Paris, 13ème arrondissement, 21h00...

Dopo una dura giornata di lavoro, incontro un'amica di vecchia data, venuta oltralpe per farmi un saluto. Ci diamo appuntamento a Olympiades, la China Town di Parigi. Non ho intenzione di mangiare cinese stasera, nonostante qui i ristoranti siano più buoni rispetto a quelli a cui siamo abituati in Italia, propongono infatti una cucina regionale esente dal "tutto flitto"... Non ho nemmeno voglia di mangiare giapponese, perché la zona riservata al Sol Levante si trova vicino all'Opera, troppo lontano dal luogo dell'appuntamento... Appena la mia amica mi raggiunge, i morsi della fame iniziano a farsi sentire, mi incammino per un viale fiocamente illuminato da lanterne rosse fingendo di avere una meta ben precisa.

Tra le chiacchiere scorgo un localino in legno, straripante di fiori e piante, con una saletta raccolta dalle pareti bordeaux. Improvviso. La meta della nostra serata è questa: Mondol Kiri, ristorante cambogiano... Varcata la soglia un simpatico ometto ci accoglie con un sorriso, mi guardo attorno, il posto è frequentato da francesi; il profumo che inebria la stanza è davvero interessante, non mi pento della decisione presa d'istinto. Una volta al tavolo inizio a consultare il menù traducendolo alla mia amica; ci sono delle interessanti formule découverte per scoprire la gastronomia cambogiana con vari assaggi, ma essendo proposte portate con carne e pesce devo declinare causa il mio vegetarianesimo...

La buona forchetta che mi accompagna è entusiasta e vorrebbe provare tutto, dai gamberi all'ananas fino al maiale piccante, dal pesce alla citronella avvolto in foglia di banano all'insalata di papaya verde... Il cameriere ci avverte che le porzioni non sono mignon, e anche se la damoiselle ha uno stomaco capiente, avanzerà qualcosa e sarebbe uno spreco. Ridimensionata, opta per una zuppa ai gamberi e degli involtini di manzo, il tutto annaffiato da una birra tailandese (singha); io mi butto sul menù vegetariano, che fortunatamente è meno banale della solita insalata verde: verdure esotiche condite con latte di cocco, riso jasmine cotto al vapore, servito in una graziosa scatola di bamboo ricoperta da una foglia di banano e salse agrodolci. Accompagno, come d'abitudine in locali orientali, con un buon tè verde fumante. La serata prosegue a gonfie vele, tra le chiacchiere e l'atmosfera raccolta del posto.

I sensi sono tutti appagati: la cucina cambogiana è un equilibrio di sapori, odori e colori. Le portate sono impeccabilmente servite in porcellane dai toni pastello che si sposano con l'arcobaleno delle pietanze. Il piccante è contrastato dalla freschezza della frutta e della menta, l'acidulo della citronella è smorzato dalla neutralità del riso. Le sorprese non sono ancora finite, ordiniamo il dolce. Evitando le contaminazioni con la pasticceria internazionale, ci buttiamo su un dessert maison: un soufflé di taro... Ricordo di aver studiato in antropologia l'importanza di questa pianta per le popolazioni del sud est asiatico. Il suddetto vegetale, sconosciuto in Europa, è diffuso in tutta la fascia tropicale, dall'Africa all'Oceania fino ai Caraibi; le parti edibili, foglie e radice tuberiforme, sono rese commestibili dalla cottura e apportano una grande quantità di amido, calcio e proteine vegetali.

La preparazione che assaggiamo si presenta come uno sformatino verde pallido immerso in un liquido lattiginoso, il contrasto con la porcellana nera in cui è servito è notevole. Al gusto è dolce ma non stucchevole, con un retrogusto di latte di cocco. Non pretenzioso ma davvero interessante. Si sono fatte le undici ed è ora di chiedere il conto... L'addition non è salata. Ringraziamo con una mancia il cameriere che ci ha servito l'intera serata. Una volta fuori dal locale, confesso all'amica l'azzardo che ha guidato questa cena... Lei non è molto stupita, perché in generale in Francia i ristoranti etnici sono di ottimo livello. Non posso far altro che avvalorare la sua tesi: la Parigi cosmopolita è affamata di culture esotiche.

Mondol Kiri, 159, Avenue de Choisy

Paris