Le tante crisi vissute mi sono sempre servite per guardarmi dentro, e dopo un percorso di conoscenza, rinascere più forte e più saggia. Ora, in questa grande crisi economica, la mia piccola ditta individuale è in forte crescita: mi trovo a lavorare più che mai, proprio in quello che più amo fare: aiutare le persone ad entrare nel processo creativo e scattarsi autoritratti per esplorare ed affermare la propria identità, per migliorare le proprie relazioni e per ricreare un miglior rapporto col mondo.
Questa è una crisi importante, non solo economica: è una crisi di valori. Una società focalizzata soprattutto nella crescita economica a scapito dei bisogni primari dell’uomo non può durare a lungo. Ma io guardo i giovani, e vedo che molti di loro sanno già per istinto ciò che dobbiamo fare: guardarci dentro e condividere con gli altri ciò che vediamo, per trovare nella nostra storia, la nostra missione e stimolare la trasformazione che ogni crisi richiede. La nostra società deve dare più importanza all’uomo e alla sua interiorità…
La crisi, le crisi, individuali o collettive, contengono una potenzialità enorme. E’ come radere al suolo, azzerare, fare il vuoto. Non si può fare il pieno se non si fa prima il vuoto. Affrontare il vuoto, lo sconosciuto, l’essere smarriti è uno stato di grande fertilità. La sofferenza causata dal vuoto può trasformarsi molto facilmente in creatività, in quanto è un processo naturale nell’uomo: quando patiamo, sentiamo il bisogno di esprimere il dolore per condividerlo e l’espressione naturale della sofferenza può diventare arte. L’espressione artistica poi, è uno strumento prezioso per affrontare ed attuare il cambiamento, l’evoluzione che siamo tutti chiamati a fare.
Io sono stata tossicodipendente dai 15 ai 20 anni, ero molto insicura e avevo una bassa autostima. Grazie all’autoritratto sono riuscita a conoscermi, ad accettarmi, a fortificarmi e a scoprire la mia missione. Nel 2004 creai il mio metodo, The Self-Portrait Experience e oggi tengo i miei workshop in molti paesi europei e americani, in vari contesti terapeutici, sociali, artistici. In pratica sono riuscita a trasformare la mia sofferenza e la durezza della vita, di utilizzarla per aiutare me stessa e ispirare gli altri a fare altrettanto. Questo è il cuore del mio metodo.
The Self-Portrait Experience®, il metodo completo, è un viaggio attraverso tutti gli aspetti della nostra vita: una serie di esercizi di autoritratto divisi in tre parti: Io (le mie emozioni, le mie competenze, i miei “personaggi”, il mio corpo, i miei luoghi e le mie radici), Io e l'Altro (autoritratti relazionali con una persona: famiglia, amore, amicizia, lavoro) e infine Io e il Mondo (autoritratti coi miei gruppi o con la comunità sconosciuta, la mia missione nel mondo). Una parte essenziale del metodo è la percezione profonda delle immagini con l’aiuto di una serie di criteri artistici specifici che ci aiutano a comprendere meglio le nostre immagini e a saper riconoscere e scegliere le opere, ciò che il processo creativo ci dice. I criteri più importanti sono: molteplicità, temporalità e armonia di elementi formali.
Ad oggi, la più parte dei workshop che imparto sono dei weekend intensivi e lavoriamo sul primo esercizio del metodo, quello dell’espressione di emozioni estreme, difficili. Dopo la presentazione del venerdì sera, la giornata del sabato è dedicata alle sessioni individuali di autoritratto: i partecipanti scattano, da soli nello studio, le loro immagini, seguendo (o meno) le mie istruzioni. Subito dopo, io accompagno la persona a “vedersi”, a scegliere l’opera e a percepire la sua meravigliosa molteplicità. Nel frattempo, gli altri partecipanti si allenano sui criteri di percezione e scattano “l’autoritratto senza di me”, un esercizio che insegna a fotografare dalle proprie “viscere”. Durante la giornata di domenica si lavora in piccoli gruppi sulla percezione e scelta delle opere prodotte il sabato e si condivide il lavoro fatto con l’intero gruppo.
Il workshop completo, invece, comprende anche delle sessioni di autoritratto in studio, ma anche dei compiti a casa, in modo che i partecipanti imparino a convertire la propria interiorità in arte per conto proprio. Man mano che portano le immagini realizzate, lavoriamo sul dialogo tra immagini, sulla costruzione di sequenze e infine dei progetti personali di autoritratto: si tratta di un “progetto madre” che lavora sulla propria identità creativa e che contiene i semi di progetti futuri, anche con altre discipline artistiche.
Si tratta anche di una autobiografia per immagini che ci fortifica moltissimo interiormente, ci aiuta a trovare un senso nel nostro percorso: quello di ispirare gli altri, di far fare loro un viaggio interiore. Credo che oggi il pubblico abbia bisogno di vedere un arte più umano, in cui poter specchiarsi, identificarsi, e poi di partecipare nel processo creativo.
Inoltre, il workshop completo è la prima parte di un percorso formativo per diventare facilitatori di autoritratto terapeutico secondo questo metodo, un mestiere che oggi ha moltissime possibilità, sia nell’ambito sociale, in quello artistico e anche in ambito aziendale. Un ottimo esempio di questo percorso di formazione è la giovane psicologa Dott.ssa Chiara Digrandi, specializzata in “Intervento psicologico nello sviluppo e nelle istituzioni socio-educative”. Dopo essere stata formata sul metodo, è partita per il Perú dove, per tutto il 2011, ha coordinato diversi workshop. Il metodo, e la sua capacità di metterlo in pratica, oltre alla sua particolare sensibilità verso l’essere umano, le hanno dato delle possibilità e delle potenzialità lavorative inusuali in una giovane psicologa appena laureata.
Ecco la testimonianza di Chiara: “Ho applicato il metodo “The Self-Portrait Experience®” in alcuni contesti difficili di Arequipa, una cittá a sud del Perú. Ho lavorato con gli adolescenti di tre centri d’accoglienza, ragazzi e ragazze in condizioni di rischio affettivo, morale e materiale; con un gruppo di adolescenti del carcere minorile “Alfonso Ugarte” e con alcune donne del carcere femminile di Socabaya. Tutte persone private della loro libertá e con un immenso bisogno di esprimere le proprie emozioni ed affermare la propria identitá in contesti dove é forte una tendenza alla massificazione. Sebbene con delle differenze, tutti i workshop hanno aperto ai partecipanti dei nuovi spazi di profondo ascolto della propria interioritá, di auto-conoscenza e di espressione dei propri vissuti per molto tempo rimasti inespressi. I risultati dei workshop sono stati presentati al 3° Seminario sul progetto “Niñez sin Rejas”, rivolto ad adolescenti “privati di libertá” e alle loro famiglie, promosso dal BICE (Oficina Internacional Católica del Infancia).
Durante il Seminario, svoltosi in Guatemala nel mese di ottobre 2011, il metodo “The Self-Portrait Experience®” é stato scelto come una delle migliori metodologie sul campo. Inoltre, i risultati dei workshop sono stati esposti nel libro “The Self-Portrait Experience@ en Arequipa, lineas teóricas y prácticas”, in via di pubblicazione. Una delle mie conclusioni, dopo tali esperienze, é che questo metodo porta ad un avvicinamento profondo alle persone e permette la creazione di una relazione di fiducia reciproca che facilita processi di “cura” e “auto-cura”. Puó rivelarsi una forma di liberazione, cosí come l’inizio di un processo di scoperta delle proprie qualitá e di conoscenza e valorizzazione di se stessi”.
Per saperne di più:
www.cristinanunez.com
www.self-portrait.eu