Quando leggiamo Barbari è quasi immediata l'associazione alle invasioni barbariche studiate sui libri di storia. Le invasioni da parte di popoli provenienti dalla Germania e da alcune zone dell'Europa centro-orientale hanno segnato la storia dell'Impero romano durante il VI secolo fino al 476, anno della disgregazione dell'Impero romano d'Occidente. Difficilmente possiamo delineare le caratteristiche di un popolo e studiarne la storia se non attraverso un'analisi dei suoi limiti e delle sue potenzialità.

Sull'origine dei Barbari sappiamo davvero molto poco. Il termine stesso di Barbari è stato attribuito per indicare, in maniera piuttosto generica, qualsiasi popolazione vista come potenziale antagonista e pronta all'invasione di territori impreparati alla sua avanzata. Si tratta di popoli che, una volta insediati, hanno agito in una politica di aggregazione, accostamento e simbiosi (anche se questa verrà realizzata appieno solo con i Franchi); popoli che hanno cercato di creare una sinergia tra la propria cultura di appartenenza e quella di coloro che li hanno “accolti”.

Quando parliamo di Barbari ci riferiamo a tribù di nomadi che si spostavano alla ricerca di una stanzialità che, sicuramente, a loro mancava. Erano veri e propri guerrieri che avevano fatto del combattimento e della mobilità una loro prerogativa essenziale. La loro cultura, tribale, era fondata principalmente sulla capacità di dominio sugli uomini. I Barbari si avvalevano di un sistema di leggi emanate da un re scelto e ritenuto “il re del popolo”, al quale poco interessava il semplice controllo territoriale.

Il processo di integrazione seguito all'incursione dei Barbari ha portato a una comunanza tra due grandi culture, vale a dire quella barbarica da una parte e romana dall'altra. Non a caso, da un certo momento in poi, si parlerà di “civiltà romano-barbariche”. Ovviamente, c'è stato scambio e arricchimento tra le due civiltà. I Barbari hanno ereditato dalla cultura romana alcune strutture del potere, modus vivendi (favorivano matrimoni misti, ad esempio), finanche ad arrivare a una conversione religiosa (erano cattolici ariani, alcuni politeisti, altri pagani).

Nonostante gli “ultimi Barbari della Penisola italiana” siano stati considerati i Longobardi, l'influenza di questa cultura ebbe un'eco enorme nel tempo. Ed è proprio da questa consapevolezza che può nascere una riflessione anche sul concetto di etnogenesi tardoantica e medievale, utilizzato da diversi studiosi per spiegare la genesi di determinate etnie (basti pensare all'etnogenesi dei Longobardi).

L'etnogenesi è vista quindi come un lungo percorso di influenze reciproche e determinanti che, in alcuni casi, hanno cambiato radicalmente la società fino a modificarne la struttura e la fisionomia.