«Credo che sia uno dei più grandi artisti al mondo. Ma potrebbe essere anche il peggiore»

(Adam Lindemann, gallerista)

Maurizio Cattelan (Padova, 1960) è probabilmente il più conosciuto e il più internazionale artista vivente che la nostra penisola può vantare. Nei sui circa 28 anni di carriera ha esposto in alcuni dei più importanti musei del mondo e i suoi lavori, che hanno fatto della provocazione e della indignazione (in chiave spesso ironica) la loro arma principale, sono stati battuti all’asta per milioni di dollari. Lo scorso anno gli è anche stato dedicato un documentario dal titolo Be Right Back (Torno subito) in onore di uno dei suoi primi interventi artistici.

Tutti noi conosciamo alcune opere dell’artista padovano, ma quali sono le più iconiche, provocatorie e profonde della sua intera produzione artistica? Ecco un elenco delle 10 opere che hanno fatto entrare Maurizio Cattelan nella Hall of Fame delle maggiori personalità artistiche mondiali.

1. Working is a Bad Job (1993)

Uno degli esempi più lampanti che dimostrano il sentimento di ribellione da parte di Cattelan nei confronti del sistema dell’arte contemporanea risale al 1993, anno della 45esima Biennale di Venezia. Invitato a partecipare alla progetto espositivo Aperto ‘93 (una mostra nella mostra ideata da Helena Kontova e Giancarlo Politi dedicati ai talenti emergenti), Cattelan decise di non presentare una propria opera e affittò il suo spazio espositivo a una ditta di profumi che pubblicizzò il proprio prodotto. L’operazione venne intitolata Working is a Bad Job (Lavorare è un brutto mestiere) e come previsto provocò curiosità da parte del pubblico e dalla critica.

2. A Perfect Day (1999)

Risale al 1999 l’apoteosi raggiunta da Cattelan attraverso la ridicolizzazione dei galleristi con cui lavora. Dopo aver fatto travestire da leoni il duo di galleristi napoletani Umberto Raucci e Carlo Santamaria (Tarzan & Jane 1993), il noto Emmanuel Perrotin da coniglio-pene (Errotin le vrai lapin 1995) è il turno di Massimo De Carlo. Il gallerista di Milano, con cui tuttora collabora, durante la mostra A Perfect Day viene immobilizzato dall’artista e appiccicato con del nastro isolante al muro della galleria. L’incredibile opera d’arte vivente è così servita, anche se a termine del vernissage De Carlo verrà ricoverato in ospedale a seguito di un malore.

3. VI Biennale dei Caraibi (1999)

Altra trovata riuscitissima di Cattelan fu, nel 1999, l’organizzazione insieme al curatore Jens Hoffmann della VI Biennale dei Caraibi che si sarebbe svolta a Saint Kits, nelle Piccole Antille. Per l’evento sono stati chiamati artisti del calibro di Olafur Eliasson, Chris Ofili, Gabriel Orozco e tanti altri. L’avvenimento, con tanto di locandina ufficiale e cataloghi, suscitò grande interesse e scalpore nel mondo dell’arte contemporanea che successivamente comprese che si trattava di una finta biennale che si risolse in una vacanza di otto giorni per i dieci artisti invitati. Una critica giocosa nei confronti dell’incessante aumento di nuove biennali d’arte (di dubbia qualità) nel mondo. Ancora una volta Maurizio Cattelan si prese gioco dell’intero sistema dell’arte.

4. La nona ora (1999)

Si tratta probabilmente della creazione più conosciuta e provocatoria di Cattelan. Presentata per la prima volta a Basilea (durante una personale alla Kunsthalle) è stata successivamente esposta a Londra, in occasione della collettiva Apocalypse (2000) organizzata dalla Royal Academy. L’opera rappresenta papa Giovanni II, con tanto di bastone pastorale in argento, che giace su un tappeto rosso (un chiaro rimando al sangue della Passione di Cristo) colpito da un meteorite. L’artista rappresenta, in modo incredibilmente personale e realistico, il passo dell’Apocalisse di Giovanni in cui una pioggia di astri si abbatté sui potenti della Terra, nei giorni che precederono il Giudizio Universale. La nona ora (quella in cui Cristo invocò l’aiuto del padre) è anche l’icona di una critica all’autorità: “Il papa è un personaggio che ci ricorda che il potere, qualsiasi potere, ha una data di scadenza, come il latte” (da Art e Dossier n.345 dedicato a Cattelan, Ludovico Pratesi). Qualsiasi siano le interpretazioni da parte del pubblico, l’opera venne battuta da Christie’s nel 2001 per 886 mila dollari.

5. Hollywood (2001)

Nel 2001, durante la 49esima Biennale di Venezia curata da Harald Szemann, Cattelan, ispirandosi alla tradizione della Land Art, fece costruire sulla collina-discarica di Bellolampo (Palermo) una gigantesca scritta bianca “Hollywood” identica a quella americana che noi tutti conosciamo. Come evento collaterale alla biennale venne organizzato un esclusivo volo Venezia-Palermo riservato a collezionisti, curatori e direttori di museo. Durante il viaggio Maurizio Cattelan, vestito da stewart, servì da bere e da mangiare a tutti i passeggeri.

6. Him (2001)

L’opera dotata della più forte carica emotiva è senz’altro Him (Lui) che rappresenta Adolf Hitler in posizione di preghiera. Il dittatore è senza cappello, indossa vestiti borghesi che richiamano il tipico vestiario degli studenti degli anni Trenta, il viso sembra essere commosso (sta chiedendo perdono?) e l’intera figura appare indifesa, umana, nonostante rappresenti l’emblema dell’Olocausto. Nel 2012 Him venne esposta all’interno del ghetto ebraico di Varsavia e le polemiche, ovviamente, non si fecero attendere. Attraverso un sapiente intervento curatoriale l’opera inizialmente poteva essere vista solo di spalle, risultando come un inoffensivo bambino in atto di preghiera. Una volta avvicinati e girati attorno alla figura si scopriva la realtà e il sentimento inesorabilmente cambiava. È Lui (Him). Nel 2016 l’opera venne venduta da Christie’s New York per 17 milioni di dollari, record assoluto per un lavoro di Cattelan.

7. Untitled (2004)

In molti si ricordano lo sgomento provocato da quei tre manichini di bambini impiccati ai rami di una quercia in piazza XXIV Maggio a Milano. L’intervento di Cattelan fu commissionato nel 2004 dalla Fondazione Trussardi e fu bersaglio di innumerevoli critiche (ma anche allo stesso tempo difeso) da parte della politica e di alcuni cittadini. Nonostante l’installazione nascondeva una precisa simbologia il fatto interessò i media soprattutto per la caduta di un muratore che tentò di staccare i manichini appesi.

8. L.O.V.E. (2010)

L’imponente scultura in marmo di Carrara, che domina Piazza Affari, posta di fronte al palazzo della Borsa di Milano, è divenuta ormai un simbolo della città meneghina. Realizzata nel 2010 l’opera rappresenta una mano aperta con le dita mozzate, ad eccezione del medio. Cattelan non ha mai spiegato del tutto la sua creazione ma le interpretazioni da parte del pubblico sono molteplici. Potrebbe rivelarsi come una critica scherzosa al mondo della finanza, oppure un affronto al saluto fascista simbolo di dittatura, quella mano tesa che era già stata fonte d’ispirazione per l’artista (Ave Maria, 2007).

9. America (2016)

Dopo alcuni anni di pausa dalla produzione artistica Cattelan torna sulla scena mondiale con America, realizzata nel 2016. Si tratta di un wc interamente rivestito d’oro massiccio e collocato in uno dei bagni unisex del Guggenheim Museum di New York. Il pubblico potrà usare liberamente questo “servizio” d’autore. L’opera sarebbe stata ispirata dalla grande disuguaglianza economica che affligge gli Stati Uniti. Secondo l’artista il wc da 18 carati si collega ad alcuni famosissimi lavori del passato come Fontana (1917) il più famoso ready-made di Marcel Duchamp e la Merda d’artista (1961) del nostro Piero Manzoni. L’opera rimarrà nel museo della Grande Mela in attesa di essere acquistata da qualche collezionista.

10. The Single Post Instagram (2017)

Si tratta dell’ultima trovata di Cattelan che, sfruttando il più popolare social network per la condivisione delle immagini, ha creato un’opera d’arte in continua mutazione. Ogni giorno una singola e diversa foto, quasi sempre ironica e divertente, accompagnata da una breve frase viene caricata e poi rimossa forse a sottolineare quanto sia effimero il mondo in cui viviamo. Non ci è dato a sapere se sia Cattelan in persona a controllare il suo account personale, quel che è certo è il grande seguito che The Single Post Instagram ha ottenuto in pochissimo tempo: oltre 52mila follower. Un chiaro esempio di fare arte attraverso uno dei social network più utilizzati dalla massa.

Bonus. All (2011-2012)

Il 4 novembre 2011 venne inaugurata al Guggenheim Museum di New York la prima antologica, intitolata All, di Maurizio Cattelan, il quarto artista italiano vivente ad aver avuto l’onore di esporre in uno dei musei più importanti al mondo. Centoventotto opere realizzate nel corso della carriera vennero appese con delle corde, a ventuno metri di altezza, al soffitto del museo. L’allestimento divenne una gigantesca installazione site-specific, una messa in scena rivoluzionaria, in perfetta sintonia con il carattere ribelle dell’artista. Al termine della mostra americana Cattelan dichiarò: “Ho sempre considerato il fatto di essere artista come un mestiere, e niente mi impedisce di cambiare mestiere” (da Art e Dossier n.345 dedicato a Cattelan, Ludovico Pratesi). Delle dichiarazioni che fanno intendere la volontà da parte dell’artista di interrompere la propria carriera. Intento che come sappiamo non sarà rispettato da Maurizio Cattelan, colui che si prese più volte gioco del Sistema dell’Arte e di tutti noi, il grande pubblico.