Una lezione di cinema. Non solo tecnicamente - il 3D è una brutta bestia da maneggiare e si vede dalle riprese che Andrew Dominik lo padroneggia da maestro - ma anche perché il compito, affidatogli da Nick Cave all’indomani della morte di suo figlio Arthur, di 15 anni, gli ha richiesto una regia senza copione, equivalente al senza rete dell’acrobata sul filo. “Girando questo docufilm ho vissuto la differenza con i film su copione, dove il regista sa cosa vuole dai personaggi. Qui, all’opposto, bisogna seguire quello che succede, adeguarsi a quello che vuole chi tu stai filmando, in una parola buttarsi e improvvisare sempre e comunque. Ho imparato molto, girando One more time with feeling, e intendo farne tesoro nei film futuri”.

E lo spettatore si accorge, ve l’assicuro, dei salti mortali fatti da Dominik per riprendere il cantante durante le registrazioni e nell’accogliere quello che, a sprazzi, Nick gli dice sulle conseguenze della tragedia per la sua vita e per la sua creatività. Le prime scene sono incerte, lasciate così penso per trasferire al pubblico la novità del metodo di ripresa. E anche perché, alla proposta di girarle nuovamente, venivano peggio delle prime. La scelta di intervistare Nick in taxi si giustifica con la ricerca di un ambiente popolato di immagini che scorrono dal finestrino senza invadere, stemperando la difficoltà delle risposte che sperimenta Nick, da persona schiva qual è.

Viene chiesto al regista come mai, in questo stato d’animo, Nick si è impegnato a farsi riprendere in un film. Inizialmente c’era il progetto di fare un video per accompagnare l’uscita di Skeleton Tree, il primo album dopo la drammatica scomparsa del figlio, che, per inciso, esce durante la Mostra, seguito dopo venti giorni da questo film. Nick il video non riusciva proprio a farlo. Dopo la tragedia, a maggior ragione. Però ha pensato nebulosamente che, invece, trasformandolo in un film diretto dal suo amico, avrebbe potuto parlarne con lui. A condizione che ogni pezzo di girato fosse sottoposto alla sua approvazione.

Nel documentario non c’è solo la registrazione delle canzoni, né solo un dialogo fra i due, ma un mix di musica, che il 3D fa vivere come un grande concerto, e dialoghi, semplici, profondi, un intreccio di cultura, fantasia e affetto. Frasi dette o pensate che si vorrebbero catturare per rileggerle. Domande e risposte che si interrompono per dare spazio alla musica quando riaffiora la tragedia. Nel registrare le sue canzoni, infatti, Nick Cave si concentra e lavora con grande professionalità, allontanando i ricordi. “Ma il tempo è elastico: tu ti allontani, ti allontani, ma, ad un tratto, zac, ti ci ritrovi dentro”. “Il 3D è tridimensionale come la musica” dice a ragione Dominik . Neppure per un attimo ti viene da togliere gli occhiali, mentre la musica ti avvolge e ti rapisce. La macchina da presa accarezza la sala di registrazione, che è un po’ in penombra, ma dove tutto, nel ricordo, è bianco o nero, proprio i colori che caratterizzano questo cantante, attore, scenografo e scrittore, una icona amatissima fino dagli anni '80, prima in Australia, dove è nato, e poi gradualmente in tutto il mondo. Solo bianca è invece la casa dove abita con la moglie, una stilista di moda femminile, che si è anch’essa buttata a capofitto nel lavoro per sopravvivere. Ci sono pure delle riprese di lui con la moglie, con battute spiritose sulla vita a due. “Poi, un giorno, abbiamo deciso di essere felici”. Si sa che la perdita di un figlio non può essere mai superata. E quello che ci dice al riguardo in questo film Nick, nella sua originalità, è un bene prezioso.

Un peccato veniale? La scelta registica di accendere d’oro le scene di registrazione di un brano, perché non corrisponde al mood della canzone e perché interrompe il bianco e nero, perfetto per il racconto che è riuscito a creare. Come ha giudicato il film Nick? Lo ha visto completato, e lo ha approvato perché “si vede che è girato con amore”. E ha aggiunto “Dovrà sempre essere visto in 3D”, dando ragione in pieno alla scelta fatta dal regista.

È nell’aria qui a Venezia una domanda senza risposta: la scelta della Giuria di mettere fuori concorso questo film è stata imposta da Nick Cave perché, in passato, ha chiesto perfino di essere cancellato dalle nomination (con la giustificazione che la sua musica non vuole essere in competizione con nessuno)? Speriamo sia così.