Un’abbazia dell’ordine dei Cistercensi a una trentina di chilometri dalla città di Siena, esattamente nel comune di Chiusdino, fu realizzata tra il 1220 e il 1268 proprio nel periodo in cui in Italia si cercava di fondere lo stile Romanico e il nascente stile Gotico di importazione francese.

La forma è la classica croce latina, il complesso è formato dall’eremo detto "rotonda di Montesiepi" e dalla grande abbazia ora ridotta a sole mura, ma che proprio per la mancanza del tetto conserva il suo alone di fascino e di bellezza nel corso del tempo. La rotonda forse è ancora più interessante, pur essendo un piccolo complesso, con la chiesa a pianta circolare interrotta da un piccolo abside, una cappella con affreschi e il pronao d’ingresso, e forse per il fatto che all’interno, al centro della rotonda, si trova conficcata nella roccia da oltre 800 anni la famosa Spada di San Galgano, che secondo la leggenda ancora difende l’accesso a un misterioso sotterraneo dove si troverebbe il Santo Graal; ora la spada è protetta da una teca protettiva perché qualcuno ha provato a romperla nel tentativo di estrarla dalla roccia, ma nessuno fino a questo momento ha trovato l’accesso al menzionato sotterraneo segreto, a cui sempre secondo la tradizione popolare si dovrebbe accedere spostando qualche meccanismo celato, forse mediante l’estrazione della stessa spada.

La Spada di San Galgano, secondo quanto scritto, è stata conficcata nella fenditura del masso che tuttora la trattiene nell’anno 1180 nel giorno di Natale, giorno in cui il santo si è convertito, passando da una giovinezza dissoluta a una vita eremitica per darsi alla penitenza. Poiché negli ultimi anni della sua vita il santo era entrato in contatto con i monaci dell’ordine dei Cistercensi, proprio loro fondarono una prima comunità, che poi portò alla costruzione sia dell’abbazia che della rotonda; l’impulso venne dall’enorme patrimonio accumulato dalle donazioni, dai lasciti e da numerose concessioni ecclesiastiche, che permise ai monaci di entrare in possesso dei beni di alcune abbazie benedettine dei dintorni, tanto che l’abbazia di San Galgano nel XIII secolo era la più potente fondazione cistercense in Toscana.

Dopo questo periodo di massimo splendore, in cui grazie alla grande ricchezza i monaci collaborarono con la vicina Repubblica di Siena, incominciò il degrado a causa di svariate vicende storiche ed eventi, tra i quali la carestia del 1328 e la peste del 1348, che videro i monaci duramente colpiti, tanto da non risollevarsi più; ben presto l’abbazia fu ridotta a un rudere di sole mura, così come possiamo ammirare ai nostri giorni.

Particolari studi sono stati fatti sulla geometria del complesso, in relazione soprattutto alla questione della "geometria sacra" e dei rapporti con formule e numerazioni di provenienza sacro-esoterico; nel dettaglio sembra esservi una relazione con l’ottava musicale detta Scala Diatonica naturale applicata all’architettura, con relazioni ad altre costruzioni simili, come l’abbazia di Chartres, le abbazie di Fossanova e Casamari, ma anche con antiche strutture egizie. Anche se non voluta dalla mano dell’uomo, ma dal degrado e dal tempo, vi è una corrispondenza con i templi di Akhnathon in Egitto, dove il faraone dal Dio unico aveva fatto svanire tutti i tetti dai templi perché considerava vera dimora di Dio la struttura senza copertura, nella quale il sole e di conseguenza la divinità potevano entrare. E infatti si può affermare che in luoghi come questi, aperti, immersi nel paesaggio, si percepisce più facilmente la presenza del divino.

La spada nella roccia, visto e considerato che l’anno di riferimento è il 1180, ci porta a pensare che forse il mito di Re Artù sia nato o iniziato in questi luoghi, esportato poi in Francia e quindi approdato al ciclo della saga bretone; infatti sia l’abbazia che la cappella dedicata a San Galgano sono contemporanee alla scoperta della presunta tomba di Re Artù a Glastombury, una scoperta che fece eco in tutta Europa, se aggiungiamo poi il fatto che proprio i monaci cistercensi furono i maggiori e più assidui propagatori della leggenda del Re Artù, resta solo da appurare se gli stessi abbiano imposto in Toscana il diffondersi di tale leggenda per sostenere che il Santo abbia voluto emulare il Re, oppure viceversa sostenere la leggenda del Re per renderlo emulazione del Santo. Rimane il fatto che la spada nella roccia esiste e si trova nella Rotonda e quindi il mistero rimane e con esso il suo fascino.

Molti film sono stati girati nell’affascinante luogo, tra questi possiamo citare Nostalghia di Andrej Tarkovskij (1983), Il paziente inglese di Anthony Minghella (1996); molti artisti si sono ispirati per opere di vario tipo, soprattutto per la combinazione mistica, religiosa e l’ambientazione naturale nella campagna toscana. È possibile anche sposarsi nell’abbazia, e infatti vi sono, per così dire, molti turisti–sposi che visitano i luoghi e celebrano la cerimonia all’interno dell’abbazia, una cerimonia civile attraverso il comune di Chiusdino, in quanto l’abbazia è oramai sconsacrata e non si possono celebrare matrimoni religiosi; oppure si incontrano persone che si dilettano in servizi fotografici. Consiglio vivamente di fare un giro in questi luoghi, soprattutto agli amanti del gotico e del fantasy, ma anche agli amanti della buona cucina, che è molto vivace nei dintorni.