Proseguiamo il nostro excursus con i protagonisti del Programma Nazionale di Ricerca in Antartide. E approfondiamo il ruolo di quello che viene definito “station leader ”. Ruolo centrale nell’elaborazione e nell’attuazione delle numerose, diverse e complesse attività che la ricerca scientifica a quelle estreme latitudini richiede. Una funzione che deve unire sia caratteristiche umane che competenze specifiche necessarie al corretto sviluppo del Programma nelle sue varie fasi durante l’anno e nel suo evolvere nel tempo di attuazione previsto. Diamo quindi la parola a Vito Stanzione, lo station leader della base italo-francese Concordia nel quadro del PNRA/CNR.

Stanzione, come descriverebbe ruolo, competenze e responsabilità del capo spedizione o station leader nel quadro del Programma Nazionale di Ricerca in Antartide?

Lo station leader invernale ha il compito di organizzare la vita in base, in accordo con il team, stabilisce gli orari di lavoro e organizza i turni dei diversi servizi all’interno della base. Inoltre, è il responsabile della sicurezza e, con il supporto del capotecnico (TM) e dei medici presenti in base, programma le esercitazioni antincendio, recupero feriti e formazione del personale. Lo station leader invernale è selezionato dal PNRA tra il personale che prenderà parte alla spedizione, quindi prima di essere leader della base ha un ruolo ben preciso nel team (ad es. io sono qui in qualità di glaciologo), questa figura può essere reclutata sia tra il personale scientifico sia tra quello logistico. La designazione è fatta a valle dei corsi di addestramento/selezione e con il supporto della psicologa del PNRA.

Può descriverci una giornata tipo dello station leader, tra quotidianità, routine e imprevisti? E quali imprevisti possono capitare tra i ghiacci?

La giornata tipo comincia al mattino, con una riunione tecnica aperta a tutti, durante la quale il technical manager ci informa sul programma dei lavori tecnici che verranno effettuati durante la giornata. Ci si confronta e si valuta insieme l'opportunità di effettuare, e le eventuali conseguenze, degli interventi in funzione delle condizioni meteo, visibilità e necessità del personale scientifico. Successivamente, inizia il lavoro di ufficio, tra le varie attività, occorre gestire i rapporti sia con il PNRA che con l'IPEV, stilare i report settimanali sulle attività svolte in base e programmare le videoconferenze che si tengono per quasi tutto il periodo invernale. Infine, ma non per ultimo, effettuo il mio lavoro di glaciologo, nel ambito dei progetti MAISARS e PRE.REC, che consiste nel fare osservazioni e misurazioni, quotidiane, dei diversi tipi di precipitazioni e accumuli nevosi e densità superficiale e nel primo metro di profondità della calotta glaciale. Le postazioni su cui si effettuano i rilievi sono poste a circa 1 km dalla base per poi verificare la strumentazione situata nei vari laboratori esterni alla base, tra cui un radiometro a microonde per l’osservazione della calotta glaciale, posizionato sulla torre americana.

Gli imprevisti più frequenti sono guasti tecnici o condizioni meteo avverse. Gli imprevisti tecnici sono dovuti principalmente alle condizioni estreme di temperatura, umidità, scariche elettrostatiche, la bassa pressione e in alcuni casi al fatto che abbiamo circa il 35% di ossigeno in meno rispetto al livello del mare, questo fa sì che tutti i materiali impiegati siano soggetti a elevati stress e a rotture, ma grazie alla professionalità della squadra tecnica e alle altre figure professionali in base, alla disponibilità di parti di ricambi, all’organizzazione e al supporto alle nostre spalle del PNRA e IPEV, si riesce a superare anche le situazioni più critiche. In caso di condizioni meteo avverse si limita all'essenziale l’uscita dalla base o si circoscrive il raggio di uscita a una distanza di sicurezza dalla base. In Antartide la sicurezza ha priorità su tutto.

Quale tasso di managerialità deve essere richiesto per un incarico del genere lontano da tutto e da tutti? E dove ogni cosa, anche la più ovvia, potrebbe richiedere tempo e complessità per essere portata a termine?

Molto si impara sul campo, sia dai propri errori, che con l’aiuto e il supporto di tutto il team, ogni persona del team è importante e se si lavora assieme e bene, il ruolo dello Station leader è semplicemente quello di mettere assieme le idee e fare una sintesi. Come già detto in precedenza, la programmazione delle attività all’esterno richiedono molta attenzione e valutazione dei rischi poiché, anche le operazioni più semplici, in queste condizioni climatiche, richiedono molto più tempo che se venissero svolte in qualsiasi altra parte del pianeta. Questo vuol dire lavorare molto più tempo a temperature estreme che nel periodo invernale sono mediamente intorno ai -65°C.

Proprio nel mese di giugno scorso, nella base americana si è determinata una situazione di emergenza medica che ha coinvolto e non solo umanamente, tutta la comunità scientifica in Antartide. A che cosa si è preparati in quelle condizioni e quando è che si deve chiedere aiuto, considerando anche le difficoltà stagionali e non solo per raggiungere quelle zone?

Il grosso del lavoro viene fatto a monte della spedizione, effettuando severi test e controlli medici per il personale destinato all’Antartide, e in modo particolare a chi passerà l’inverno a DomeC. Inoltre, l’aspetto sicurezza è fondamentale e si cerca di ridurre al minimo il rischio di incidenti. La base Concordia dispone di una struttura sanitaria con ambulatorio, stanza di degenza, sala urgenze/emergenze predisposta per interventi chirurgici/ortopedici dotata di un sistema che consente la telemedicina e strumentazione per esami ematochimici di routine e apparecchiature radiologiche. Il tutto è gestito dal responsabile medico chirurgo di spedizione il Dott. Elvio Lazzarini, che ha formato tre persone, scelte all'interno del team, per assisterlo in camera operatoria in caso di necessità. Inoltre, fa parte della spedizione il medico dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), Floris Van den Berg, che può essere di supporto al medico chirurgo. Durante il periodo invernale, la missione di evacuazione medica (medevac), viene richiesta soltanto se in base non è possibile gestire la situazione ed è a rischio la vita umana. Si consideri che tentare una tale missione durante i mesi più freddi e bui, vuol dire mettere a rischio la vita di altre persone e quindi la fattibilità va valutata molto scrupolosamente. Inoltre, DomeC presenta delle caratteristiche geografiche e climatiche che renderebbero ancora più difficile una missione di evacuazione medica, rispetto a quella avvenuta qualche settimana fa alla base americana Amundsen Scott di South Pole.

In una foto recente la si vede indicare il cartello che indica la distanza di oltre 15 mila chilometri che separa Concordia dalla sua città, Napoli. Quali sono le caratteristiche partenopee che la sostengono nell’impresa scientifica alla quale è destinato?

Il complimento più bello alla mia napoletanità l’ho ricevuto durante il periodo di addestramento a Colonia, in Germania presso ESA, mi è stato detto che essere partenopeo è uno “state of mind”. Per il secondo inverno consecutivo lo station leader (SL) di Concordia è un napoletano, sono stato preceduto da Mario Salza, grande persona e ottimo SL. Presumo che la nostra adattabilità e positività nell’affrontare la vita ci dia la possibilità di “sopravvivere” in qualsiasi situazione.

Vi sono, in questo momento delle novità significative dal punto di vista scientifico o si sta lavorando a qualche importante scoperta? Ci può dare un’anticipazione?

Durante l’inverno si continuano a seguire gli esperimenti, e la raccolta dei relativi dati, iniziata durante l’estate e nel corso degli anni precedenti, si tratta di esperimenti in vari ambiti tra cui: glaciologico, chimico, fisico, metereologico, geomagnetico, ecc. I dati vengono messi a disposizione della comunità scientifica per essere utilizzati in ambiti multidisciplinari o per esempio per lo studio: dei cambiamenti climatici, della dinamica della distribuzione degli inquinanti sulla terra, delle interazioni atmosfera/neve, dei terremoti, dell'interazione del vento solare con l'atmosfera, e così via.