A distanza di due anni dalla personale realizzata nei suoi spazi di San Gimignano, Galleria Continua è lieta di ospitare nuovamente una delle artiste più influenti della scultura contemporanea, Alicja Kwade. La personale, dal titolo Vestigia, raccoglie opere che abbracciano diversi periodi della carriera dell’artista, incluse alcune sculture in bronzo frutto della più recente ricerca. Sono opere che rimandano alla natura ciclica, lineare e in definitiva sfuggente dell’esperienza temporale e alla sua interdipendenza dai sistemi naturali e artificiali; alcune, si palesano come tracce metaforiche, ricordi, esperienze che intrecciano al trascorso, presente e divenire. Altre invece, come Inner image (Finallyfound), conservano tracce di civiltà scomparse; sono opere che nascono da una selezione di oggetti personali dell’artista: un iPhone, chiavi, occhiali da sole incastonati in un blocco di scisto. La loro perdita nel presente e la loro immaginata riscoperta archeologica in un futuro indefinito vengono materializzate in questa forma. Quando, in un lontano futuro, gli oggetti così fossilizzati saranno riportati alla luce, né la loro funzione originaria né i loro nomi saranno ricordati; appariranno come manufatti sconosciuti, senza tempo e misteriosi.
La mostra si apre con due grandi sculture, entrambe intitolate Archibiont (2025). Si tratta di sagome costituite da solide strutture geometriche e lineari d’acciaio scuro che mutano inaspettatamente in forme organiche. Esse confondono i confini e rivelano motivi ricorrenti presenti in natura evocando una struttura sistematica sottostante, come un progetto nascosto insito nel mondo: corteccia di albero color rame-verde e corna di bronzo. Architettura, biologia, metafisica, filosofia sono i fondamenti dai quali Alicja Kwade trae ispirazione per queste nuove opere. Vere e proprie sculture in trasformazione che richiamano alla mente la teoria aristotelica dell’ilomorfismo, che esplora la relazione tra materia, forma ed esistenza in un corpo naturale. Le tensioni presenti negli elementi sovrannaturali di Archibiont rimandano a forze superiori, a leggi universali, bellezza e caos, che restano in continuo movimento sulla terra e nello spazio.
Trait transference (2024): uno specchio arrugginito pende dalla parete, la sua superficie riflettente reca le tracce del tempo. A terra è collocata una lastra di metallo, anch’essa segnata dallo scorrere del tempo e dalle forze della corrosione. Insieme creano un dialogo visivo tra l’effimero e il permanente, invitandoci a riflettere sulla transitorietà dell’esistenza. Con quest’opera l’artista ci ricorda che l’arte è un mezzo per interrogarsi e per esplorare idee profonde sulla trama della realtà, sfidando ed espandendo, al contempo, la nostra percezione.
Cambiamento, riorientamento e possibilità di trasformazione sono i temi che Kwade sviluppa in un’altra opera in mostra, Kehrtwende (2021): un frammento curvo di corrimano in legno montato a parete. Separato dal suo contesto architettonico, questo semplice oggetto acquisisce un nuovo significato, segna una svolta, sia in senso letterale che metaforico (il titolo significa “inversione a U” o “rovesciamento”). L’artista ci invita a fermarci e a riflettere sui momenti della vita in cui si verifica un cambiamento di direzione, che può essere nel pensiero, nel tempo oppure nello spazio fisico. Come in gran parte del suo lavoro, Kwade mette in discussione la nostra percezione della realtà, trasformando una forma familiare in una riflessione silenziosa ma potente sul movimento, la transizione e la struttura dell’esperienza.