16 Dicembre 2016
Sul treno, due ragazzi, molto giovani, si baciano di continuo, guardandosi negli occhi, come se lo sguardo potesse fare da sigillo eterno. Poi lui arriva alla sua fermata. Un ultimo bacio e scende di corsa. La guarda da giù, lei col naso vicinissimo al finestrino, fa piccole condense di respiro sul vetro. Lui si batte piano il pugno sul petto, come per dirle: "Ti porto nel cuore". Ma lei non fa cenni. Lo guarda, persa. Spaventata. Ed è come se tutto di lei dicesse: "La mia anima può vivere, nel tuo cuore, sì. Ma io, tutta intera, carne-ossa-naso, no".
19 Dicembre 2016
Le notti d'inverno, in cui te ne vai. Un paesaggio innevato che vedo dal finestrino. I rami altissimi delle tue ciglia, la discesa libera del naso, ed io che sempre senza equilibrio mi rompo le costole in picchiata sui tuoi denti. E mi immergo nelle coperte parlandoti coi brividi, un piccolo sisma che non avverti, ma che hai voluto tu, strappandomi le radici. E la mia caduta poco ti importa, ché non sarò mai una tua mancanza, una valanga troppo innocua, che non si gonfia mai di te. Io sono solo un errore, un imprevisto preso come un segno, un sassolino che da solo non ti riporterà mai a casa.
16 Gennaio 2017
Quando qualcuno piange sul treno, io non so mai cosa fare. Perché sei costretto ad essere presente ad un dolore che non conosci e che non puoi curare in nessun modo. Però dalla seconda volta che mi è successo, ho iniziato a lasciare dei bigliettini. Appena prima che uno dei due scenda dal treno, io gli do il mio bigliettino. Con parole semplici. Le prime che mi vengono. Perché io credo che nel dolore siamo tutti uguali. Che esternarlo ci renda ridicoli, a volte, e che ci punti mille riflettori di pietà addosso. Ma che si possa ritrovare un nanosecondo di pace se un'altra persona, anche se estranea, ti avvicina le dita agli occhi per non farti accecare.
24 Gennaio 2017
Ti tocco le labbra, con la punta delle dita, le muovo lente, le lascio umide di te, per sfogliare meglio, studiosa della tua esistenza, ogni pagina della tua enciclopedica bellezza.
2 Febbraio 2017
Tu ruoti lo sguardo intorno al mio corpo, per capire in cosa tu sei meglio, la taglia in più del seno, l'ampiezza del fianco. Io quando poso lo sguardo su di te è te che cerco. Come ti modellano le dita di una mano? Che suono fai quando ti sfiorano i capelli? Come rispondono le tue ciglia all'invasione di ciò che hai dentro? Tu mi pesi, mi misuri. Io sto in silenzio e chiedo.
8 Febbraio 2017
Il Festival quando c'eri tu. Io ero troppo piccola per capire, tu troppo grande per dimenticare. La cucina che sa sempre di te, anche oggi. La poltrona un palmo aperto sotto il tuo peso. "Lo vede anche lo zio in Germania", dicevi. Per te l'Eurovisione era un miracolo che univa gli occhi di chi amavi nello stesso punto. Io lì, in quel punto, ritorno, ogni anno. Perché sono fatta di nostalgia. Non sono attenta alla voce che stona, al vestito sbagliato. Non chiamo troia una donna perché è bella, ricordo quello che mi hai insegnato. Io non credo nella musica che sento. Ma sento te, e di questo mi accontento.
24 Febbraio 2017
Invidio quegli uomini tenaci, che si incatenano, che salvano balene. Io passo la vita a rosicchiare corde, a tormentarmi le labbra, trattenendo respiri. Quando perdo l'equilibrio tiro giù chi mi è accanto, perché penso che possa rallentare il dolore, che possa soffiarmi su d'amore, e mai riesco a prevedere lo schianto. Io non posso salvare niente. Più stringo per proteggere te, fragile, e più ti rompo in mille pezzi contro il mio cuore.
Sono un'urgenza che pesa quintali, legata alla zampa di un uccellino. Un allarme che suona straziante nel mezzo di un bel sogno. La paura che svena di silenzi la più sana delle poesie.
27 Febbraio 2017
Ho una voglia insopportabile di ostentare il male. Di disattivare la leggerezza. Di gettarmi come cemento sulla tua schiena. Di ridare ai denti la loro vera funzione. Di sopprimere la forma, possedendo la sostanza. Voglio violare. Insinuarmi. Estorcere. Disseminare. Stratificarmi di roccia e fuoco. Svettare dalla terra come un brutto monumento al tuo candore. Smetterla di farsi del bene, a costo di morire di attenzione.
6 Marzo 2017
Vorrei tornare intatta, riprendermi i resti, cancellare le mie impronte digitali. Lavarmi via da te, impedirti di spogliarmi, petalo dopo petalo, a strappi netti, in un m'ama non m'ama che t'ama sempre.
13 Marzo 2017
Baciarti come se fosse una perquisizione. Per inchiodarti di fronte ad una prova schiacciante, un respiro che cambia direzione. Ma tu conosci un codice di sblocco che la tua lingua muove sulla mia, per fare incetta di tutti i miei tesori. Mentre io provo ad incastrarti, tu mi scappi dalle dita, mi scassini le parole, macchi irrimediabilmente ogni mia poesia.
15 Marzo 2017
Quando vivevo ancora nel mio piccolo paese in Salento, e non riuscivo a dormire, mi arrampicavo sul terrazzo, passando dalla finestra di camera mia, trascinandomi una coperta che mi facesse da bozzolo. Mi fermavo anche ore a spiare le case degli altri, a dedurre l'ultimo fumo che esce dai caminetti, a guardare le stelle senza mai credere di poterle contare. Ma da quando vivo qui non ho un terrazzo da raggiungere con la prontezza di uno slancio. E allora vengo a spiare te. Per farlo apro una finestra col tocco di un polpastrello. Mi arrampico sulle tue parole, sulle canzoni che scegli, sui piccoli mattoncini di testo che trascrivi tra virgolette, sui tuoi sorrisi dietro filtri di colore come fumo di caminetto. Ti guardo gli occhi e so di non poterti misurare. Ho sempre saputo di non poterlo fare. Solo mi fermavo così a guardarti, ed esprimevo un desiderio tutte le volte che riuscivo a non farti cadere.