Raul ha gli occhi azzurri, anzi no, sono blu. Proprio blu, in un modo deciso e ipnotico. È lo stesso blu del profondo del mare che circonda la sua isola.
A Lipari ci sono tanti colori e tanti approdi. C’è il bianco roccioso delle cave di pomice, e di bianco è anche la sabbia di molte spiagge, c’è il verde brullo del monte Rosa, e poi ci sono la Marina lunga e la Marina Corta. Guardando di fronte, un po’ più lontano c’è una montagna in mezzo al mare, è il vulcano.
Raul è seduto davanti al suo chiosco, nella piazzetta di Marina Corta, al molo ci sono le sue barche, quando non sono al noleggio restano ad ondeggiare calme.
Non scivolano via perché le tiene il nodo ben stretto di una corda, e sembra che guardino dirimpetto verso la Chiesetta del Purgatorio. Anche quella, tutta fatta di bianco, è come se l’avessero disegnata sul molo e per quel mare blu, se n’è fatta museo.
Custodisce la storia del mare e il sacrificio dei pescatori, una narrazione più che centennale, conservata da maglie e reti, mulinelli e palangari, nasse e trappole. All’interno, inchiodato a muro, c’è anche un timone, superstite a una notte di tanto tempo fa e testimonianza della brutta storia di una tempesta.
Lavorato in uno di quei legni pregiati, stava a galla tra le onde in superficie, dondolava e raccontava dell’unica cosa rimasta di quell’uscita col peschereccio, prima dell’alba, per il pescato fresco, per il mercato, per ciò che è buono.
Il mare, il molo, la chiesetta, la piccola piazza, le barche ormeggiate, il chiosco, i turisti in cerca di escursioni, Raul.
È bello Raul, come il mare e come il sole, gli occhi blu e i capelli di luce, quasi oro. Ha le braccia snelle, giovani e sicure, ma non tradiscono la forza dell’esperienza, sono quelle di chi, fin da piccolo, sa come si naviga, come si ammaina la vela e come si getta l’àncora, ha le mani svelte dell’ormeggio, e uno sguardo sereno.
Sa cosa può dirti, ogni volta, il mare. Raul conosce il vento.
Fuori dal suo chiosco c’è tutta l’arroganza festosa del tempo dell’estate, la vita di un’isola che d’improvviso non è più da sola, con i turisti che di continuo le rubano vicoli, spiagge, luce e penombra, atmosfera, colore, sapore, profumo, bellezza.
Raul non ne è geloso, lui è gentile e fa le cose con cura, gli chiedi a nolo una delle sue barche, e non ti lascia andare se non ti ha detto tutto dell’isola e di tutto quel blu che la circonda, di come orientarsi o come non perdersi.
Raul ha negli occhi il suo Mediterraneo, ha il sorriso dell’accoglienza, ogni fare è avere cura.
Quest’anno ha deciso che salirà in barca anche lui, ha deciso di veleggiare, di solcare scie ben definite nel presuntuoso girovagare dei turisti. Vuole spiegare, non solo le vele, ma la vera bellezza che soffia intorno all’arcipelago, che non è solo paesaggio ma storia e profumo di mare.
Per questo Raul, ha comprato una piccola barca a vela, tutta sua, e ha sempre bisogno del vento, di quell’Eolo che sa dare respiro al viaggio, ogni qual volta c’è da andare dietro a quel bianco libero e veloce del volo di un gabbiano.
Raul ha rinunciato alla trattativa asettica del noleggio, a quel prestare la barca per quel naviga dove vuoi, ha fatto invece un investimento per offrire un percorso privilegiato, per definire lunghe linee nel mare, e condividere lo stupore di cinque o dieci passeggeri ai quali far conoscere l’autenticità di quei luoghi.
Loro sì che sono a noleggio, imbarcati per qualche ora e sottratti alla banalità di una vacanza piena di cose da fare ma che ti lasciano in superficie, difficile esplorare il fondo.
Si approda di qua e di là, tante isole tutte in un giorno, tappe rinchiuse nello spazio di una brochure, la apri e la chiudi, la giornata è finita.
Raul invece sa che dal largo del mare si è più veri, è stare in tregua, si può assaporare meglio la profondità, ci si porta lontano dalle confusioni della costa, si può intravedere un disegno reale, c’è più silenzio nel mare aperto, è più facile ascoltare, e vedere e sentire, quando tutto è più calmo.
E a largo tutto è più calmo.
Visto da lontano, il litorale dell’isola disegna una cartolina nitida e gli occhi limpidi di Raul la contengono tutta. È ora di spedirla a chi è a bordo con lui, con un certo dire…
quelle sono le Piscine di Venere, una baia dominata dalle rocce, tutte scoscese, di tufo e basalto, lì le acque sono poco profonde, a guardarle da qui sono vasche d’azzurro ma è un inganno, se ci avviciniamo ci confondiamo per tutte quelle sfumature del turchese, erano il Bagno delle Vergini, e ancora oggi è purezza.
Raul spiega di ogni onda che si può attraversare. Conosce il Vulcano, e cosa dice ormai in silenzio la sua pancia, il suo respiro dentro al mare, la sua pietra nera, la cava e dove tuffarsi, come andare a fondo nel chiaro scuro di un acquario.
Un passeggero chiede qualcosa su quel faraglione, un gigante ben piantato in acqua che sembra fare un tuffo al contrario, va a picco verso il cielo, e forse c’è andato già a finire dentro.
Raul, come si risponde alla curiosità mentre in un gioco eolico stai virando tutto a sinistra? Con un imprevedibile controvento, senza direzione, con una storia mai raccontata perché si sta scrivendo adesso.
A volte, pensa Raul, l’unica cosa da fare è spiegare le vele, al viaggio e basta. Devi arrivare al largo di quello che vuoi sapere, ritirarti per guardare le cose con il distacco necessario.
Da lontano la visuale è completa, definita, la conoscenza è calibrata, c’è il profilo della costa e l’ordine delle cose, di ciò che possono dire davvero mare e isole, pienezza e solitudine.
È la geografia di un pensiero che si è fatto perfetto, è la decifrazione di come l’idea è diventata creato.
Le isole da lontano. È vedere il proprio spazio nel largo del mondo.
È sentire in sottofondo.
Canzone del mare, cosa succederà?
Mare, dove mi puoi toccare finché si può?
Diverso mi perdo
Viaggio dentro di me
Ma non lo senti che qualcosa c'è?E andare a vele spiegate…
(Fitness Forever - Calcutta, "A Vele Spiegate")
Stare lontano è guardare sempre con gli occhi puliti e blu della creazione, con il prima della sapienza, mentre stai osando quel viaggio dentro (al mare).
È portando la sua vela lontano che Raul fa vedere com’è dove finisce la terra, il confine tra il passo fermo e l’iniziare a nuotare, per capire e scegliere quando si deve tornare a toccare terra.
Non per l’oggi, ma per domani.
Il prima di oggi sarà il buono di domani, godendosi il viaggio.