È una mostra assai originale quella dedicata alla grande mecenate americana Peggy Guggenheim, che si svolge a Venezia sino al prossimo 27 novembre all'Ikona Gallery, storica galleria di Živa Kraus, nel Campo del Ghetto Nuovo di Venezia, in occasione del cinquecentenario della nascita dello stesso Ghetto di Venezia.

Peggy Guggenheim in Photographs, recita così il titolo della mostra promossa dalla Collezione Peggy Guggenheim e Ikona Venezia – Scuola Internazionale di Fotografia, che presenta una ventina di scatti, alcuni provenienti dagli archivi storici del museo veneziano, realizzati da grandi interpreti del Novecento. La rassegna immortala a più riprese e sotto prospettive diverse la storica collezionista americana - figura cardine nella storia dell’arte del XX secolo. Ritroviamo così gli scatti di Rogi André, Berenice Abbott, Roloff Beny, Gianni Berengo Gardin , Gisèle Freund, Dino Jarach, Ida Kar, George Karger, André Kertész, Hermann Landshoff, Man Ray, Robert E. Mates, Nino Migliori e Stefan Moses.

Ma per contestualizzare questa mostra giova ricordare il contesto in cui si svolge, ed è legato ai 500 anni dalla nascita del Ghetto di Venezia. La storia della famiglia Guggenheim, tra l'altro, è una storia di diaspora: ebrei, originari della Svizzera, di Aargau-er Surbtal, che emigrano nel 1847 in America. Qui nascerà Benjamin Guggenheim, fratello del celebre Solomon, e padre di Peggy. E anche Peggy vivrà un’esistenza segnata da un perpetuo spostamento, da un continuo viaggiare, tra America ed Europa, da Parigi, a Londra, a New York, a Venezia. Così le 21 immagini in mostra ripercorrono le tappe salienti di questa sua vita unica e straordinaria di donna determinata e collezionista lungimirante, sempre aperta al mondo, una donna rivoluzionaria che con le sue scelte ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte del Novecento.

La rassegna veneziana si apre con il ritratto di Man Ray (1890 – 1976) del 1925, in cui Peggy posa avvolta in un elegante abito di Paul Poiret, e nella quale lei guarda direttamente in camera, con complicità e sicurezza. Del 1927 è invece un'immagine di Berenice Abbott (1898 – 1991), che raffigura la mecenate nel pieno della sua giovinezza. E se la foto di Man Ray, dal retrogusto déco, indica la “provenienza” di Peggy, quella della Abbott definisce la mecenate americana. Ma a delineare “la gallerista” è Gisèle Freund (1908 – 2000) che la fotografa insieme al critico, amico e consigliere, Herbert Read nel suo appartamento a Londra, nel 1939. Alle loro spalle Il sole nel suo portagioie di Yves Tanguy, artista surrealista collezionato da Peggy.

Da Londra a Parigi: ecco Peggy Guggnheim ritratta da Rogi André (1905 – 1970), in un vestito dal carattere “futurista” di Elsa Schiaparelli. A Marsiglia, allo scoppio della guerra, la collezionista americana sarà tra i sostenitori del Comitato di Liberazione Clandestino di Varian Fry, intellettuale e giornalista statunitense, che si prodigò verso per gli artisti, molti dei quali di origine ebraica, a fuggire in America. E lo scatto emblematico che testimonia la presenza di questi artisti europei a New York, molti dei quali amici di Peggy, è quello di Hermann Landshoff (1905 – 1986) del 1942 dove la collezionista è ritratta nel proprio appartamento newyorkese insieme a Leonora Carrington, Frederick Kiesler, Kurt Seligmann, Max Ernst, André Breton, Fernand Léger, Marcel Duchamp. E sempre di questo periodo sono le immagini, di Berenice Abbott, degli spazi di Art of This Century, la galleria-museo che Peggy apre nel 1942 a New York sulla 57° strada, creata dall'architetto di origini austriaco-rumeno Kiesler. È in questa sede che espone la sua collezione d’arte cubista, astratta e surrealista, e dove non manca di promuovere mostre temporanee dei più importanti artisti europei e di vari artisti americani che diventeranno di lì a poco i rappresentanti dell’Espressionismo astratto, quali Robert Motherwell, William Baziotes, Mark Rothko, David Hare, Richard Pousette-Dart, Robert De Niro Sr.,e Jackson Pollock a cui dedica la prima personale nel 1943.

Immancabile in mostra il celebre scatto di George Karger (1902-1973) con Peggy e Pollock nell’appartamento della mecenate davanti al monumentale Murale commissionato all’artista nel 1943 e oggi proprietà dell’University of Iowa Museum of Art. Ma il legame con l'Europa è forte, ed è del 1948 la sua partecipazione alla prima Biennale di Venezia del dopoguerra. Così la ritroviamo intenta ad allestire la sua collezione all’interno degli spazi del Padiglione Greco, e l’anno successivo (1949), una volta acquistato Palazzo Venier dei Leoni, presenta un'importante mostra di sculture. Memorabili, allora, sono alcuni suoi ritratti: nella versione raggiante con l’abito di Mariano Fortuny nella foto di Ida Kar (1908 – 1974) sulla terrazza Marino Marini, ma altrettanto celebri sono le immagini di due grandi autori italiani: Nino Migliori (1926) e Gianni Berengo Gardin (1930), nonché di Roloff Beny (1924 – 1984) che la ritrae insieme a Monument symbolisant la libération de l’esprit di Antoine Pevsner, presso il padiglione francese alla Biennale del 1958.

Ma la passione per l'arte proseguirà ininterrottamente nei decenni a seguire, e a Venezia, Peggy Guggenheim continuerà a collezionare opere, e a promuovere artisti quali Edmondo Bacci e Tancredi Parmeggiani, che ritroviamo in un prezioso scatto nel suo giardino veneziano.