Per apprezzarli sono bastati cinquantacinque secondi. Tutto il resto del tempo speso ad ascoltare la loro musica è servito solo da conferma. Una volta ottenuti i brani registrati finora dalla band – che faranno parte del primo disco in studio, la cui uscita è prevista per i prossimi mesi – do una scorsa ai titoli e faccio play sulla prima traccia, Numbness: un feedback di chitarra squarcia il silenzio, anticipando l'ingresso sincopato della batteria; un suono di sottofondo si aggiunge e fa da preludio all'entrata in scena del basso e delle chitarre; il groove si fa completo e coinvolgente, e poco prima che scocchi il minuto arriva anche la voce, profonda e insidiosa come il tessuto sonoro che l'aveva preceduta. Il valore di un progetto musicale non può certo essere stimato dopo una manciata di secondi. Tuttavia, se in questo conciso lasso di tempo inizia a vibrare quel segreto recesso dell'anima che spesso nemmeno tonnellate di musica riescono a destare, un motivo fondante ci deve pur essere. E infatti c'è.

The Shameless nascono a Ragusa nell'ottobre del 2016 dall'incontro di Ippolito Nicolini (voce e chitarra), Gianpaolo Cassarino (basso, tastiere e violino), Alberto Difalco (batteria), Gaetano Scribano (chitarra) e Giuliano Spataro (chitarra). Il sodalizio risulta subito fruttuoso e in breve tempo ecco i primi brani e le prime apparizioni dal vivo. A distanza di poco più di un anno, le registrazioni dell'esordio discografico ormai imminente sono già terminate, e si pensa già al capitolo successivo. Di tutto questo e altro ancora si è discusso insieme ai ragazzi del gruppo in una fredda sera di gennaio.

Cominciamo dalla domanda che non vorrei facessero a me se dovessi parlare della mia band. «Shameless», e cioè «sfrontato», «senza vergogna». C'è una ragione particolare alla base di questa scelta? E chi è stato a proporre il nome?

Il nome è stato proposto da Ippolito, ma la scelta è arrivata dopo una lunga serie di proposte da parte di tutti i componenti. All'inizio alcuni di noi non erano molto favorevoli, ma, riflettendoci sopra, fra tutti quelli vagliati era questo il nome che meglio di ogni altro rispecchiava la nostra essenza, giacché per ognuno di noi risulta indicativo di un approccio diretto e senza remore. Col tempo sono poi emersi significati, attitudini e contiguità che inizialmente nessuno aveva preventivato, ma tanto più importanti perché ci hanno fatto capire di aver operato la scelta giusta.

Ascoltando i vostri brani è impossibile non scorgere una patina oscura che li caratterizza tutti, benché ogni singolo pezzo possieda una natura propria e irripetibile. Questo fa sì che di volta in volta si intuiscano influenze differenti per la scrittura delle canzoni, ed è facile immaginare che, fatta eccezione per la naturale matrice comune, ognuno di voi abbia un personale background di ascolti che poi ha riversato all'interno del gruppo.

C'è da dire che nessuna creazione artistica prescinde da una forma di disagio, ovvero che ogni processo creativo sottintende una precedente sofferenza la quale viene poi sublimata attraverso l'arte. In altre parole, fare arte e risultare più o meno “oscuri” è inevitabile. È ovvio poi che la fonte dark-wave nel nostro caso gioca un ruolo fondamentale, poiché fa parte di quel background comune cui facevi riferimento tu. Ciononostante, c'è un'innegabile differenza tra i singoli componenti della band ed è proprio questa la nostra forza, anche perché ci ha portati a mettere in atto una sorta di reset generale, un azzeramento utile a staccarci da ogni possibile condizionamento. Un processo indispensabile per chi, come noi, non pensa alla realizzazione di prodotti per il mercato ma vuole mettersi al servizio della musica, e cioè della creazione artistica libera, personale e incondizionata.

Ascoltandovi appare evidente una forte impronta stilistica. Era stata preventivata nel momento in cui avete deciso di suonare insieme, oppure è emersa in seguito?

No, niente di preordinato. Sin dalla prima prova abbiamo basato tutto sulla spontaneità e spesso anche sull'improvvisazione. Il brano Starlight Shadow, ad esempio, è nato già nel corso della prima prova, e il suo nucleo originario deriva proprio da quella session. Solo in un secondo momento, dopo aver maturato uno stile personale, è cambiato l'approccio: in prima istanza ci sono sempre l'istintività e l'improvvisazione, ma queste, sulla scorta di ciò che è già stato fatto, vengono naturalmente incanalate dando un certo taglio stilistico.

A proposito di Starlight Shadow, mi sembra interessante sottolineare che si tratta anche del vostro primo videoclip. Mi volete dire qualcosa in proposito?

Il video è stato girato lì dove era nato, e cioè in sala prove, ed è opera di Alessandro Mignemi. Si tratta di un live in studio, in bianco e nero, crudo e senza fronzoli. Il testo e la musica sono abbastanza sognati, e questo crea una sorta di contrasto fra la componente sonora e quella scarna ed essenziale del video. È stata una bellissima esperienza, stimolante e formativa, e stiamo già pensando a un possibile seguito.

So che nel fine settimana appena trascorso avete registrato altri due brani, giusto?

Sì, si tratta delle canzoni che vanno a completare le registrazioni del primo disco. Una delle due è in realtà fra le nostre primissime composizioni. Questo perché all'inizio abbiamo prediletto quelle più dirette, immediate, lasciando in coda i brani che necessitavano di una cura diversa in fase di arrangiamento. Col senno di poi possiamo dire che il rinvio è stato prezioso, e i due brani hanno infatti beneficiato di freschezza e nuova linfa vitale.

Progetti per il futuro?

Suonare, suonare e ancora suonare! Scherzi a parte, possediamo già un'ottava traccia, forse la più bella scritta fin'ora, ma all'unanimità abbiamo deciso che il disco in uscita sarà composto da sette brani, e che quest'ultima farà parte invece della successiva uscita discografica. Il titolo del primo album sarà Blossoms, e non è affatto casuale: i boccioli nascono spontaneamente, sono indifesi e allo stesso tempo selvaggi, e soltanto in un secondo momento sbocceranno trasformandosi in qualcosa di più robusto e duraturo.

Che dire? Ad meliora et maiora semper!