Nel mezzo secolo di attività professionale medica ho avuto la fortuna di esercitare per circa un ventennio nell’ambulatorio dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (IPZS). Venni così a contatto con quel crogiuolo di grandi incisori che, negli anni Settanta, lo costituivano: Eros Donnini, i due Vangelli, padre e figlio, Alceo Quieti, Tullio Mele, Pietro Nicolò Arghittu, Francesco Borrelli, Giuseppe Verdelocco, Antonello Ciaburro, Rita Morena…

Erano il fior fiore dell’arte incisoria del tempo: per farne parte era necessario essere esperti nell’uso di uno strumento importante, il bulino. Per mezzo di questo, il disegno e i tratti delineati e incavati su materie dure riuscivano - e riescono - a imitare “le forme, i lumi degli oggetti visibili e può moltiplicarne gli impronti per mezzo dell’impressione”: il procedimento tecnico dell’incisione calcografica è molto accurato; si pratica incidendo il metallo semplicemente con il detto strumento da taglio, piccolo utensile in acciaio temperato, tagliato trasversalmente e affilato.

Si deve all’IPZS se ancora è mantenuta viva la stampa calcografica da ‘incisione a bulino’ finalizzata a conservare e perpetuare la tecnica. Questa è intesa nella sua essenza di espressione artistica, quale interprete dell’opera d’arte a cui è ispirata - e non semplice e meccanica forma di traduzione - equivalente a conservare un patrimonio di cultura.

Amo ricordare come l’incontro con il “Centro filatelico”, nel momento del mio ingresso nell’ambulatorio medico, sia stato propiziato dal caro e sfortunato amico Francesco Borrelli. Nato a Roma nel 1950 e formatosi nella bottega paterna, affinò gli studi diplomandosi maestro d’arte orafa all’Accademia d’arte orafa di Roma. Vinse due concorsi per giovani orafi dell’Università e Nobil Collegio di Sant'Eligio [1] nel 1968-69 e nel 1971 partecipò alla mostra internazionale di Parigi d’arte orafa ricevendo dall’organizzazione una particolare menzione. L’arte orafa rimase la sua principale attività sia per il continuum con la tradizione di famiglia sia per la scelta professionale che ampiamente lo soddisfaceva.

Nel 1975 però vinse una borsa di studio per seguire un corso per la formazione di incisori a bulino presso l’IPZS, tenuto dal maestro Lino Bianchi Barriviera [2]; qui acquisì la specializzazione nella lavorazione grafica e calcografica delle carte valori in genere e in particolare nella micro¬incisione per la creazione di francobolli.

Si cimentò in numerosi francobolli, tra i quali, molto apprezzato il 120 lire celebrativo del settimo centenario dei Vespri Siciliani: realizzato in calcografia, raffigurava la chiesa di Santo Spirito, detta a Palermo anche “del Vespro”, risalente al XII secolo [3]; si cimentò pure nelle carte valori tra le quali alcune banconote per il Perù; nei titoli di Stato. L’incisione, della quale fu irriducibile sostenitore, soprattutto quella a bulino per la quale nutrì una particolare passione, gli consentì di arricchire quel suo modo eclettico che lo caratterizzò.

Fu lui il primo artista che conobbi, al mio ingresso nella sede del Poligrafico, perché proprio in quel momento era in arrivo uno dei suoi due figli: a seguito dell’assistenza alla moglie, furono nove mesi di incontri e di conseguente amicizia. Ci unì quel piccolo rettangolo di carta che in tutto il mondo si usa incollare a un angolo della missiva, chiamato francobollo. Ma non solo: fu pure fattore di spinta la “curiosità” che ci accomunò. Tutti e due siamo stati sempre alla ricerca di interessi culturali i più vari. Così che, quando lo invitai per la prima volta a una serata rotariana, non solo venne personalmente ma, avendo saputo che era iniziato l’impegno per il progetto rotariano Polioplus [4], si adoperò perché fossero presenti alte autorità dell’IPZS.

Francesco, del quale conservo diversi disegni in china e ricordi vari, per una serie di traversie - che la vita non si peritò di evitare anche a chi ben altro avrebbe meritato – concluse il suo percorso terreno molto presto. Nel pieno della sua vita attiva, infatti, l’infedeltà della moglie lo fece precipitare in un abisso dal quale non riuscì a venirne fuori [5].

Si creò poi una nuova vita con Èva Vitor; fu docente della cattedra di incisione e grafica presso le scuole comunali di Palazzo Rospigliosi in Zagarolo. Il suo interesse per innumerevoli attività lo portò a farsi promotore e sostenitore di molteplici iniziative, culturali e umanitarie, quali mostre d’arte, convegni, manifestazioni. La generosità e l’umanità insomma caratterizzarono la sua nuova vita. Èva gli diede quell’amore intenso che ogni uomo sogna ma il trauma della perdita della famiglia lo macerò sino ai precordi.

Il 24 Dicembre 1998, a soli 48 anni, si spese a Vienna, patria di Èva. Ella lo pianse con parole scolpite in quell’oro che lui amava plasmare:

A te… maestro di vita / a te… pittore di sogni / a te… fiore reciso / a te… amico perduto / a te … luce nella notte / a te … vento sulla sabbia / a te… grande fratello / il mio ricordo e il mio amore / finché il sole non scalderà più / i miei occhi e il mio cuore.

Note:
[1] Gregorovius, nella sua Storia di Roma nel Medioevo, così scrisse: Da lungo tempo esisteva a Roma la corporazione degli orefici, dapprima associati ai sellai e ai fabbri; separatisi da costoro nel 1509 si costruirono, col beneplacito di Giulio II, la chiesa di S. Eligio in Via Giulia, il cui progetto è di Raffaello. L’onore, la storia, la cultura del Nobil Collegio degli orafi ed argentieri di Roma è chiaramente espressa dal Gregorovius, in poche righe, a testimonianza di quanto potere e professionalità godessero gli orafi romani: Professionalità, cultura e, soprattutto, amore per il proprio lavoro sono proprietà rimaste vive nel tempo tra i membri del Nobil Collegio, contribuendo a mantenere vivo e attuale lo spirito e le finalità della Congregazione.
[2] Lino Bianchi Barriviera [Montebelluna (Treviso), 1906 - Acilia (Roma) 1985; Barriviera, cognome materno il secondo, che egli aggiunse a quello paterno a partire dal 1933], disegnatore, pittore e incisore, dopo i primi anni della giovinezza, visse a Venezia e a Firenze; nel 1935 si stabilì definitivamente a Roma e alla fine degli anni ’70 si trasferì fuori città ad Acilia.
[3] Per il giorno dell’emissione lo sportello filatelico palermitano si dotò pure dell’annullo speciale figurato.
[4] È un progetto voluto dal Rotary International e finalizzato alla vaccinazione dei bambini di tutto il mondo contro la poliomielite che, iniziato in quel 1987, è ancora oggi in pieno svolgimento. Quella del dicembre 1987 fu una serata conviviale rotariana intensa, alla quale parteciparono, entusiasmati pure da Donnini, lo stesso direttore generale dell’IPZS, Alfredo Maggi e il direttore centrale dello stesso Istituto, Dante Tozzi.
[5] Sono grato a Nicolò Arghittu per avermi fornito notizie, su Francesco, complementari e successive al mio pensionamento.