Dopo la pausa estiva e per questa edizione di Ouverture TAG, la Galleria Febo e Dafne è lieta di presentare la mostra Corpi in transito, una bipersonale di Fabio Cipolla e Sofia Fresia, a cura di Carina Leal. Corpi in transito nasce dall’incontro tra due pratiche artistiche - pittura e scultura - dove entrambe riflettono sul rapporto tra corpo e spazio, attraverso l’elemento chiave in comune - le piscine vuote. Questo rapporto si costruisce attorno a una comune tensione: quella tra solitudine e condivisione, tra l’individuo e la collettività, tra il nuoto e lo skateboard.
Le opere di Sofia Fresia in questa nuova miniserie nascono con l’intento di riflettere su alcune dinamiche che caratterizzano i rapporti interpersonali ai giorni nostri. Utilizzando una figurazione semplice, ai limiti del geometrico, dove raffigurano figure umane isolate, immerse in spazi sospesi, spesso di fronte a piscine svuotate, metafore di una mancanza, di un vuoto relazionale. Questi dipinti presentano scenari immaginari in cui titolo, contesto e personaggi contribuiscono a delineare alcune caratteristiche o situazioni che hanno a che fare con le difficoltà delle relazioni umane all’interno della società delle immagini e del consumo. Per un nuotatore la piscina vuota è inutile, mentre al contrario è perfetta per lo skater; in una società così variegata, tantissime cose e situazioni possono avere questa doppia valenza, e sta a noi riconoscerle.
Per questa mostra, Fabio Cipolla ha indagato proprio sulle piscine, dove il vuoto si trasforma in spazio da riempire con gesto, materia, relazione. Negli anni ’50, in California, a causa di un lungo periodo di siccità, molte piscine vennero svuotate. Alcuni surfisti iniziarono a mettere le ruote alle loro tavole, passando dall'acqua al cemento. Questo gesto di occupazione creativa dello spazio è al centro del suo lavoro: uno sguardo attento e non passivo, che si oppone al flusso frenetico della città e sceglie la sosta, il gesto, l’interazione. Le sculture in mostra si inseriscono in questa riflessione, attivando lo spazio pubblico e restituendo centralità al corpo, alla sua impronta, alla sua capacità di lasciare traccia. Attraverso forma e materia, cerca di creare oggetti che non siano solo da osservare, ma da abitare: superfici che si fanno piani d’incontro, gradini, tavoli, sedute, oppure supporti per l’intervento pittorico e collettivo.
Questa mostra è un invito a leggere il gesto come forma di resistenza, il corpo come misura, e lo spazio come possibilità condivisa.