Miss Jane Austen aveva tredici anni quando nel 1788 il maestro Carl Philip Emanuel Bach morì. Non era ancora nata quando il compositore scrisse nella sua autobiografia: “Mi pare che la musica debba prima di tutto toccare il cuore”. Certo non si erano frequentati. Eppure il titolo Ragione e sentimento che la scrittrice dette a uno dei suoi acuti romanzi sembra dedicato al quinto figlio di Bach, tanto che Riccardo Cecchetti, pianista e fortepianista, ha chiamato così una sua incisione di sonate, fantasie e rondò für Kenner und Liebhaber (per conoscitori e amatori) composte dal quinto figlio di Bach, famosissimo in vita. “C.P.E. Bach è uno dei miei compositori preferiti - spiega il musicista lucchese, adorato in Germania, Olanda, Belgio e Regno Unito -. Combina una profonda conoscenza e una consapevolezza razionale con un coinvolgimento totalmente viscerale e sentimentale; questo stile personale, audace e visionario, lo rende difficile da classificare”.

Scrisse Leonardo, il solito genio di Vinci sul quale si può confidare in ogni circostanza: “Quelli che s’innamoran di pratica senza scienza, son come ‘l nocchiere, ch’entra in navilio senza timore o bussola, che mai ha certezza dove si vada”. C.P.E Bach sapeva senz’altro dove andare.

Il sentimento spinse un piccolissimo Riccardo Cecchetti a suonare su un piano che c’era in casa e siccome il bambino sembrava versato, i genitori gli fecero prendere lezioni, prima da un parroco, che non gli era simpatico, poi da una signora che invece gli piaceva, ma rimase incinta. “Smisi per due anni e ripresi verso i quattordici anni per accompagnare i cori in chiesa. Fu la scintilla per ricominciare. La mia storia musicale da ragazzo è sui generis. Facevo anche altre cose, pensai: vediamo, ma nel giro di poco la passione travolgente ha fatto il suo corso”. La ragione lo spinse a valutare se, preso da ardore, la cosa gli riusciva. “In Conservatorio ho verificato di sì. Avevo buchi di preparazione, ma era un piacere colmarli. La scelta vera e propria l’ho fatta con la maturità, sono andato a Firenze a fare dei corsi…”. Ed eccolo qui a suonare, sia da solo che con il trio Voces Intimae (Luigi De Filippi violino, Sandro Meo violoncello), per il sito belga Knak Focus “Il miglior piano trio del mondo”.“Le loro letture, strumentalmente prelibate e cameristicamente sofisticate, hanno un’anima complice e amabile che non fatica a toccare chi ascolta” scrive il critico Angelo Foletto, fra i numerosi recensori ammirati.

Suona soprattutto fuori Italia?

Sì, non siamo così bravi a vendere il nostro prodotto in Italia. Però può cambiare! Sarebbe auspicabile, essendo italiani, dare più concerti nel nostro paese. In Italia, al di là dei problemi di fondi, cominciati con i grandissimi tagli del 2006, c’è poco l’idea di seguire un filo, di mettersi in gioco. Sembra quasi che il lavoro dei promoter preveda la rassegnazione, l’atteggiamento è di mantenere la nicchia. Io non accetto l’idea che la musica colta, d’autore, la musica d’arte, nella definizione di Pollini, debba essere considerata come ferma in un museo. Sono stato in Cina per un concerto del trio: la sala bellissima era piena di un migliaio di persone, gente che non ha idea della musica, ma che fa la fila per salutarti. Il potere della musica è intatto, non fa parte della loro cultura e arriva lo stesso. Ci sono anche tanti artisti di grande livello dal punto di vista tecnico e interpretativo. Lang Lang non c’entra, è extraterritoriale. Da notare che quest’anno, per la prima volta, una coreana ha vinto il Premio Busoni.

Questi artisti orientali hanno voglia di Italia?

Molta. Vogliono la fantasia, la storia che abbiamo noi, eppure non vengono a studiare qui perché sia come offerta musicale che come nomi che girano purtroppo siamo diventati periferia ed è assurdo perché l’Italia ha possibilità grandissime, sempre e comunque. Per il canto continuano ad arrivare, non fosse altro che per la lingua, questo è il paese della lirica , ma per gli strumenti scelgono Salisburgo e le scuole americane.

Speranze?

L’individualismo. L’Italia è piena di talenti, se riuscissero ad avere più spazio sarebbe fatta. La situazione è stazionaria, ma ci sono segnali importanti ed io sono un ottimista di natura, infatti sto cercando di organizzare un festival per creare un punto di contatto fra musicisti che stimo e giovani musicisti.

Torniamo all’arte. Le sue scelte?

Sono un tipo curioso. Individuato un periodo dove focalizzare il mio interesse, classico e primo Romanticismo, scelta naturale suonando il fortepiano, compio mille divagazioni e fughe. Mi piace esplorare le cose fatte e pubblicate in quel periodo. A volte i suggerimenti arrivano da una commissione, da una richiesta di un festival, ma poi, alla fine, è esclusivamente il gusto che determina le scelte perché un conto è l’interesse intellettuale, ma la musica deve trasmettere qualcosa di fisico, di palpabile. C.P.E. Bach diceva che il musicista deve sentire quello che porge. Se non lo sente, come lo porge? Cerco di trasmettere il più possibile la sensazione che ho provato svolgendo il lavoro. Cerco di dare un senso alla costruzione di un programma anche se le composizioni che lo compongono non sono tutti capolavori . E’ il programma che porta al capolavoro e gli dà valore.

La vita nel trio Voces Intimae?

In un gruppo da camera si diventa come una famiglia. Tramite l’arte riesci a conoscere l’altra persona più che con le parole. Ognuno ha i propri spazi, ma la relazione è molto intensa. Quando incontri i musicisti con i quali condividi delle cose te ne accorgi subito, anche su percorsi sconosciuti. E’ molto bello e non così raro. Con la musica parla la musica, la lingua è relativa. Te ne accorgi dopo, di essere con uno straniero, se devi parlare d’altro. I filmati di Toscanini che insulta le orchestre americane in italiano e l’efficacia di quella comunicazione è da vedere e rivedere.

E’ sposato con l’incantevole e incrollabile Sabrina Vitangeli, fino a pochi anni fa prima ballerina del Maggio Musicale Fiorentino, prescelta, fra gli altri, da Nureyev. Com’è avere un matrimonio artistico?

Siamo noi stessi, anche perché lei è danzatrice ed io musicista, quindi è una cosa importantissima per tutti e due. E Sabrina è stata per me anche una sorta d’esempio.