Palazzo Reale ospita sino al 15 novembre La Grande Madre, a cura di Massimiliano Gioni e ideata dalla Fondazione Trussardi, una mostra enciclopedica che introduce oltre 400 lavori di 139 artisti, disposti all'interno delle 29 sale di Palazzo Reale.

La Grande Madre - The Great Mother riporta alla memoria il tema della donna unitamente alla propria inseparabile immagine della maternità a cui è legata da sempre: il percorso passa in rassegna un secolo di scontri ed emancipazioni, dal 1900 fino a raggiungere i nostri giorni. Per quanto il titolo richiami in senso stretto l'immagine della maternità intesa classicamente, l'idea della donna presentata attraverso le opere in esposizione si discosta molto dalla retorica a cui ci hanno abituato i media. Lo spettatore non sarà di fronte alla venerazione dell'universo femminile, ma a un tentativo di ribellione dall'idea stessa di maternità. Si passerà quindi in rassegna il lavoro di artisti e artiste appartenuti alle avanguardie futuriste, dadaiste, fino ad arrivare a lavori contemporanei di Louise Bourgeois, Cindy Sherman, alla Young British Artist Sarah Lucas e alla pittura di Marlen Dumas.

Tra artisti, scrittori e registi, nelle prime sale si respira quasi subito la presenza importante del padre della psicanalisi, Freud. Come? Il neurologo viennese, negli anni in cui teorizzava il complesso di Edipo, scoprì un dipinto di Ingres del 1808 che rappresentava un momento del mito e ne mise una riproduzione nel suo studio ad accogliere i pazienti. Proprio Freud all'inizio del Novecento rivisitò la tradizionale idea di famiglia rassicurante, analizzandola spesso come frutto di desideri repressi. Sono il Surrealismo e il Dadaismo i movimenti che più hanno fatto loro il pensiero freudiano, andando a mostrare un universo femminile quasi sempre rappresentato da giovani muse passive, spesso trasformate in strumento meccanico. Simbolicamente, in quegli anni, il legame donna-robot si rifaceva alla teoria dell'automatismo psichico lanciata da Breton, per il quale la donna diventava lo strumento meccanico che consentiva la liberalizzazione dalle inibizioni morali più profonde. Così non solo opere di André Breton, Salvator Dalì, Marx Ernst, Man Ray e Marcel Duchamp sono in rappresentanza di questo momento, ma in mostra troviamo tra le artiste le marionette di Sophie Taeuber-Arp, opere di Frida Kahlo e Meret Oppenheim, per citarne alcune.

Si inizia così a intravedere un'importante partecipazione del mondo femminile alle avanguardie storiche. Anche in Italia, nei primi del Novecento, il movimento futurista può contare su diverse artiste che interpretano le trasformazioni attuate dalla Prima guerra mondiale, offrendo una visione innovatrice della tradizione femminile. Come Giannina Censi, prima coreografa e performer italiana che ispirandosi al Manifesto della Danza futurista di Marinetti si discosta dalla tradizione del balletto russo, dando vita all'Aerodanza. Passa più di mezzo secolo ed entriamo nella contemporaneità: le opere di Jeff Koons, Mario Merz e Louise Bourgeois celebrano la fertilità. L'imponente scultura di Koons Baloon Venus si ispira alla statuette paleolitiche, ma rispetto alle Venere preistoriche, la Venere di Koons appare ricoperta di materiali specchianti e visibilmente incinta. Nella poesia dei lavori di Louise Bourgeois è costante la presenza indiretta del padre, con il quale l'artista aveva avuto sin da piccola un rapporto conflittuale. Così, le sue sculture ruotano spesso intorno al tema della ferita e del taglio, dando vita a opere di grande unicità.

Una mostra da scoprire, che celebra il potere della donna declinato nelle più svariate sfumature.

Per maggiori informazioni:
http://www.fondazionenicolatrussardi.com