Roma è la città eterna, il luogo in cui il tempo si è fermato. Trascorrere alcuni giorni o addirittura una vita intera nella capitale vuol dire stare sempre a contatto con una storia antica che resiste ancora oggi, nonostante il caos imposto dalla modernità. Non importa quanti Imperatori, Papi, governi, politici possono salire e scendere dalla giostra del potere. Non importa quante guerre la possono calpestare, Roma esiste ed esisterà per sempre. La città italiana è stata l’ambientazione perfetta di tanti film da Oscar. Federico Fellini immortala tutta la bellezza della Fontana di Trevi nel film La dolce vita del 1960. Il bagno notturno di Anita Ekberg e Marcello Mastroianni è diventato una scena cult della storia del cinema. Tante opere cinematografiche italiane e straniere hanno avuto la città eterna come protagonista.

All’inizio del 2014, la pellicola La grande bellezza si aggiudica l’Oscar come miglior film straniero. La pellicola di Sorrentino non ha riscosso un grande successo popolare, questo perché il tema del suo lungometraggio è il nulla. Prendendo spunto dal maestro Fellini nel La dolce vita, vengono prese di mire le certezze più ipocrite di una società moderna ormai vicina all’imminente collasso ideologico. I protagonisti vivono un’esistenza in cui il nulla regna sovrano: i dialoghi sono effimeri, i rapporti sono evanescenti e frivoli. Ma attorno a tutta questa nullità, emergono monumenti, opere d’arte e tutta la storia di una cultura millenaria che si è resa protagonista della storiografia mondiale. La bellezza di Roma in questo film è resa grande dall’ottima fotografia, dalle sculture, edifici e opere d’arte che la capitale è in grado di offrire.

Per capire a pieno questo patrimonio artistico e culturale bisogna conoscere la storia di Roma per capirne l’essenza. Dall’impero romano fino ai giorni nostri, la città eterna è stata teatro di imprese storiche, guerre, rivoluzioni artistiche e religiose. Tutto questo vive ancora sotto gli occhi di chi abita, viaggia o si reca nella capitale italiana. “Roma non fu fatta in un giorno”, questo vecchio proverbio latino dice una verità. Ci sono voluti più di mille anni per costruire questo patrimonio artistico: l’impero romano, la sua cultura e le sue battaglie per mantenere la propria egemonia sul mediterraneo e nell’Europa; la Roma dei Papi e dei sui grandi artisti; la breccia di Porta Pia; il fascismo; il dopo guerra e tanto altro ancora ha vissuto questa città nel corso della sua storia millenaria. Televisione e internet sono ricchi di documentari in merito alla storiografia dell’antica Roma e alla Seconda guerra mondiale, meno su un secolo davvero importante per la storia di questa città: l’Ottocento. Oggi vediamo nel dettaglio questo periodo storico molto significativo per la capitale, ma anche per l’Italia.

Nel 1814, dopo quattro anni, dieci mesi e quattordici giorni di forzato esilio, Pio VII rientrò in città e riprese in mano le redini del potere. Tuttavia il ritorno del Papa non darà alla luce una restaurazione vera e propria. Quest’ultimo confermò nei loro incarichi molti degli uomini di potere coinvolti nell’esperienza napoleonica. Tra il 1809 e il 1814 Roma fu sotto il dominio di Napoleone. Molti cittadini furono costretti a fuggire fuori dalle mura romane per sottrarsi alla circoscrizione obbligatoria. Napoleone non si contraddistinse solo per lo smantellamento del potere pontificio e per atti tipici di coloro che detengono il potere assoluto, ma fu molto attento alla promozione delle attività culturali. L’imperatore francese e i suoi funzionari avevano stanziato più di 100.000 franchi all’Accademia di San Luca (la più importante istituzione artistica romana) e soprattutto avviarono un’immediata opera di pulizia, restauro e scavo delle aree archeologiche. Curiosa la regolamentazione introdotta in merito alla gestione musei che si può senza d’ombra di dubbio, definire “moderna”. L’accesso non era solo un’esclusiva delle élites, e doveva essere regolamentato da orari precisi e con norme comportamentali ben definite. L’apertura regolamentata e quotidiana era gestita da un sorvegliante e dai custodi. Conclusasi l’occupazione napoleonica, la Francia divenne una preziosa alleata del pontefice. C'erano diverse ribellioni durante la prima metà di questo secolo e i poteri regnanti riuscirono a respingerle con l'aiuto delle truppe transalpine.

Nell’Ottocento, però, Roma vide la caduta dello Stato pontificio. La Repubblica romana nel 1849 si inserisce nel quadro delle rivoluzioni del 1848. Due delle figure più influenti della unificazione italiana, Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, hanno combattuto per questa repubblica di breve durata. Pio IX affidò nel 1848 il governo a Pellegrino Rossi, un giurista di fama europea, con lo scopo di combattere i reazionari e i democratici. Bisognava ristabilire l’ordine contro i venti rivoluzionari che stavano soffiando da tutta Europa. L’esperienza di governo si concluse malamente con l’assassinio di Rossi e la fuga di Pio IX da Roma. In seguito il movimento democratico instaurò nel febbraio del 1949 nello stato pontificio una costituente eletta tramite suffragio universale. Un corpo di spedizione francese (quest’ultimo è stato voluto fortemente da Luigi Napoleone che voleva contrastare l’egemonia asburgica in Italia), guidato dal generale Oudinot, pose fine alla Repubblica romana, nonostante la difesa organizzata da Mazzini, Aurelio Saffi, Carlo Armellini e l’intervento di Garibaldi. L’avventura della Costituente romana si concluse il primo luglio 1849. In seguito, nello Stato pontificio venne restaurato un regime assoluto sotto le redini del cardinale Giacomo Antonelli. Il potere ritornò nelle mani di un ristretto gruppo di prelati che favorirono il rafforzamento della compagnia di Gesù.

Le rivoluzioni popolari non furono sufficienti. Il ritorno di Papa Pio IX a Roma, con l'aiuto delle truppe francesi, segnò la sua esclusione dal processo di unificazione che vide protagonista lo Stato sabaudo e le imprese dei Mille guidati da Garibaldi. Dopo la Seconda guerra d’indipendenza e la spedizione dei Mille, nel 1861, tutta la penisola italiana, (ad eccezione di Roma, Venezia e del Trentino) fu unificata sotto la corona dei Savoia. Con la presenza delle truppe francesi sul suolo romano, l’Italia dovette ancora aspettare per inglobare Roma nei suoi possedimenti. I tempi furono maturi nel 1870. In quell’anno la guerra franco-prussiana determinò il ritiro della guarnigione francese. La conseguente caduta di Napoleone III e la sconfitta francese contro la Prussia segnarono la fine dello stato pontificio. Ogni tipo di trattativa e accordo, che lo stato italiano offrì a Roma, si frantumò contro il muro cattolico e assolutista eretto dal Papa. Le truppe italiane, il 20 settembre 1870, superarono l’effimera difesa dei pontifici ed entrarono a Roma dalla breccia aperta dall’artiglieria nella cinta muraria vicino a Porta Pia. Un successivo plebiscito, sanzionò l’annessione di Roma al Regno d’Italia: la città divenne la capitale. Il Papa non riconobbe le autorità italiane e non volle rinunciare al potere temporale, dichiarando nulla l’occupazione italiana. Con il decreto del 1874, il non expedit, la Santa sede proibì ai cattolici di partecipare alla vita politica italiana. Si creò una spaccatura nel mondo cattolico: gli “intransigenti” ubbidivano alle direttive papali, i “conciliatoristi”, la minoranza, erede del cattolicesimo liberale, erano invece disposti a inserirsi nel nuovo stato nato dall’epopea risorgimentale.

Il Regno d’Italia regolò i rapporti con la Santa sede mediante la legge delle guarentigie del 1871, che trae ispirazione dal pensiero cavouriano e riconosceva al pontefice la libertà nelle comunicazioni coi cattolici di tutto il mondo e il libero esercizio dei poteri spirituali. Inoltre, venivano allo stesso tempo abolite tutte le restrizioni all’esercizio del diritto di riunione del clero cattolico ed esentava i vescovi dal giuramento al re. Tutto ciò non fu sufficiente a garantire buoni rapporti tra le due parti. Solo con il ‘900 avremo la risoluzione di questa annosa disputa. Nel 1873 a Roma vide la luce il primo piano regolatore che prevedeva una direttrice di espansione fra la via del corso e piazza del Risorgimento, con l’edificazione dell’area dei Prati di Castello. Ne seguirono altri due, uno nel 1881 e un altro nel 1883. La città fu un grande cantiere aperto fino al 1900 in cui vi furono le vere rivoluzioni architettoniche.

Per concludere, è importante notare, come durante l’occupazione francese di inizio Ottocento, nel 1811 vi furono una serie di progetti, alcuni coordinati dagli architetti Giuseppe Valadier e Giuseppe Camporese: il riassetto della piazza del Pantheon, la navigabilità del Tevere, la costruzione di un ponte in sostituzione del Sublicio, l’ampliamento di piazza del Popolo.Nella metà dell’Ottocento, Pio IX iniziò un’opera di modernizzazione con l'introduzione della ferrovia, il cui primo tratto da Roma a Frascati era stato inaugurato nel 1856, seguito, dalla linea Roma-Civitavecchia-Orbetello, dalla Roma-Orte e dalla Roma-Ceprano. Protagonista della urbanizzazione ottocentesca di Roma fu Federico Francesco Saverio De Mérode. A lui si deve la scelta di centralizzare i punti d'arrivo ferroviari all'Esquilino. Si scelse, inoltre, Termini come luogo per ospitare la stazione centrale che fu inaugurata nel 1867.

Nell’Ottocento vi fu l’opera di urbanizzazione delle seguenti strade: Via Torino, Via Napoli e Via Firenze. Dopo l’annessione al Regno d’Italia vi furono tre importanti sviluppi in campo edile: l’ulteriore arginatura del Tevere, la costruzione di una rete fognaria e dei ministeri. Roma era, naturalmente, ricca di conventi e di edifici destinati a usi ecclesiastici. Questi ultimi furono utilizzati, o per meglio dire espropriati, tra il 1871 e il 1875, come sedi dei vari ministeri del giovane stato italiano. Le sedi del parlamento italiano durano ancora oggi:
• Il Palazzo del Quirinale, residenza estiva del Papa, fu destinato a Palazzo Reale.
• Il Palazzo Madama, sede del Ministero delle Finanze Pontificie, divenne la dimora stabile del Senato dello Stato italiano.
• Il Palazzo Montecitorio, sede dei Tribunali Pontifici, divenne la sede della Camera dei Deputati.