La fotografia invade Milano e il suo hinterland come un vortice e, dal 24 aprile al 30 giugno, sarà di scena la tredicesima edizione di Photofestival 2018, la rassegna annuale di fotografia d’autore che ha scelto come titolo: Innovazione Conoscenza Storia.

Il programma coinvolge 165 mostre fotografiche di autori affermati ed emergenti, una serie di eventi collaterali con incontri, workshop, letture portfolio e performance. E, per la prima volta, le 100 sedi espositive, una rete di gallerie, musei, biblioteche, palazzi storici e contemporanei che aderiscono alla kermesse si allargano oltre il centro città e le fasce periferiche per raggiungere città limitrofe come Pavia e Legnano.

Roberto Mutti, milanese, fine giornalista, critico esperto e docente di fotografia è il Direttore artistico di questa manifestazione fin dagli esordi e conosce nel dettaglio il mondo della fotografia.

Dopo ben 12 edizioni, cosa è cambiato nel Photofestival milanese?

Prima eravamo noi a sollecitare le gallerie e adesso succede esattamente il contrario. E anche il numero di 165 mostre di quest’anno, che è un numero altissimo, (l’anno scorso erano circa 150) dimostra che la richiesta di partecipazione di nuovi enti e gallerie è sempre in aumento.

Il focus scelto per questa edizione della rassegna Innovazione Conoscenza Storia vuole sottolineare la realtà e il futuro di Milano. E questo implica anche la richiesta agli autori di progetti legati a questo tema?

Non necessariamente. Noi diamo un suggerimento, una linea, una parola d’ordine ma lasciamo a tutti la libertà di adeguarsi o meno. Tentiamo comunque, almeno nelle iniziative che organizziamo noi direttamente, di tenere conto del passato che non va dimenticato perché sono le nostre radici, del presente che è quello su cui lavoriamo e il guardare in avanti che è il senso del nostro vivere, tre temi che trovano profondi significati simbolici nella fotografia. L’esempio più lampante è la copertina del catalogo e l’icona della manifestazione, realizzata ad hoc che rappresenta un primo piano di un arco del Duomo che guarda in fondo verso le montagne e in mezzo c’è CityLife.

La grande kermesse dedicata alla fotografia d’autore promossa da AIF (Associazione Italiana Foto & Digital Imaging) e realizzata in collaborazione con Camera di Commercio di Milano, Confcommercio Milano, presenta 165 mostre diffuse sul territorio metropolitano con un ruolo centrale per due edifici storici come Palazzo Castiglioni di Confcommercio Milano e Palazzo Giureconsulti di Camera di Commercio di Milano, ma la novità più rilevante è il coinvolgimento di realtà fotografiche oltre a quelle di Milano e dell’hinterland.

L’intento è avvicinarsi a tutte le realtà che in qualche modo dialogano strettamente con Milano, come Pavia, Legnano e altre province lombarde. È un seme lanciato dal Festival per continuare con la fotografia a raggiungere e coinvolgere altri luoghi lombardi.

Quali sono le altre novità del Festival?

Parliamo delle mostre. Alcune sono importanti perché promosse direttamente dalle aziende. Canon e Nital sono presenti con due mostre al Museo della Scienza. Panasonic fa una mostra a Palazzo Castiglioni e c’è Eataly con un’esposizione nella sua sede. E poi Olympus apre una bella mostra di Pino Ninfa al Centro Culturale di Milano in largo Corsia dei Servi. E ancora, la mostra istituzionale del Touring Club e altre due mostre inedite, una di Antonio Beato all’Archivio del Castello e quella del fotografo coreano Koo Bohnchang all’Acquario Civico di Milano.

E a proposito degli incontri e degli appuntamenti che coinvolgeranno il pubblico?

Una cosa nuova è che gli incontri, i dibattiti e gli workshop si sono arricchiti. Ci saranno tre appuntamenti all’Urban Center. Una serie di appuntamenti con Pino Ninfa dove la musica e i concerti s’intrecciano alla fotografia. E incontri da Eataly sul cibo. Tra le tante cose abbiamo dato spazio e tanti autori in centro come in periferia. E abbiamo coinvolto parecchie biblioteche come quelle di Baggio e Crescenzago che sono luoghi di aggregazione culturale dove passano molte persone. E la fotografia occupa spazi belli e insoliti come la mostra di Valentina Tamborra alla Kasa dei libri. Al Palazzo dei Giureconsulti ci sono due esposizioni di spicco. Una è una collettiva di venti autori, omaggio a Peppino Giovenzana e una mostra di Folco Quilici in bianco e nero dal titolo Testimone del mondo. Tra gli appuntamenti milanesi e gli incontri con gli autori all’Urban Center un dibattito sul tema del lavoro con quattro autori tra cui Raoul Iacometti e poi la Fotografia in 3D con Franco Gengotti. È ancora fotografia? invece è il titolo di un incontro con gli autori che sviluppano tematiche legate a diverse sperimentazioni.