Benevento è una città dell’entroterra campana e nasce sulla confluenza di due fiumi, il Sabato e il Calore, è in una vallata ma la sua posizione non è in una pianura ma le diverse zone della città hanno altitudini diverse e in alcuni casi abbastanza significative.

La sua posizione è risultata strategica nel corso dei secoli, per questo è sempre stata considerata una città molto importante. La città vede avvicendarsi la presenza di Sanniti, Romani fino ad arrivare ad essere governata dallo stato pontificio. In essa passavano le più importanti vie di comunicazione e sono presenti testimonianze inestimabili.

Testimonianza del passaggio delle grandi vie di comunicazione sono le strutture superstiti alle continue guerre che si vedono sull’intero territorio sannita: i ponti! Questi erano presenti nel territorio beneventano in numero considerevole e appartengono a diversi periodi storici. Probabilmente quelli che restano oggi sono quelli che, data la loro importanza strategica, erano stati trasformati in ponti in muratura.

Inizialmente i ponti venivano costruiti in legno ma in epoca romana, per dare maggiore stabilità alla via di comunicazione, quelli più importanti, appunto, vennero trasformati in pietra. I ponti romani costituiscono un modello di riferimento per le epoche successive date le tecnologie che venivano utilizzate. L’utilizzo del ponte ha consentito ai romani di unificare il proprio territorio rendendolo accessibile e quindi più facilmente controllabile. I ponti romani erano costruiti sia su grandi fiumi che su piccoli fiumi e i materiali erano diversi dal legno al marmo, tutto dipendeva dalla zona da attraversare.

Nel territorio beneventano sono diverse le testimonianze di ponti romani, soprattutto se si considera che la città era percorsa dalla via Appia e la via Traiana e che le due strade dovevano superare i due fiumi. Sono riconducibili al periodo romano: Ponte Leproso, Ponticello, Ponte Valentino, Ponte Corvo e Ponte di Santa Maria degli Angeli. Quest’ultimo prende il nome dalla vicina chiesa ed è stato più volte ricostruito perdendo le tracce del ponte romano.

Resta testimonianza del passaggio della via Appia il Ponte Leproso, posizionato nella zona ovest della città e spesso confuso con ponte Fratto del quale sono visibili solo i resti dei piloni. Ponte Fratto si trova vicino ad un’area archeologica, secondo il Torelli la via Latina raggiungeva la città di Benevento attraverso questo ponte, Rotili invece identifica l’arrivo della via Latina a Benevento attraverso il Ponte Sant’Onofrio. Purtroppo, questo antico ponte è oggi ridotto in ruderi che le piene dei fiumi, sulla cui confluenza è posizionato, rendono sempre meno riconoscibile. Oggi è difficile da raggiungere perché in completo stato di abbandono e l’unico modo per accedervi è un sentiero non sempre agibile.

L’altro ponte che secondo gli storici portava la via latina all’interno della città è il ponte di Sant’Onofrio. Oggi viene identificato con il ponte Vanvitelli perché nel 1767 il ponte venne restaurato su progetto dell’architetto napoletano. Ponte Sant’Onofrio è stato più volte ricostruito e prende il nome dalla chiesa che sorgeva nella vicina piazza Bissolati fatta abbattere nel 1925.

Sempre vicino al ponte Calore era presente il ponte Maurelle, secondo Enrico Isernia non di epoca romana ma probabilmente precedente, era sorretto da quattro piloni sul quale passava la via Latina. I suoi resti vennero scoperti nel 1875 durante uno studio sul ponte Calore fatto da Meomartini. Il fiume dopo aver superato il ponte Calore passava per San Vitale e Sant’Angelo, tornava indietro nella zona detta Cellarulo, e da qui, mediante il ponte Fratto, attraversava quello che oggi è viale San Lorenzo, e infine arrivava nella zona dove oggi si trova la Madonna delle Grazie.

Di dimensioni minori, oggi inglobato nella rete viaria delle città, era presente il ponte Ponticello che dista dall’Arco Traiano meno di un chilometro. Serviva per congiungere le sponde del torrente San Nicola ed era costituito da un’unica arcata su cui transitava la via Traiana. Il ponte ha dato origine al rione anche se oggi non è facilmente individuabile data la continuità viaria del luogo. Il ponte è però menzionato anche nei documenti longobardi e Borgia lo descrive come un ponte fatto in tufo con diverse stratificazioni che rendono visibile il suo continuo utilizzo nei secoli fino ad arrivare alla copertura fatta da un “anello di muratura moderna di laterizi”. Il ponte era costituito da una sola luce ma era il crocevia di tre strade romane: l’Egnatia (collegava il basso Adriatico con l’Egeo settentrionale), la Traiana (che collegava Benevento con Brindisi) e l’Appia (che partiva da Roma e arrivava a Brindisi) per poi salire verso la costa.

Anche fuori città erano presenti diversi ponti importanti che consentivano l’attraversamento di valli o fiumi. Vanno menzionai quelli sulla via Appia, ponte Tufaro e quello di Apollosa. Il primo deve il suo nome alla sua ubicazione (Tufara Valle) aveva tre arcate ma non era molto alto e questo per alcuni studiosi è dovuta al suo continuo rifacimento secondo altri invece è la caratteristica che lo definisce come un ponte antico. Enrico Isernia nel suo scritto Istoria della città di Benevento dalla sua origine fino al 189 descrive il ponte Tufaro con tre luci con quella centrale più ampia e le pile e le spalle completamente interrate date il sollevamento dell’alveo del fiume e assieme ad essi erano interrati anche i rostri.

Sia le pile che le spalle erano costituiti da “massi lapidei a bozze” come le arcate e i muri di accompagnamento. La parte superiore era determinato da un parapetto definito moderno e nella facciata che dà verso la vallata sono inserite due pietre lapidee rettangolari sulle quali però non è possibile leggere le antiche iscrizioni.

L’altro ponte, quello di Apollosa indicato nella carta topografica dello stato Maggiore come “Ponte dei Molini”, è situato vicino l’omonimo paese e probabilmente risale al I secolo d.C. È stato descritto da Meomartini come un ponte elegante a tre arcate di cui quella centrale con altezza maggiore e con rivestimento in bugnato. Oggi però il ponte è stato interamente ricostruito e l’unica cosa in comune con il ponte romano sono le tre arcate. Come spesso succede la mancanza di manutenzione e di cura verso le opere presenti sul territorio ha causato l’erosione da parte delle acque del fiume e reso impraticabile la zona lasciando a sé stessi i reperti presenti sul ponte e favorendo il degrado.

Altro ponte di origine romana presente sul territorio Beneventano è ponte Valentino, posto verso il territorio di Paduli. Su di esso passava la via Traiana facendogli arrivare alla sponda opposta del fiume Calore. Come spesso accade deve il suo nome alla vicina chiesa di San Valentino dove già nell’VIII secolo si teneva un importante mercato. Oggi il ponte originario non è visibile ma restano le due spalle con grossi conci in calcare e sono visibili le arcate in laterizio risalenti al medioevo. Purtroppo, appare in stato di abbandono, forse ad aggravare la situazione è il sito in secca. L’importanza di questo ponte lo si deduce dal fatto che il ponte dà il nome l’intera contrada.

Da ponte Valentino la via traiana si dirigeva verso Brindisi passando per Buonalbergo, comune nel territorio beneventano. La traiana prima superava il fosso della Ferrara con il Ponte Ladrone, del quale oggi restano solo dei ruderi di alcuni piloni. I piloni visibili sono completamente privi di paramenti che lo coprivano in origine. Resta visibile il nucleo centrale in opera cementizia fatto da pietre di fiume e malta.

Proseguendo per la via traiana si arriva a uno dei ponti al confine del territorio beneventano, Ponte delle Chianche. Ha un profilo a schiena d’asino, con cinque luci. È costituito da una muratura a sacco il cui paramento esterno era costituito da laterizi. Le pile laterali mostrano la presenza di un paramento in pietra calcarea, forse perché avendo contatto con il corso d’acqua garantiva una maggiore resistenza all’erosione.

Oggi la struttura è parzialmente interrata e l’arcata centrale risulta crollata come se non bastasse la vegetazione la copre in parte quasi riprendendone possesso. Sono ancora visibili gli elementi poligonali che costituivano il selciato superiore che lasciano intuire i restauri ai quali è stata sottoposta la struttura. Un intervento risale al 1923 per proteggere il ponte dall’erosione dell’acqua e un altro risale al 1978 che voleva la ricostruzione del ponte per essere utilizzato anche per scopo locali. Ma i lavori vennero interrotti lasciando il ponte alla natura. Causa di ulteriori danni è l’alluvione del 2015 che ha innescato ulteriori crolli ponendo fine agli sforzi fatti fino ad allora.

La via Traiana è caduta piano piano in disuso e i suoi ponti, inizialmente opere costruttive all’avanguardia sono stati piano piano abbandonati e successivamente sfruttati soprattutto dalla popolazione locale. Quando anche il loro scopo “locale” è venuto meno questi ponti posti su territori di confine sono stati completamente abbandonati.

Questo excursus non vuole essere esaustivo sui ponti nel Sannio ma una piccola parentesi che ricorda alcune delle opere importanti presenti nel territorio Beneventano e credo sia solo una piccola parte di ciò che il territorio può offrire e che nasconde nelle sue vallate. Sarebbe bello se gli venisse data la giusta attenzione e il giusto peso nella storia. Purtroppo, però, l’alibi delle cose importanti non ci consente di capire che la storia del nostro territorio lo è altrettanto.

Il sogno è ripartire dal nostro passato per un’economia fatta di cura e di amore per la nostra terra.

Bibliografia

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