La bellezza salverà il mondo
(Fëdor Michajlovič Dostoevskij)

Ripartire dalla bellezza, dalla memoria del tempo che fu. Condividendo conoscenza, esperienze e oggetti, scambiandosi informazioni che recuperino storie e stili, anche di vita.

Per fare questo, ci sono luoghi che ti fanno venire voglia di passato, di esplorarne i meandri più nascosti, dove ti senti subito a casa. Ci sono luoghi magici dove la patina del tempo ti fa tornare bambino e ti ridà la forza e la voglia di sognare. Quella che magari avevi trascurato per un po’. Ci sono luoghi dove gli angeli si sono fermati a pensare, quasi accoccolati al tepore di un lume leggero, luoghi dove vorresti stare tutto il giorno - e perché no, anche la notte - a crogiolarti nei ricordi e nei racconti della tua città di un tempo, che anche i nonni ti descrivevano con cura, pazienza e tenerezza. Quanto li vorresti poter riascoltare oggi! Ci sono luoghi dove vorresti addormentarti, dove appena entrato vieni avvolto da un’aura positiva che ti ritempra. Ci sono luoghi magici. Ci sono luoghi unici. Indimenticabili.

Passeggiando per Ferrara se ne ritrovano ancora alcuni, molti sono ormai scomparsi come l’onda che cancella le orme sulla sabbia. Se si ha la mente libera e leggera, poi, è ancora più facile trovarcisi di fronte. Uno di questi è Langelo Atelier, che conquista subito, cattura, avvolge, rapisce, porta lontano. Un mondo di fiaba antica dal profumo di rosa e dal sapore di torta vanigliata, dove si trovano angoli di passato che pensavi di non poter conoscere, frammenti di vite misteriose e curiose che ti vengono incontro, felici di condividere con te la loro storia. Qui, la prima volta, ho incontrato la proprietaria, oggi amica, che mi veniva incontro con il suo dolce e amichevole sorriso, i suoi capelli ricci (estrosi e ribelli come i miei), i suoi boeri e le sue caramelle colorate. Perché qui la dolcezza è fatta di sorrisi ma anche di cioccolatini dal liquore intenso che, adagiati comodamente e amichevolmente su un’antica ed elegante ciotola d’argento, nella loro carta colorata, accolgono gli ospiti e li invitano a starsene lì a guardare e chiacchierare come in un’elegante sala da tè. Qui ci si sente in famiglia, gli amici arrivano, chi compra e curiosa, chi cerca qualcosa, chi parla di un merletto, di un quadro o di un corso di pittura, chi ricorda i fasti passati della città estense. M’incuriosisco, voglio sapere di più su quel posto che Alice potrebbe facilmente considerare il suo bellissimo e unico paese delle meraviglie. È come se mi venissero trasmessi consunti e meditati appunti di viaggio, con entusiasmo. Un viaggio nel tempo che sa di taccuino di pergamena, quella carta dal colore di madreperla che affascina anche i più giovani.

Nato tutto una domenica mattina, con la voglia di fare qualcosa di diverso dal solito per passare il tempo e un’idea: dal Mercatino di Emmaus alla passione che prende la mano e fa nascere un progetto il passo è breve e rapido, perché la possibilità di cercare qualcosa e il gusto di trovarla era ed è ancor oggi impagabile. Fino a un negozio che ricorda quando Ferrara era un faro per la cultura italiana, quando si pubblicavano giornali che ispiravano tutta la nazione, una città oggi bella e un po’ dormiente e sonnecchiante che necessita di aria e respiro nuovi. In questo atelier che prende forma, oggi si (ri)dà anche vita a tanti oggetti che hanno la loro storia, contribuendo a ridurre gli sprechi e ad allungare la vita delle cose stesse. Si parla quindi il linguaggio del riciclo, del riuso, della riparazione di tutto quello che può ancora servire. Sostenibilità, si direbbe oggi.

Nulla va abbandonato, tutto serve, tutto si riusa, nulla sfugge al suo passato e al suo destino, alla sua storia, al suo carico emotivo ed emozionale. Qui approda di tutto: dagli oggetti personali, come le pellicce, la bigiotteria, le borse, gli accessori di moda, ai mobili, soprammobili, lampade, lampadari, libri, quadri, cornici e anche belle e tornite sculture. Sono tutti oggetti che non muoiono in fondo a un cassetto, nel buio di una cantina o di un solaio, cose che non si perdono, e molte di queste hanno una storia che le accompagna. Come la macchina da scrivere Underwood del 1925, appartenuta a un dirigente sindacale della Lega dei lavoratori, e in quei tempi, in pieno fascismo, erano momenti duri per gli attivisti di sinistra. Oppure la raccolta di vecchie cartoline che un soldato ferrarese inviava regolarmente a casa a ogni spostamento del suo reparto durante la Grande guerra e che s’interrompe alla sua morte in combattimento. O una Madonna dal volto candido che guarda al cielo e ci ricorda la bellezza della vita. Ma, soprattutto, la bella effige di un angelo con colubrina, originalmente parte di una banderuola a vento di un’antica casa padronale, che oggi presidia la vetrina del negozio e ne ha ispirato il nome. Siamo in un altro mondo, credetemi. I pensieri volano lontano, lentamente, alcuni si portano via le preoccupazioni, il grigio e i disagi, almeno per un po’.

Rimettere in giro oggetti che hanno finito una fase della loro funzione è, da un lato, un’immensa emozione culturale, perché testimonia il passato degli individui, non lo dimentica e ne fa tesoro, e, dall’altro, un atto di civica utilità, in quanto, come dicevamo, diminuisce gli sprechi allungandone la vita d’uso. Emozione a parte, poi, è la costante e continua scoperta di opere d’arte di artisti locali: una fusione di emozioni che coniugano l’atmosfera dei luoghi e delle storie che si percepiscono nei nostri territori. La missione è rimettere in circolo il Passato per dare consistenza al Futuro. Bellissimo. Questo posto ti fa sentire davvero a casa. Qui ho comprato anche un antico comò dagli ampi e profondi cassetti. Da ordinare e risistemare, ma non troppo, come i miei desideri. Lì metterò tutti i miei sogni più grandi e importanti, pronta a tirarli fuori al momento opportuno. Con accanto una profumata e intensa lavanda.