Il cinema disegna un diagramma di riflessioni sulle esperienze dell'uomo e accresce la realtà di un valore simbolico che permea la realtà stessa.
L'esperienza concreta dell'uomo avviene con l'attraversamento del medium “necessità e bisogni” che nel cinema si traducono come nella vita nel ruolo di motori dell'esperienza.
Il cinema è la narrazione motoria di aspetti relazionali tra le forme dell'universo e in quanto prodotto dell'uomo è l'uomo il suo centro osservante ed osservato come forma e sua sostanza.
Nel 1967, il regista danese Jørgen Leth, produce un cortometraggio, di 12 minuti, in rigoroso bianco e nero, nel quale si esprime il concetto dell'essere umano perfetto e che porta il titolo di Det Perfekte Menneske (più noto nella traduzione inglese: The Perfect Human).
Il corto sembra un documentario sul comportamento umano che astrae l'esperienza che deriva dai bisogni e dalle necessità per osservarne la funzione scollegata da una narrazione di contenuto emozionale. Connessa all'analisi ed osservazione, del comportamento base dell'essere umano, l'opera di Leth lo esperisce con segmentarietà nell'espletazione degli aspetti fisiologici che rendono l'umano un esempio archetipale di sé medesimo, da qui l'accezione “Perfetto”.
Vi è la partizione tra genere maschile (Claus Nissen) e genere femminile (Majken Algren Nielsen), in uno spazio bianco e vuoto, asettico.
Una voce fuori campo esprime, oggettivando, azioni e soggetti ripresi in cinecamera e reitera tali concetti, più e più volte, come a stabilire una sorta di architettura scomposta e ricomponibile dei tratti costituenti l'edificio umano.
Il luogo bianco è pagina aperta alle evoluzioni della materia osservata.
L'aspetto surreale è la derivazione logica di una simile impaginazione narrativa.
L'aspetto conoscitivo, nell'espressività voluta da Leth, sorprende e disvela quanto di più scontato l'uomo attribuisce a sé e diviene grammatica e sintassi per descrizioni, o affermazioni, lontane dalla Lacaniana “Juissance” (godimento) o suo contrario.
La traduzione dell'esperienza e del tempo necessario a viverla, meditarla ed assorbirla in comportamento ed emotività, viene sintetizzato nel finale, dove una frase sconnessa esprime un ipotetico stato di divenire sulla base di un accaduto a noi ignoto.
Scomporre per comporre le immagini che ci disegnano antropologicamente, questa è l'opera di The Perfect Human. Opera senza protesi, esprimente la verità umana in un breve segmento che è la base per crearne di multipli: vedi Le 5 Variazioni del danese Lars Von Trier.

Da questa forma di cinema emerge la scomposizione lessicale che lo connette alle evoluzioni narrative e sintattiche della Storia dell'Arte: dal divisionismo, al cubismo, sino all'astrattismo narrativo e alle avanguardie e che incamera, nella geometria e nella matematica scissione e addizione dei volumi e delle forme, l'esperienza dello scibile umano, proprio come la Jouissance fine a se stessa ci porta alla costituzione della regola e del suo opposto (vedi ad esempio Jacques Lacan ne Il Seminario-Libro XX-Ancora-1972-73, dove dall'affermazione della finitezza dell'uomo si arriva alla dimostrazione ontologica dell'esistenza di Dio come logico parametro di perfezione assoluta emergente, per estensione oppositiva, dal limite umano).

In tale contesto il cinema di Leth ha comunicato con la Storia della Settima Arte e la ponderazione sull'uomo, già geometricamente attiva, ad esempio nel cinema di Bergman (Vedi: Persona 1966) ha portato ad affrontare, dalla base costruttiva dell'identità “Perfetta”, espressioni emotive e territoriali del cinema inesplorate: dalla mappatura bidimensionale dei luoghi di Dogville (2003 di Lars Von Trier), alla geometrizzazione su schermo delle emozioni in inquadratura e rapporto con la visione filmica ed emotiva di Xavier Dolan (Mommie 2014).

Ogni perfezione ha delle fondamenta e un suo opposto, o alterità che si mantiene in essere per la sua esistenza: l'uomo e le sue riflessioni sono esempio di questa perfetta armonia.
“L'essere umano perfetto” respira, parla, ascolta, osserva, cammina, si nutre, copula…
Scrive? Sorride...