Nel 2007, in via Giovanni de Vita a Benevento, sono stati ritrovati i resti di quello che in apparenza era una cisterna. La cisterna, con il proseguimento degli scavi archeologici, si rivela parte della chiesa di San Marco dei Sabariani scomparsa da tempo.

I Sabariani, famiglia provenzale che arriva in Italia al seguito di Carlo d'Angiò, vengono in possesso della chiesa nel XIII secolo e nello stesso periodo diventano conti di Ariano.1

Dagli scritti di Mario de Vipera e Giovanni Nicastro,2 eruditi beneventani, la chiesa ospitava reliquie di San Marco di Eca vescovo di Bovino.3 La tradizione del culto di San Marco in città non è del tutto chiara e non è supportata da studi approfonditi ma le prime testimonianze della dedizione al Santo risalgono al X secolo.4

La fondazione della chiesa non è certa ma la prima testimonianza della sua esistenza risale all’XI secolo come testimonia l’epigrafe, forse posta sulla facciata, in memoria del suo rettore il Sacerdote Giovanni.5

Gli affreschi ritrovati rappresentano una testimonianza della pittura longobarda a Benevento, come gli affreschi conservati nella cripta della chiesa di Santa Sofia, patrimonio dell’UNESCO. La scuola beneventana si sviluppa durante il Medioevo all’interno del ducato beneventano ed è un tipo di pittura che si caratterizza per la forza espressiva e i colori utilizzati. La scuola Beneventana era attiva nel campo della miniatura e della pittura e si era sviluppata in tutto il Ducato. Questo stile viene considerato un incontro tra le tecniche bizantine e quelle longobarde perché in essa sono presenti caratteri originali che si fondono con quelli orientali. I colori sono brillanti e vivaci grazie alla tecnica della lumeggiatura che si basa sullo schiarire e anche sul mettere in evidenza la luce, giocando con essa.6

Le testimonianze di questo stile pittorico sono poche e spesso non si riesce a collocare gli affreschi con precisione sulla linea del tempo ma in essi sono palesi i simboli medievali ed elementi classici che li collocano tra l’VIII e il XII secolo.

Gli affreschi scoperti durante lo scavo fatto a Benevento mostrano dettagli naturalistici, infatti, in essi sono raffigurati serpenti, pesci e due figure umane che potrebbero rappresentare il miracolo della pesca miracolosa. Sull’altra parete affrescata, quella ad ovest, dai resti che possono essere esaminati potrebbero rappresentata il passaggio dalla vita terrena a quella spirituale della vergine Maria.

Nel 1614 la chiesa dei Sabariani subisce un restauro ad opera dei fratelli Leila e Antonio Sabariani come attesta una lapide che si trovava all’interno della chiesa, successivamente però il terremoto del 1688 la distrugge e per volere di Papa Orsini7 vengono abolite diverse parrocchie ridefinendone i confini e forse è per questo che non sono presenti ricordi nella comunità beneventana.

Nella descrizione fatta dal rettore Domenico Boscaino, per l’Inventaria nonnularum ecclesiarum civitas del 1687, la chiesa misura circa 52 palmi di lunghezza e 48 di larghezza e confinava a nord con il piazzale antistante il palazzo di don Domenico Sabariani, a est in parte con la stessa casa e l’altra con l’orticello del signor Nicolò Farina, a sud con il suddetto giardino e la casa dei signori De Vita e a ovest con il vicolo oggi del Seminario.

La sagrestia della chiesa era posta ad est ed era lunga 16 palmi e larga 12. L’edificio era costituito anche da un campanile, alto 12 palmi e posto a ovest, che si ergeva come una piccola torre. Alla chiesa si accedeva da sud ed era in marmo, su di esso era presente la scritta Templum Divi Marci de Sabarianis. Sull’ingresso c’erano lo stemma dei Sabariani e più in alto una nicchia nella quale vi era raffigurato San Marco.

La chiesa era costituita da tre navate, separate da cinque colonne a nord e quattro dove era stato posto l’altare di San Domenico a sud. La navata centrale presentava due vetrate e in quelle laterali ne era presente una. Gli altari erano due, quello già citato di San Domenico con sopra l’icona del santo e l’altro dedicato a San Marco ad est in porfido di diversi colori e posto in una nicchia. Sull’altare si presentava una tela, con cornice in oro, rappresentante il Santissimo Rosario, San Marco e Sant’Antonio con il giglio.

Il fonte battesimale posto sul muro del campanile aveva piede di marmo e baldacchino di legno di pioppo e sormontato da una struttura piramidale coperto da lino rosso. Sul muro si vede il battesimo ricevuto da Gesù per opera di San Giovanni. La pavimentazione presentava tre sepolture che erano: dei Sabariani (davanti all’altare maggiore); delle Vergini (vicina la porta grande); di San Domenico (verso il campanile).8

Questa descrizione risale a circa un anno prima del terribile terremoto che ne segna l’abbandono e la progressiva dimenticanza solo negli anni ’50 del Novecento viene fatta la pavimentazione della piazza e i resti della chiesa rivedono la luce fino al 2007.

Quando gli affreschi vengono ritrovati la Soprintendenza si concentra sulla conservazione dei preziosi intonaci. «I lacerti non adesi alle pareti e ritrovati nello scavo vengono immediatamente ingarzati per preservare ogni minima parte e, qualora se ne riscontri la provenienza, riaccostati e riadesi alle pareti originali».9 Gli intonaci presenti sulle pareti vengono consolidati, isolati e protetti in modo da non farli deteriorare e pochi anni fa la copertura è stata modificata per rallentane il degrado, il deterioramento però sembra inevitabile se non si interviene in modo decisivo.

Attualmente il sito non è visitabile ma sarebbe un incentivo per chi visita la città a soffermarsi ulteriormente su quello che questa piccola città può offrire. La città è ricca di storia che però non riesce a rimanere alla luce non consentendo la creazione di un roseo futuro grazie al suo splendido passato. I continui ritrovamenti che la città ci offre potrebbero renderla meta di un maggior numero di turisti che migliorerebbero molti aspetti della vita cittadina.

Note

1 Cripta di San Marco dei Sabariani e Chiesa di Santa Teresa.
2 G. De Nicastro, Benevento Sacro, a cura di G. Intorcia, Benevento, Stabilimento Lito-Tipografico Editoriale De Martini, 1976.
3 M. de Vipera, Catalogus sanctorum, quos Ecclesia Beneuent. duplici, ac semidupl. celebrat ritu, Napoli, Typographia Lazari Scorigij, 1635. Mina De Santis, Marco vescovo di Aeca fra III e IV secolo, in Puglia paleocristiana e altomedievale, VI, Bari, Edipuglia, 1991.
4 G. De Nicastro, Benevento Sacro, a cura di Gaetana Intorcia, Benevento, Stabilimento Lito-Tipografico Editoriale De Martini, 1976.
5 V. De Martino, V. Taddeo, L. Tomay, Gli affreschi ritrovati. Uno scavo archeologico in Piazza Sabariani, Benevento. Ed. Archivio di Stato di Benevento, 2007.
6 V. De Martino, V. Taddeo, L. Tomay, Gli affreschi ritrovati. Uno scavo archeologico in Piazza Sabariani, Benevento. Ed. Archivio di Stato di Benevento, 2007.
7 P. Adorno, L'Alto Medioevo, in L'arte italiana, Firenze, D'Anna, 1992.
8 D. Boscaino, Invenaria nonnullarum ecclesiarum civitas, Manoscitto 298, 23 febbraio 1687.
9 V. De Martino, V.Taddeo , L. Tomay , Gli affreschi ritrovati. Uno scavo archeologico in Piazza Sabariani, Benevento. Ed. Archivio di Stato di Benevento, 2007.