Tra musica colta e popular, attingendo alle proprie radici e al lungo percorso di studi classici, oggi vi parliamo della composizione di Renato Fucci, che punta al cuore dell’ascoltatore. Diplomato in Organo, in Composizione e direzione corale, infine in Direzione di banda al Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli, Renato Fucci esprime il proprio sentire musicale in diverse direzioni: da una parte la dimensione corale, dall’altra quella espressiva più personale e intima di compositore e pianista. Per quanto riguarda la prima, Fucci dirige cori di voci bianche fin dal 1997, per anni ha composto musica polifonica corale, inoltre ha diretto il coro polifonico della parrocchia di Fontanarosa (AV). Proprio al suo paese natale ha dedicato un’ambiziosa opera lirica: scritta nel 2013 e divenuta anche sua tesi di laurea, si intitola Gli amanti del carro, ambientata in uno scorcio di Irpinia nel 1902.

Alle sue terre torna nel 2017, con il primo lavoro solista: Primidimaggio è una sorta di “poema per pianoforte” ispirato a una sua esperienza irpina, dalla quale è nato un racconto che fa da linea-guida all’opera. Nove brani per pianoforte solo, tra minimalismo contemporaneo e piena melodia mediterranea, che superano e trasfigurano il contesto territoriale per dare vita a un nuovo lirismo romantico in grado di comunicare con le generazioni contemporanee e future.

Concept Primidimaggio

1. Primidimaggio
(Girotondo)
L'uomo strano vaga per un giardino carico di profumi, un giardino verde, un verde selvatico, puro, senza confini o paletti, una natura libera ed estesa. Bambini e ragazzini vi giocano seguiti dallo sguardo delle madri sedute alle panchine e, con le madri, vigilano saggi anziani, dispensatori di consigli e beatamente carezzati dalla luce che avvolge quell'inconsapevole angolo di dolcezza. Un mondo dove regna la Signora Quiete: quel posto sembra un Eden d'altri tempi, il segno di una felicità antica. Ma la Vita incombe vorticosa come un mutevole girotondo e l'uomo strano, alla fine, se ne allontana, perché quel girotondo infonde malinconia e ancestrali pensieri lo pervadono. È intenzionato a rispondere a quelle innumerevoli domande della coscienza. Si può trasferire quella "Quiete" dentro ognuno di noi per realizzare un mondo in cui regnano solo i pensieri felici? Il grande enigma inquieta l'uomo al punto da creare un dialogo con l'anima, un interrogativo continuo e incalzante. Decide, quindi, di mettersi in cammino alla ricerca della formula o del segreto che possa svelare il mistero.

2. Straluná
(Lentoandare)
La luna proietta una debole luce su un sentiero semi-oscuro, come un faro su un'isola sperduta.
L'uomo strano percorre il pericoloso sentiero, stretto e impervio che taglia una fitta vegetazione. È convinto di trovare la formula che snodi il groviglio dei pensieri ansiosi in cui l'uomo oggi è completamente immerso. Il segreto è lì, a portata di mano.
Mentre percorre la selva egli avverte un'instabile inquietudine che lo accompagna fino al raggiungimento di un'ampia radura, dominata dallo splendore di una immensa luna che sorridente gli indica un nuovo percorso che si incunea in un fitto bosco con alberi dai vetusti tronchi. La luce crea giochi di colori rari. La luna divertita sorride allo spettacolo. Il sentiero ora si inerpica tortuoso tra rami vecchi e rovi spinosi. Arriva in cima al dosso di un alto precipizio. Volge lo sguardo in basso e vede un rio fragoroso che scende burrascosamente alle spalle di due anse che chiudono il colle.
Il luminoso raggio si affievolisce e, sorridente, la luna gli sussurra:
"Sei arrivato in un luogo dove potrai fare a meno della mia guida. Buon sentiero e buona fortuna".

3. Rusalka
(L'inganno)
L'orizzonte ceruleo segna il nuovo giorno. La tranquilla insenatura ha curve perfette disegnate tra due colli che cadono a picco nel fiume.
Attorno, fiori variopinti già deliziano la vista.
L'uomo, rapito dal limpido paesaggio montano, si ferma sotto un albero dalla folta chioma attraversata dai dorati raggi del sole.
Nella quiete del primo mattino soffuso di dolci profumi, sospesa sulle acque, gli appare una donna bellissima, avvolta da bianchi e candidi veli, una donna dai lunghi capelli annodati con grazia. I suoi occhi si confondono con il brillante verde della natura incontaminata.
La donna gli viene incontro sicura, inizia a parlargli con tono rassicurante. L'uomo immediatamente si tranquillizza instaurando un dialogo confidenziale.
Rusalka principessa e protettrice delle acque, ha una voce calda e suadente, una voce che ammalia.
L'uomo racconta del viaggio intrapreso e di quella curiosità che lo ha spinto ad entrare nel cuore della montagna dove ha origine il "Fiume".
Il fascino misterioso della donna lo rapisce. Rusalka mostra, adesso, un volto da una luce insolita uno sguardo affascinato, all'uomo strano. Gli racconta fantastiche storie sulle ninfe e sull'origine della sua famiglia reale.
Catturato dalla bellezza della donna con pochi veli, l'uomo comprende immediatamente di essere preda del tranello dell'amore fuggevole e dei pensieri labili. Le suadenti e ammalianti parole non riescono a convincerlo. Approfittando di una delle brevi immersione rigeneranti di Rusalka nelle fredde del fiume l'uomo scappa dalle malefiche astuzie per raggiungere un posto sicuro.

4. L’Atufara
(Alla fonte)
L'uomo strano, ormai libero dall'inganno e desto, corre attraverso il bosco fino a raggiungere l'imponente salto della cascata.
Qui, sorpreso e incantato, ammira lo spettacolo delle acque fredde e cristalline che si infrangono come pietruzze sulle sottostanti rocce, creando giochi e vortici guizzanti.
Il fiume allora parla. Parla direttamente al cuore dell'uomo.È il verbo di un vecchio saggio che narra, con maestosa solennità, il miracolo della vita.
Una timida sorgente, esigua fonte, che si ingrossa, tra rivoli e gorghi capricciosi, e diventa un sapiente corso d'acqua. Una storia incredibile, dove il secolare corso delle acque, racconta il ciclo cosmico della vita.
L'uomo, confortato e rassicurato, comprende appieno il significato del suo viaggio e accoglie il saggio invito a proseguire tra radure e boschi, tra valli e colli, tra luci e ombre alla ricerca del "trapezio".

5. Il sentiero della lupa
(Verso nord)
Le parole del fiume rincuorano l’uomo strano, parole amiche che lo aiutano nella ricerca dei pensieri felici. Così decide di proseguire il suo viaggio. Un cartello gli rivela che quello da percorrere è il sentiero della lupa. Le fantasie sulla lupa e le tante storie lo inquietano al punto da rendergli, ora, i passi incerti, traballanti. È tentato dal ritornare al fiume. Si ferma, riprende fiato e poi prosegue perché egli sa che il raggiungimento dell'obiettivo rappresenta la risoluzione dei problemi dell'umanità e della convivenza fra essi.
Rincuorato, riprende a salire per il sentiero che si inerpica verso un colle ricoperto da folta boscaglia. Con passo cadenzato, raggiunge la sommità del colle da dove scorge, in lontananza, la tana della famigerata lupa. Decide di avvicinarsi con cautela. Lì l’uomo si ferma e aspetta…
All’improvviso, dalla tana emerge la bestia e l’uomo, tremante, ora striscia da una ramo all’altro…
La lupa, che ha con sé i suoi piccoli, non si accorge di lui. I lupacchiotti, intanto, saltellano come grilli per la fame. Mamma lupa, dal fare ansioso, cerca di scavare nel terreno dal fogliame spesso, alla ricerca di qualche larva da far mangiare ai cuccioli. Qui succede un fatto nuovo: la lupa appare all’uomo strano come una delle tante creature dell’universo. È dotata dello stesso istinto materno dell'uomo: dare la vita per proteggere la vita che ha generato. Svanisce così l'idea dell'animale feroce e cattivo che le tante e antiche storie ci hanno tramandato.
La lupa è lì, innocente nella sua selvatica purezza e l’uomo strano, incredulo, si accorge di aver sfatato una leggenda che si tramanda da secoli.
"La cattiveria è di chi la pensa non di chi si immagini la possieda".
Quante volte l'uomo è "lupo" nei suoi atteggiamenti prepotenti e violenti nei confronti di tutte le specie animali?
La riflessione lo lascia interdetto per qualche secondo...
Poi riprende lentamente il suo viaggio.

6. L'albero dei presagi
(Il sogno)
Il viaggio continua, perenne ma ciclico: in un momento pensa di essere giunto alla meta e, subito dopo, si accorge di ripartire.
La strada è di nuovo tutta in salita e porta al colle da dove, improvvisamente, si apre una radura dai sgargianti colori primaverili. Piante dal profumo intenso circondano un maestoso albero dall'ampia chioma. L'albero che domina la sommità del colle, troneggia come un vecchio e sapiente dispensatore di consigli, allunga i suoi rami simili a braccia divine tese verso lo spazio senza fine.
L'uomo strano avverte una serenità dimenticata e prova a fermarsi per poco tempo sotto quel tronco imperioso. Preso dalla stanchezza, si abbandona ai suoi piedi. Gli occhi, lentamente, si chiudono fino a immergersi in una strana dimensione onirica: è l'albero a parlare.
*Dal girotondo sei partito
La grande luna ti ha guidato
L'inganno hai sfatato
Il fiume ti ha parlato
La lupa hai incontrato
Al re Albero sei arrivato
Il bacio delle nuvole vedrai
Il riflesso sul lago ti incanterà
Nel grande trapezio della vita
Entrerai.

7. Il bacio delle nuvole
(La danza)
L’uomo apre gli occhi e capisce di aver dormito profondamente. Ma i ricordi sono vivi, la voce gli risuona come eco fra le rocce e gli suggerisce di andare avanti verso un sentiero in discesa. Il primo presagio si materializza rapidamente davanti a sé: un piccolo branco di nuvole bianche danzano rincorrendosi e baciandosi come ad annunciare l’arrivo di un tempo felice, oltre la tempesta. È uno spettacolo senza tempo che ridona serenità all'uomo.
L’uomo strano, con l’inquieta meraviglia di un bambino, ammira il concerto di nuvole che aleggiano sopra il suo capo: sono foglie che l’autunno agita lentamente tra i rami oppure fiocchi di neve sospinti da un vento leggero. Ogni nuvola rincorre l’altra: si prendono per mano, si abbracciano, si fondono e poi si distaccano come una danza in una notte fatata. L’uomo strano avverte l’inizio di un tempo nuovo.
Ora guizzi di nuvole pirotecniche proiettano un girotondo vorticoso sul piccolo lago.
Sono acque sovrastate da rocce chiare. Acque che si colorano di un argento vivo, ignoto ai mortali.
L'uomo strano rimane incantato a condividere quella danza dagli schemi tribali che gli suscita emozioni remote e rivoluzionarie. Un naturale sorriso ridona forma al suo volto incupito a indicare è lì il soffio del vento del nord, quello che dolcemente lo accarezza come la mano protettrice di una madre affettuosa.

8. Il piccolo lago d’argento
(Riflessi)
L’uomo strano si ferma estasiato a contemplare tanto spettacolo. Ricorda allora le parole di un’antica leggenda, ascoltata da fanciullo:
"Un lago dai colori argentei, racchiuso tra i monti, che nascondeva un mistero nelle sue acque cristalline, il mistero della eterna felicità".
Ora, sopra quelle acque, le nuvole tornano a danzare e l’uomo segue i riflessi di quelle forme capricciose e cangianti: ora la forma di un grande ombrello, ora di un capriolo in corsa e ora di un grande manto che copre l'aere. Le nuvole girano vorticose librandosi nell’aria per poi ridiscendere a picco sul lago nel quale pare si immergano. I guizzi di luce, il gioco dei lampi divertono l’uomo strano che prova a inseguire, come un ragazzino divertito, i riflessi dei bagliori disegnati dal passaggio improvviso sul piccolo lago correndo su e giù per quella magica valle. È un divertimento libero da pensieri che non assaporava da tempo. Un divertimento fatto di gesti semplici, di momenti e luoghi che la natura quotidianamente ci dona ma sempre più spesso non siamo in grado di carpire, di coglierne il senso. Il sorriso spontaneo si stampa come un lieve fotogramma sul suo volto incupito.
Adesso i suoi occhi sorridenti, dai riflessi azzurro come il cielo, fissano lo sguardo verso l'alto. Il trapezio che lo protegge ormai è sgombro di quelle nuvole passeggere che tanta gioia gli hanno trasmesso.

9. Il trapezio dei pensieri felici
(Ccv)
Il paesaggio, carico di simboli, arcani e attuali nello stesso tempo, si trasforma ancora e i suoi contorni sembrano disegnare un grande trapezio, un quadro coloratissimo, stupefacente. Una sensazione di felice levità trasporta il Nostro in una nuova dimensione, eterea, soffice, generatrice di pace. L’uomo si sente spinto a meditare sui misteri della Vita e il circolo dei suoi pensieri fluisce libero, protetto da quel magico trapezio.
Le note di una melodia della natura, rapiscono l’Uomo e lo cullano dolcemente come le onde di un mare antico che lo rassicura e infonde speranza. Intravede un nuovo sentiero nel breve chiarore dell'imbrunire che affronta con passi decisi e veloci.
Il sentiero porta a una città e dentro la città, un giardino…
Il racconto finisce qui.

Il trapezio è la forma-spazio che ci accoglie in quel limbo dell’esistenza dove i dubbi e i cambiamenti, forieri di angoscia, si mondano del loro potere per assumere un senso nuovo. L’uomo si abbandona a un senso immanente della Vita, una trascendenza ove incanalare tutto ciò che è mondano, la giusta (perché autentica) introspezione, la capacità di guardare al-di-là delle proprie finitezze, la consapevolezza che l’inizio spiega la fine e la fine l’inizio.