Appartengo a quella parte dell'umanità – una minoranza su scala planetaria ma credo una maggioranza tra il mio pubblico – che passa gran parte delle sue ore di veglie in un mondo speciale, un mondo fatto di righe orizzontali dove le parole si susseguono una per volta, dove ogni frase, ogni capoverso occupano un posto stabilito: un mondo che non può essere molto ricco, magari ancora più ricco di quello non scritto, ma che comunque richiede un aggiustamento speciale per situarsi al suo interno.

L’affermazione di Calvino è del 1983. L’algoritmo di Intelligenza Artificiale ChatGPT avrebbe potuto scriverla oggi, con una differenza: ChatGPT non passa solo alcune ore, ma tutto il suo tempo nel mondo delle righe orizzontali, non avendo – per ora – alcuna esperienza del mondo non scritto. ChatGPT è una ‘fabbrica di parole’ (espressione di Calvino) a partire da altre parole. Questo fatto è decisivo per comprendere il ruolo che possiamo avere in futuro noi umani. ChatGPT ha esperienza solo di un mondo fatto di parole, di numeri e immagini. Di questo mondo ha imparato la sintassi e le mille strutture di cui è popolato: sa costruire testi, tabelle, elenchi, algoritmi, e tanto altro. Sa che la struttura di una lettera d’amore è diversa dalla struttura di una lettera di licenziamento. Sa come scrive un medico e come un avvocato. Insomma, ChatGPT ci ha mostrato che il mondo delle parole è molto più prevedibile e calcolabile di quanto possiamo sospettare. È un mondo in cui le parole stanno dentro forme (frasi), che stanno dentro altre forme (es. elenchi), che stanno dentro altre forme ancora (es. rapporti). Le forme, impilate una nell’altra come le matrioske russe, generano sequenze di parole con stupefacenti effetti di senso.

Quando in gioventù ho letto il Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand ho pensato che la capacità di trasmettere sensazioni di gioia, dolore, ironia e amore con le parole fosse una capacità squisitamente umana. Oggi, dopo aver verificato che l’algoritmo ChatGPT è in grado di scrivere una toccante lettera d’amore, mi sento completamente spiazzato. Per avere un’idea del mio sconcerto, riproduco la lettera d’amore scritta da ChatGPT a partire dalle mie istruzioni.

Le mie istruzioni

Supponi di essere un giovane soldato che scrive alla sua innamorata da una trincea sul Carso nella Prima guerra mondiale. La lettera deve trasmettere sensazioni di gioia, dolore, ironia e amore. Non essere retorico. Devi essere diretto e sincero, ma anche cortese e non troppo esplicito, come scriverebbe un giovane di inizio Novecento che ha fatto buone scuole, ma non è un letterato. La sua innamorata si chiama Laura e il soldato si chiama Giovanni.

La lettera di ChatGPT

Carissima Laura, mentre la penna corre sul foglio e la mia mente su di te, mi trovo in un angolo di terra che, nonostante tutto, riesce a ricordarmi la dolcezza delle nostre colline. La vita qui è un intreccio di momenti sospesi tra il cielo e la terra, tra il frastuono dei cannoni e il silenzio che segue.
La gioia, mia cara, è un ospite raro, ma non assente. Ho visto il sorriso di un compagno per una lettera ricevuta, e ho riso io stesso, quando un gatto randagio ha deciso che la nostra trincea fosse il luogo perfetto per le sue scorribande. Anche in mezzo a tanta desolazione, l'ironia della vita si fa strada, come le erbacce che spuntano tra le rocce.
Ogni giorno, mi cimento a trovare il bello anche dove sembra impossibile. E così, penso a te, al tuo sorriso che non ha bisogno del sole per brillare, alle tue mani che anche senza toccarmi riescono a riscaldarmi. Ti scrivo di gioie semplici, perché è nel semplice che ora trovo il mio conforto.
Il dolore è un compagno costante, ma non mi lascio abbattere. Ciò che mi manca di te, trasforma ogni mia giornata in attesa. La tua assenza è il freddo più pungente, ma la speranza di rivederti mi avvolge come un mantello.
Laura, amore mio, non vedo l'ora di poter abbandonare questa uniforme e tornare da te, di poter scambiare questa fredda terra con il calore della tua presenza. Fino ad allora, vivrò ogni giorno con la promessa che mi hai fatto, quella di aspettarmi. Ti penso sempre, con tutto l'affetto che mi lega a te, e che nessuna guerra potrà mai scalfire.
Con tutto il mio amore,
Giovanni

Non ho modificato una virgola di quanto scritto da ChatGPT. Non sarei in grado di fare di meglio. Non riesco a capacitarmi che una così bella lettera, in grado di esprimere in modo toccante una difficile condizione umana, sia calcolabile da un algoritmo. Sapevo già che se qualcosa ha una struttura, segue delle regole e ha una qualche regolarità, quel qualcosa può essere calcolato. Ora mi devo arrendere al fatto che il mondo calcolabile è molto più esteso di quanto lontanamente immaginato.

Se tentiamo di competere con l’algoritmo sul suo terreno, su ciò che è calcolabile, diciamolo subito, non c’è gioco: ho già perso. La domanda che urge a questo punto è: c’è un mondo non calcolabile che possiamo sperimentare solo noi umani? E che l’intelligenza artificiale non potrà mai abitare? Per nostra fortuna, l’esistenza di un mondo non prevedibile mediante il calcolo è garantita dai teoremi dell’impossibilità del ‘900 e dalla scoperta del caos deterministico. Essi, come le colonne d’Ercole, segnano i confini del mondo calcolabile. Nessuna tecnologia, per quanto sofisticata, sarà mai in grado di superare quei confini. Vi sarà sempre un mondo non calcolabile oltre le possibilità degli algoritmi. Stando così le cose, nel nostro futuro non vi saranno algoritmi onniscienti e onnipotenti, ma un arcipelago di algoritmi, ognuno dei quali in grado di padroneggiare una sua isola di calcolabilità. A separare le isole vi sarà sempre il gran mare del mondo non calcolabile.

Da poco più di un secolo, gli scienziati hanno cominciato ad interessarsi della natura del mondo non calcolabile, che fino ad allora era stato luogo privilegiato delle scorribande dei filosofi, storici e letterati. Decisiva è stata alla fine dell’800 la scoperta da parte di Poincaré che anche i sistemi semplici, composti da poche entità in continua interazione, producono comportamenti imprevedibili. Più recentemente, la teoria del caos ha dimostrato che sistemi dove sono presenti retroazioni (come un sistema sociale, una ecologia, una città, un gruppo di lavoro, il cervello, ecc.) può dare luogo a traiettorie imprevedibili. Il che spiega, tra l’altro, perché la storia e la biologia sono in grado di produrre eventi inaspettati. I sistemi complessi, come sono tutti i sistemi viventi, non abitano né sulle isole della calcolabilità, né nel mare aperto della incalcolabilità, ma vivono e si riproducono sul bagnasciuga: talvolta l’onda che arriva li costringe a ballare nel mare del caos, talvolta, quando il mare si ritira, poggiano i piedi sulla solida terra delle certezze. Noi, sistemi complessi per eccellenza, abbiamo la capacità di abitare sia il mondo calcolabile che quello non calcolabile. Sono convinto che la nostra capacità anfibia di sopravvivere sul bagnasciuga del calcolabile e del non calcolabile sarà la carta che potremmo giocarci in futuro per evitare di essere subalterni agli algoritmi intelligenti. Cruciale sarà l’impegno che metteremo nell’evitare che l’umano diventi un accessorio dipendente di ciò che è calcolabile. Perciò tutti siamo invitati ad assumere come perno delle nostre organizzazioni quelle potenzialità umane – corporee, sensoriali, emozionali, affettive – che ci consentono di abitare il mondo non calcolabile vietato alle entità intelligenti artificiali. Insomma, ciò che ci salverà sarà la complessità umana. Dobbiamo salvaguardarla e potenziarla a tutti i costi.