Trinacria: Terra vulcanica. Sabbie nere fumanti pronte a esplodere, spinte dalla lava primordiale che ribolle rossa come il fuoco nel ventre della terra. La Sicilia è in fermento. Baciata e bruciata dal sole. Ma il rosso diventa bianco quando si sostituisce alla lava un magma candido come la neve e dolce come lo zucchero. Un siero di latte che nella doppia cottura porta il nome: ricotta. In Sicilia sembra provenire direttamente dalla terra per il profumo inconfondibile che ha se mangiata calda. Ovina dal gusto rotondo, ti ammanta la bocca e te la velluta con insistenza. Morbida e sensuale sembra stillata dalle mammelle della Gorgone che veglia sull’Isola.

Questa creatura mitica alimenta il suolo e lo rende fertile trasformandolo nella patria dei frutti preziosi. Piccole perle di gusto racchiuse in scrigni duri come pietre. Mandorle, pistacchi, pinoli e carrube. Questi minuscoli ingredienti custodisce la Gorgone per farsi venerare con ingombranti sculture. Fardello pesante dell’eredità culinaria arabo-spagnola. La semplicità è una virtù, ma certi popoli hanno un innata vocazione manierista. Non li si può biasimare se la ricerca della complessità omaggia gli splendori della terra, costruendo dolci cattedrali barocche. La ricchezza di questi cibi è al limite. Un tripudio di pesanti decorazioni traslucide a base di cristalli zuccherini è sostenuto dai gracili frutti. A discapito delle dimensioni essi donano consistenza, croccantezza e gusto a una serie infinita di piatti. Interi, sminuzzati o resi cremosi sono le colonne e i contrafforti di sapori importanti come ricotta e agrumi.

Giusto perché come meteore impazzite cadono agrumi profumatissimi dappertutto. Questi alberelli nodosi dalla corteccia nera producono un miracolo dietro l’altro. Prima dalle foglie cerate verde scuro affiorano fiori candidi dal profumo inebriante, una vera estasi per le fortunate narici che si trovano a errare dalle parti di un agrumeto in festa. E poi dopo un lungo lavoro di creazione, queste bellezze estatiche si trasformano in portentosi frutti dal succo incommensurabile. Colori brillanti, vivi e sanguigni come le emozioni che suscitano al primo morso. Mandarini, arance, limoni, pompelmi, cedri, chinotti e bergamotti verranno sfruttati al massimo freschi ma vista l’eccedenza della cornucopia sicula verranno anche stoccati per i periodi di magra. La natura non produce trecentosessantacinque giorni l’anno le stesse cose … ( è sempre bene ricordarlo in caso ci fosse qualche adepto della melanzana a gennaio). Così l’ingegno umano si trova a collaborare con la tecnica, per estrarre acque di fiori d’arancio, marmellate d’agrumi e frutta candita.

La composizione si arricchisce sempre di più, si fa ardita e sfiora l’artificiosità sotto il peso della raffinatezza. Gode la Gorgone di questi omaggi succulenti che gli vengono offerti, è viziata e ama le distorsioni eccentriche. Le emozioni che suscita la pasticceria siciliana sono intense, sfiorano il metafisico e rischiano di esploderti in bocca. La cromia di questi ordigni è presagio di sensazioni forti. Cassate e cannoli sono nati dal caos cosmico di un'isola ricca e complessa come la Sicilia e ne sono l’emblema dolciario.

Un invito ad andare oltre: non fermatevi al conosciuto andate di persona a fare una visita in Trinacria... Esploratene tutte le galassie del gusto e mettetevi sulle tracce della Gorgone… Beninteso, il tutto con estrema prudenza.

Lo foto sono state realizzate con la collaborazione di Filippo Menci (www.filippomenci.com)