescente, ed è proprio qui che l’artista inizia il suo percorso verso l’annullamento del suo stesso segno, indagando quello che lo circonda. Il tema dell’annullamento torna nei Billboard painting, dove il retro di una serie di cartelloni pubblicitari stratificati viene intelaiata per contestare e evidenziare come il messaggio pubblicitario conformantista possa essere bypassato e scavalcato unicamente girando il suo medium.

La pennellata scompare nei Pool painting e nella serie Billboard painting dove materiali bidimensionali di riuso vengono intelaiati per poi arrivare ai Shelter painting dove compie un’azione ulteriore decidendo di porzionare un oggetto nato per essere tridimensionale una volta montato. Cuciture antistrappo e cerniere chiuse invadono i monocromi di tela sintetica tirata che mostra il passare del tempo.

Cerniere che diventano simbolo di un uomo desideroso di privacy ed intimità e al tempo stesso di protezione. Cerniere lampo che mostrano un uomo desideroso di libertà e unione con la natura e i suoi ritmi, ma, forse, non ancora pronto a lasciarsi alle spalle le comodità del mondo moderno. Le tende di Laureyns mostrano il passare del tempo, il sole ha scolorito il tessuto, lo sporco si è depositato e piccoli strappi sono stati ricuciti come delle cicatrici sulla pelle.

È come se Simon Laureyns, decidendo di porzionare ed intelaiare il tessuto tecnico, sia il primo a tentare, in maniera consapevole, di riconquistare l’iniziale libertà, come l’uomo tenta di fare decidendo di tornare ad un nomadismo moderno e sospendere regole sociali.

Ed è proprio all’interno del titolo - della seconda personale di Simon Laureyns ad A+B Gallery – Skinny Dipping che si coglie pienamente il significato dell’azione dell’artista. La tenda, nata con lo scopo di protezione e di riparo, è sempre stata il luogo sicuro dove potersi spogliare da ogni travestimento sociale, spazio-rifugio dove poter tornare primitivi. La tenda, come luogo d’intimità ma anche come una pelle da cui non possiamo spogliarci, in quanto spazio della verità e libertà incondizionata.

Tutto il lavoro dell’artista belga è caratterizzato da una riflessione sulle opposizioni e contrapposizioni della società.

Se all’interno della serie Pooltable, l’artista centra l’attenzione su come le regole del gioco venissero dettate della regole delle superfici, intelaiando il tessuto dei tavoli da gioco da biliardo, consumati dalle azioni ripetute della stecca che striscia; qui possiamo constatare che la serie Shelter painting riflette la volontà dell’uomo di possedere una sedentarietà con regole sociali precise e un’organizzazione, la maggior parte delle volte statica, che preclude gli originali istinti di indipendenza, libertà e verità.